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L’analisi del direttore scientifico del Kyoto club dopo l’arrivo del 47esimo presidente Usa

La transizione ecologica non si ferma con Trump. Silvestrini: «A guidare sarà la Cina»

«Secondo le stime Iea, si registrerà nei prossimi sei anni una crescita delle fonti pulite più elevata di quasi 3 volte rispetto al periodo 2017-2023»
 |  Nuove energie

Appena insediatosi come 47esimo presidente Usa, Donald Trump ha firmato una sfilza di ordini esecutivi volti a frenare la transizione ecologica nel proprio Paese, suscitando fondate preoccupazioni sulla volontà del più grande inquinatore climatico al mondo – va agli Usa il primo posto nelle emissioni storiche, prima di Ue e Cina – di fare la propria parte. Ma ormai l’avanzata delle fonti pulite è ovunque un pilastro della competitività economica, oltre che della sostenibilità ambientale, e potrà essere rallentata ma non fermata.

«L'amministrazione Trump ha preso una decisione miope e pericolosa nel ritirarsi dagli Accordi di Parigi, ignorando una realtà incontrovertibile – spiega il direttore scientifico del Kyoto club, Gianni Silvestrini – l'emergenza climatica è una crisi globale che richiede una risposta globale. Nonostante questa scelta regressiva, il mercato delle energie rinnovabili continua a crescere senza sosta, a dimostrazione che il futuro è nelle mani della sostenibilità e dell'innovazione: secondo le stime dell’Agenzia internazionale per l’energia, si registrerà nei prossimi sei anni una crescita delle fonti pulite più elevata di quasi 3 volte rispetto al periodo 2017-2023. Inoltre, numerose città e stati negli Stati Uniti hanno chiarito che, nonostante le politiche federali, continueranno a rispettare l'Accordo di Parigi, rimanendo così fedeli all'impegno di proteggere il nostro pianeta per le generazioni future».

In particolare, l’Alleanza per il clima degli Stati Uniti, che oggi è composta da 24 Governatori – sia democratici, sia repubblicani – di altrettanti Stati e territori a stelle e strisce che racchiudono quasi il 60% dell'economia e il 55% della popolazione statunitense, ha già comunicato all’Onu che continuerà l’impegno a rispettare l’Accordo sul clima di Parigi. E lo stesso ha dichiarato l’altra grande superpotenza globale, ovvero la Cina.

«A guidare questa transizione climatica globale sarà la Cina, che ha già investito enormemente nelle energie rinnovabili – conferma Silvestrini – Nel 2024, il paese ha superato i 500 GW di capacità solare e eolica combinata, e si prevede che continuerà a dominare il mercato delle rinnovabili, con un ulteriore e notevole incremento entro i prossimi anni».

Il grande interrogativo che resta è come si muoverà l’Europa. La presidente della Commissione Ue è prontamente intervenuta al World economic forum, dopo l’insediamento di Trump, evidenziando che «l’Accordo di Parigi continua ad essere la migliore speranza per tutta l’umanità», riaffermando la volontà di proseguire nella strada del Green deal ma cambiando approccio – con una strategia in tre punti che prevede unione dei mercati di capitali, semplificazioni burocratiche e più energia verde – per sostenere la competitività del Vecchio continente. Che adesso, dopo gli annunci, è chiamato a tradurre le proprie ambizioni in realtà.

Redazione Greenreport

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