In Sardegna la cupola che accumula l’energia rinnovabile
Nella Sardegna centrale si staglia un enorme cupola piena di anidride carbonica, uno dei principali gas che causano il riscaldamento globale e che potrebbe diventare un fattore importante nella lotta contro il cambiamento climatico. Infatti, start-up milanese Energy Dome utilizza "la cupola", come parte fondamentale della sua "batteria di CO2".
Paolo Cavallini, responsabile dello staff di Energy Dome, spiega sulla pagina internet della Banca europea per gli investimenti (BEI) che «Le energie rinnovabili stanno attualmente prendendo il sopravvento in termini di produzione di energia, ma hanno un problema: il sole non splende sempre e il vento non c'è sempre. Allo stesso tempo, abbiamo bisogno di elettricità rinnovabile giorno e notte. Quindi, abbiamo bisogno di un accumulo di energia di lunga durata».
Perchè la transizione energetica sia davvero efficace, i produttori di energia devono essere in grado di stoccare l'elettricità elica e solare prodotta in eccesso, per poi utilizzata nei periodi di bassa produzione. I metodi proposti per farlo sono molti, quello di Energy Dome è uno dei più promettenti: può accumulare energia per ben 10 ore a un costo pari alla metà di quello delle batterie agli ioni di litio. Cavallini fa notare che «Questa durata è fondamentale, poiché consente alle energie rinnovabili di sostituire i combustibili fossili e di arrivare fino al 90% del mix energetico europeo».
L'impianto pilota di Energy Dome, il primo del suo genere è in costruzione nel comune di Ottana, e ha il potenziale di generare 200 MWh di elettricità in una singola scarica, equivalenti a 2.439 batterie Tesla Model 3 "Long Range",.
Cavallini sottolinea che «L’accumulo di energia a lungo termine è l’anello mancante per realizzare la transizione energetica e crediamo che con la nostra tecnologia possiamo guidare questa ondata».
Durante il giorno, la batteria CO2 utilizza l'energia in eccesso proveniente dalla rete locale, normalmente fornita dall'energia solare, per comprimere e liquefare l'anidride carbonica, immagazzinandola in serbatoi di acciaio, sfruttando così la capacità dell'anidride carbonica di liquefarsi ad alta pressione a temperatura ambiente, a differenza dell'aria. La compressione genera anche calore che viene immagazzinato in speciali unità di accumulo di energia termica. Quando serve elettricità, il processo si inverte. L'anidride carbonica liquida immagazzinata viene riscaldata attraverso le unità di stoccaggio, trasformandosi di nuovo in gas. Questo gas poi torna alla cupola. Ma prima di arrivarci, fa girare una turbina per produrre elettricità.
Cavallini aggiunge che «L’intero processo è un circuito chiuso, che restituisce alla rete il 75% dell’energia inizialmente utilizzata durante la ricarica. Può durare 30 anni senza alcun tipo di degradazione, al contrario di altre tecnologie elettrochimiche che si degradano rapidamente».
L’impianto di storage di Energy Dome è finanziato con 60 milioni di euro dalla BEI e da Breakthrough Energy Catalyst, fondata da Bill Gates perché soluzioni come questa sono fondamentali per gli obiettivi climatici dell'Europa.
Per Alessandro Ronzoni, responsabile degli investimenti della divisione Cleantech Growth Capital della BEI, «Questo è un esempio stimolante di tecnologia rivoluzionaria di cui abbiamo più bisogno in Europa e nel mondo. Questo finanziamento aiuterà la costruzione del sito, l'implementazione della tecnologia e la mobilitazione di fondi privati».
Le batterie di Energy Dome sono ideali per bilanciare la fornitura di energia da fonti rinnovabili e la domanda di energia, oltre a fornire un accumulo di riserva per diversi giorni per stabilizzare la rete durante i periodi di maltempo che interrompono la produzione di energia dai pannelli solari fotovoltaici. Le batterie all'anidride carbonica sono anche economicamente convenienti. sono realizzate con materiali eco-compatibili e componenti standard, il che significa che avranno il potenziale per produrre elettricità a un prezzo inferiore rispetto alle batterie agli ioni di litio.
Cavallini conclude: «Il nostro impianto in Sardegna è il primo modulo a grandezza naturale del suo genere e sarà un modulo che replicheremo in tutto il mondo. Le nostre cupole possono essere utilizzate in più dimensioni e configurazioni».