Energia e clima, Parigi è solo la punta dell’iceberg: ecco cosa prevedono gli ordini esecutivi di Trump
Appena conclusa la cerimonia d’insediamento come 47esimo presidente Usa, Donald Trump ha dato libero sfogo alle promesse elettorali firmando in rapida successione 26 ordini esecutivi, molti dei quali volti ad attaccare le politiche climatiche messe in campo negli ultimi anni dall’amministrazione Biden.
Tra i principali di questi ordini esecutivi, spicca per importanza l’avvio del processo formale per ritirare nuovamente gli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi sul clima: Trump l’aveva già fatto nel 2017, un'azione che il presidente Biden ha poi annullato nel 2021. Adesso l'ambasciatore Usa presso l’Onu dovrà presentare una notifica formale scritta al Segretario generale delle Nazioni Unite, il depositario dell'Accordo, e gli Stati Uniti «considereranno il loro ritiro dall'Accordo e tutti gli obblighi connessi come effettivi immediatamente dopo questa disposizione di notifica».
Un altro ordine esecutivo firmato da Donald Trump prevede tenta di "congelare" o recuperare i fondi non spesi dell'Inflation reduction act (Ira) e dell'Infrastructure investment and jobs act (Iija). L'Ira è la storica legge sul clima approvata da Biden, responsabile della creazione di oltre 400.000 nuovi posti di lavoro nell'energia pulita e dello stimolo di oltre 422 miliardi di dollari di investimenti totali in tutto il Paese, inclusi oltre 200.000 nuovi posti di lavoro e 200 miliardi di dollari nei soli distretti controllati dai repubblicani. La più importante associazione ambientalista statunitense, Sierra club, stima che l'84% dei fondi dell'Ira sia già stato rilasciato, rendendo questo ordine in gran parte simbolico, ma rischia comunque di danneggiare le economie locali e i mercati del lavoro che ora prosperano grazie al successo della legge. Al contempo, si stima che a fine novembre 2024 fossero già stati annunciati 570 miliardi di dollari di finanziamenti Iija per oltre 66.000 progetti in tutti gli Usa.
Sullo stesso solco s’inserisce l’autolesionista decisione di sospendere i nuovi leasing per l’eolico offshore e rivedere le autorizzazioni esistenti, coerentemente con la volontà annunciata di fermare lo sviluppo di questi progetti lungo le coste Usa: i progetti già avviati, una volta completati, produrrebbero tanta elettricità da soddisfare i consumi di 6 milioni di case. Trump ha invece preferito mettere a rischio i 77mila posti di lavoro stabili già creati lungo la filiera eolica offshore.
Niente pale eoliche dunque, per fare posto a cosa? Trivelle per petrolio e gas. Trump ha infatti firmato la decisione di tagliare le protezioni ambientali in Alaska per espandere notevolmente le trivellazioni e ha al contempo annullato le protezioni decise da Biden per oltre 625 milioni di acri di oceano al largo delle coste americane dell'Atlantico e del Pacifico, aprendoli alle trivellazioni offshore per petrolio e gas.
L’idea di fondo è quella di continuare ad aumentare l’export di gas naturale liquefatto (Gnl), a partire dall’Europa, e non a caso un apposito ordine esecutivo è stato firmato per far saltare la sospensione della revisione delle domande di esportazione di gas implementata dal presidente Biden; tutto questo nonostante lo stesso dipartimento dell’Energia Usa preveda che esportazioni senza vincoli di Gnl aumenterebbero i prezzi all'ingrosso del gas naturale negli Usa di oltre il 30%.
Con la nuova amministrazione Usa non c’è posto neanche per la mobilità sostenibile, nonostante buona parte delle ricchezze di Elon Musk – ormai costantemente al seguito di Trump – siano arrivate dalle auto elettriche di Tesla. Un altro ordine esecutivo annulla infatti le misure adottate dall'amministrazione Biden per mantenere la leadership degli Stati Uniti in materia di auto e camion puliti , tra cui la revoca dell'obiettivo di far sì che il 50% di tutte le nuove autovetture e dei camion leggeri venduti nel 2030 siano veicoli a emissioni zero.
L’intero set di decisioni s’inserisce all’interno della retorica presidenziale che prevede la dichiarazione di una "emergenza energetica" per incrementare l’estrazione di combustibili fossili, nonostante gli Stati Uniti siano già oggi il più grande produttore di petrolio e gas al mondo.
«Le azioni di Donald Trump mettono a nudo la sua determinazione a minare la salute e la ricchezza delle famiglie lavoratrici – commenta il direttore esecutivo di Sierra club, Ben Jealous –, inquinando la nostra aria e la nostra acqua, mentre cede terreno alla Cina nel tentativo di chiudere le nuovissime fabbriche che alimentano la nostra nazione con energia pulita. Rendere le nostre comunità più pericolose, aumentare le malattie respiratorie e cardiache, aumentare le nostre bollette energetiche e trasferire i nostri posti di lavoro all'estero è la cosa più lontana dalla leadership americana e dalle promesse che Trump ha fatto per sostenere le famiglie della classe operaia».