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L’elezione di Trump? Un regalo alla Cina. Silvestrini: «La rivoluzione energetica è partita e non si fermerà»

«Le rinnovabili godono di un grande successo, la transizione coinvolge moltissimi Paesi. Siamo in una fase di debolezza di eco-diplomazia ma di grande forza della transizione»
 |  Nuove energie

Per la transizione ecologica non tutto è perduto dopo la ri-elezione di Trump alla presidenza Usa, perché la crisi climatica è un fatto e – che lo si voglia o meno – tutti siamo chiamati ad affrontarla, ma soprattutto perché cambiare modello di sviluppo verso lidi più sostenibili è oggi l’unico approccio efficace per mantenere la competitività economica di imprese e territori. Indubbiamente con Trump cambiano però i rapporti di forza, in questo caso a sfavore degli Usa.

Il direttore scientifico del Kyoto club, Gianni Silvestrini, non ha dubbi: «La Cina che in questo momento è leader internazionale delle rinnovabili e della mobilità elettrica ha buone chances di diventare leader, è il Paese che sta lavorando di più per le tecnologie di riduzione delle emissioni». L’Europa, invece? «Si presenta debole, soprattutto per i problemi interni di Francia e Germania». Ma anche in questo caso, lo shock dovuto al ritorno di Trump potrebbe far scattare finalmente la molla al Vecchio continente, come già evidenziato dal direttore scientifico dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), Enrico Giovannini, favorendo la nascita di una vera Unione politica tra gli Stati membri.

Siamo in presenza di una rivoluzione, in campo energetico è partita e non si fermerà – sintetizza Silvestrini – Le rinnovabili godono di un grande successo (anche se resta necessario triplicare le installazioni entro il 2030, ndr), la transizione coinvolge moltissimi Paesi. Siamo in una fase di debolezza di eco-diplomazia ma di grande forza della transizione energetica».

Redazione Greenreport

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