Quale futuro per Elettricità futura? Italia solare: «La nuova presidenza punti sulle rinnovabili»
Sembra sempre più probabile un cambio al vertice di Elettricità futura, l’associazione confindustriale che rappresenta il 70% della filiera elettrica nazionale con alla guida Agostino Re Rebaudengo, ormai in rotta col Governo Meloni e la stessa Confindustria a guida Emanuele Orsini, entrambi col freno a mano tirato su Green deal e transizione ecologica.
Un’ipotesi condannata con forza dalle principali associazioni ambientaliste del Paese – Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Greenpeace, Kyoto club, Legambiente e Wwf, riunite nel 100% rinnovabili network –, cui si affianca oggi, in vista della decisione attesa per lunedì 14 ottobre, il posizionamento dell’associazione di settore Italia solare, dalla quale arriva l’auspicio che «un’eventuale nuova presidenza di Elettricità futura sia orientata verso figure che dimostrino un reale impegno nello sviluppo immediato delle rinnovabili».
Come confermato anche nei giorni scorsi dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), sono infatti le rinnovabili che «offrono l'opzione più economica per installare nuove centrali elettriche in quasi tutti i Paesi» del mondo, Italia compresa.
«Il fotovoltaico, insieme ai sistemi di accumulo e a un adeguato potenziamento dell’infrastruttura di rete, è l’unica soluzione che nel breve e medio periodo può supportare le imprese italiane nella decarbonizzazione, permettendo loro di rimanere competitive sul mercato – sottolinea nel merito Paolo Rocco Viscontini, presidente di Italia solare – Al contrario, soluzioni che oggi sembrano in voga ma che potrebbero diventare realtà con ogni probabilità ben oltre il 2040 rischiano di distrarre da tecnologie già disponibili e facilmente implementabili. Illudere il settore imprenditoriale con queste prospettive è una strategia miope e pericolosa, che potrebbe far perdere al Paese la sfida della transizione energetica, che non è altro che una grande opportunità di competitività per le imprese italiane».
Un richiamo neanche troppo velato al ritorno chimera nucleare in salsa “nuova generazione” – di fatto inesistente –, soprattutto in un Paese come l’Italia che si mostra incapace di localizzare anche solo il (necessario) Deposito unico nazionale per i rifiuti radioattivi, con lo stesso ministro Pichetto che pontifica sulle nuove centrali in ipotesi mentre parla di aver pronto il Deposito non prima del 2039.