Obbligatorio installare pannelli fotovoltaici nei parcheggi: la decisione del governo francese
Il primo passo la Francia lo aveva già compiuto nel 2023, con la legge 175 relativa alla «accelerazione delle energie rinnovabili». Presentando il progetto del governo, il ministro della Transizione energetica aveva dato qualche cifra per spiegare meglio il problema: «Ci vogliono in media 5 anni di procedure per costruire un parco solare che richiede alcuni mesi di lavori, 7 anni per un parco eolico e 10 anni per un parco eolico in mare, ovvero il doppio del tempo dei nostri vicini europei». Era tutto vero, tranne l’ultima parte della frase, almeno se guardiamo ai ritmi burocratici di cui è capace l’Italia e alla capacità dei nuovi impianti installati sul nostro territorio. Ma al netto del confronto con gli altri Paesi europei, il governo francese ha deciso di imprimere una vera svolta. E per un motivo semplice: «Una massiccia diffusione delle energie rinnovabili è essenziale per amplificare la nostra lotta contro il cambiamento climatico e ridurre la nostra dipendenza dai prodotti energetici importati che rappresentano due terzi del nostro consumo energetico. Questo progetto di legge mira a conciliare una maggiore accettabilità locale con un’accelerazione dello sviluppo delle energie rinnovabili. Promuove la diffusione delle energie rinnovabili garantendo la tutela della biodiversità e riducendo al minimo l’artificializzazione del territorio. In linea con lo spirito di consultazione che sta alla base dell’azione del governo, tiene conto delle discussioni con tutte le associazioni, le organizzazioni e le parti interessate rappresentate nel Consiglio nazionale per la transizione ecologica».
Il testo è stato poi in alcuni punti modificato dopo i passaggi in Senato e in Assemblea nazionale, ma tutte le principali misure previste sono diventate legge. Compresa una di visibilità immediata per i cittadini, ovvero l’installazione di pannelli fotovoltaici negli ambienti urbani più adatti: i grandi parcheggi. E così già la scorsa estate sono iniziate a comparire le prime pensiline nelle aree per i posti auto dei supermercati, con iniziative anche incentivate, va detto, da progetti privati.
Ma il governo francese ha voluto accelerare ulteriormente e pochi giorni fa ha varato un nuovo decreto leggein applicazione a quella legge, puntuale e molto stringente sull’argomento: è obbligatorio installare in tutti i grandi parcheggi delle pensiline dotate di pannelli fotovoltaici. Anche le scadenze per mettersi in regola sono piuttosto stringenti: le aree adibite ai posti auto di dimensioni superiori ai 10 mila metri quadri devono essere in regola con le tettoie solari dal 1° luglio 2026. Un po’ più di tempo è concesso ai parcheggi più piccoli, da 1.500 metri quadri in su, ma anche per questi dal luglio 2028 diventa obbligatorio essere ricoperti di pannelli Fv. La multa per chi non rispetta le norme va da 20 mila a 40 mila euro, a seconda della superficie che andrebbe coperta.
E in Italia? Un’analoga misura è contenuta in un emendamento targato M5S alla manovra di bilancio varata settimane fa dal Consiglio dei ministri, ma a giudicare dall’impostazione complessiva data al testo dal governo, la possibilità che possa essere approvato dalla maggioranza parlamentare è piuttosto scarsa. È vero, rispetto a tutte le criticità evidenziate da associazioni ambientaliste per quel che riguarda il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) e quelle segnalate dall’intero settore dell’elettricità per quel che riguarda il decreto Agricoltura, quello Aree idonee e, nel suo complesso, il Testo unico sulle rinnovabili, l’obbligo di installare tettoie fotovoltaiche nei parcheggi non risolverebbe tutti i nostri problemi. Ma aiuterebbe a farci fare qualche passo avanti verso un obiettivo che invece, ad oggi, appare totalmente al di fuori della nostra portata: per raggiungere il target di decarbonizzazione al 2030, servirebbero al Paese +12 GW di rinnovabili l’anno, mentre al ritmo attuale il 2024 si chiuderà con circa +7,1 GW. Di sicuro, dentro o fuori dai parcheggi, un'accelerazione almeno pari a quella francese servirebbe anche a noi.