
Il piano energetico di Hillary Clinton: modernizzazione delle infrastrutture e patto nordamericano (VIDEO)

A meno di 24 dal suo no al mega-oleodotto delle sabbie bituminose Keystone XL, la candidata democratica alla presidenza Usa, Hillary Clinton, ha pubblicato “Vision for Modernizing North American Energy Infrastructure”, il suo Piano per rafforzare la lotta contro il cambiamento climatico in tutto il Nord America.
Infatti, dopo aver tentennato per mesi, ora la Clinton scrive: «Non dobbiamo costruire un oleodotto dedicato a movimentare il combustibile più sporco del Nord America attraverso le nostre comunità. Dovremmo concentrati su ciò che occorrerà per rendere l'America la superpotenza energetica pulita del XXI secolo. Costruire un futuro energetico nordamericano pulito, sicuro e conveniente è più grande del Keystone XL o di qualsiasi altro singolo progetto. Questo è quello su cui mi concentrerò come presidente».
La Clinton ha annunciato che s verrà eletta avvierà immediatamente negoziati con il Canada (dove alle prossime elezioni si annuncia una svolta a sinistra) e il Messico, destinato ad approvare forti obiettivi nazionali e meccanismi di responsabilità per la riduzione delle emissioni in ciascun Paese del nord America. «Un patto climatico tra i tre Paesi . ha detto la Clinton - creerebbe certezza per gli investitori e fiducia nel futuro del nostro clima, in modo che possiamo mettere in pista tutte le risorse pari alle sfide che dobbiamo affrontare».
Oltre a fissare ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni, il climate compact proposto dalla Clinton prevede di sviluppare standard infrastrutturali comuni in tutto il Nord America, di estendere i mercati regionali delle emissioni esistenti, di investire nel trasporto low-carbon e di mettersi al lavoro per stabilire standard di riduzione del metano a livello continentale.
Il miglioramento delle infrastrutture energetiche statunitensi proposto dalla Clinton si concentrerà sulla necessità di garantire che i combustibili vengano trasportati in totale sicurezza in tutto il Paese - sia via treno che per gasdotti e oleodotti - e di sbloccare nuove risorse per gli investimenti. Se diventerà il primo presidente donna degli Usa, la Clinton ha detto che lavorerà a rafforzare le norme di sicurezza nazionale per gli oleodotti e per sostituire le condotte obsolete.
Ma gli ambientalisti e molte comunità locai, dopo una serie di gravi incidenti, sono preoccupati per l’aumento del trasporto di greggio su ferrovia, la Clinton ha detto che potrebbe accelerare sia il ritiro dei carri cisterna obsoleti che la riparazione dei problemi lungo le linee ferroviarie.
Clinton ha anche promesso di creare una nuova national infrastructure bank, che verrebbe utilizzata per gli investimenti in nuovi progetti infrastrutturali e che cercherà di ampliare l'accesso all'energia pulita, rendendo il processo di autorizzazione federale più snello ed efficiente, e che questo contribuirà ad allargare la scelta dei clienti su una vasta gamma di opzioni energetiche.
«La politica energetica americana è qualcosa di più di una sola pipeline per il trasporto del combustibile più sporco del Canada per tutto il nostro Paese - scrive la Clinton - Si tratta di costruire il nostro futuro, un futuro nel quale gli Stati Uniti ancora una volta guideranno il mondo con la costruzione di infrastrutture state-of-the-art, con la creazione di nuovi posti di lavoro e nuovi mercati, accelerando la transizione verso un'economia dell’energia pulita e migliorare la salute e la sicurezza di tutti gli americani».
“Vision for Modernizing North American Energy Infrastructure” non parla di espandere le trivellazioni petrolifere o gasiere, ma la Clinton, spiazzando Barack Obama che ha dato il via libera alla Shell, ha già detto no alle trivellazioni nell’Artico. Il piano non prende posizione nemmeno sulla revoca del divieto di esportazione di petrolio greggio, attualmente in discussione al Congresso, e non dice nulla sull'esportazione di carbone, un mercato che punta soprattutto a Cina ed Asia e che i King Coal Usa sperano di incrementare costruendo contestatissimi mega-porti carboniferi lungo la costa statunitense del Pacifico.
La Clinton aveva già pubblicato un dettagliato piano sulla lotta ai cambiamenti climatici che prevede grossi investimenti per le energie rinnovabili e l'installazione di mezzo miliardo di pannelli solari entro il 2021 - un aumento del 700% rispetto agli attuali impianti.
Ma nonostante tutto questo, alcuni ambientalisti sono scettici e non sembrano voler appoggiare una candidata che sembra propensa a voler continuare a sostenere la produzione di combustibili fossili, al contrario dell’ex governatore del Maryland Martin O'Malley o del senatore “socialista” Bernie Sanders che hanno preso posizioni forti contro le agevolazioni fiscali ai combustibili fossili. Ma è indubbio che il no della Clinton al Keystone XL sia stata una svolta per quanto riguarda le sue politiche climatiche.
Secondo Kelly Mitchell, direttore della campagna energia di Greenpeace Usa, «E' bello vedere Hillary Clinton che, alla fine, si oppone alla Keystone XL pipeline, in particolare per il suo riconoscimento che sarebbe incoerente con gli sforzi per affrontare il cambiamento climatico. Con la chiara opposizione da tutti i principali candidati presidenziali democratici, ora c'è una pressione ancora maggiore sul presidente Obama perché respinga questa pericolosa pipeline delle sabbie bituminose».
Michael Brune, direttore esecutivo di Sierra Club, la più grande associazone ambientalista uSa (e la più vicina ai Democratici), sembra tirare un sospiro di sollievo: «Ci complimentiamo con il Segretario Clinton per la pubblicazione di un piano energetico audace che considera giustamente l'espansione della nostra economia dell’energia pulita come una priorità assoluta. Dall’aggiornamento della nostra rete energetica per la capacità rinnovabile al mettere fori dai binari i pericolosi, insicuri treni del greggio, le iniziative che vi si delineano vanno nel senso giusto per mantenere la nostra aria e la nostra acqua pulite e le nostre famiglie al sicuro. Dato che sappiamo che diminuire le fonti di energia pericolose come il petrolio, il gas, il carbone e il nucleare deve essere il nostro obiettivo, questo piano è un grande passo in avanti, in grado di creare posti di lavoro e di contribuire ad affrontare la crisi climatica».
