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Nucleare più costoso delle rinnovabili: una nuova conferma arriva dal governo scozzese

Energia da eolico e solare fino a tre volte più economica di quella ricavata sfruttando l’atomo
 |  Nuove energie

Il nucleare, anche quello di nuova generazione, è più costoso delle fonti rinnovabili. È così oggi e rimarrà così anche in futuro. Dal governo della Scozia arriva una nuova smentita nei confronti di chi sostiene che produrre energia attraverso l’utilizzo di mini reattori sarebbe più conveniente che affidarsi a eolico e solare. Con tanto di indicazioni di spesa dettagliate, settore per settore.

Per capire da dove nasca la questione e quale sia la documentazione ufficiale rilasciata a sostegno di questa ulteriore conferma a sostegno delle rinnovabili, bisogna risalire al 20 giugno scorso, quando il primo ministro scozzese John Swinney, rispondendo a quello che l’analogo del nostro Question time, ha detto che «una serie di prove dimostrano che il nuovo nucleare è più costoso delle alternative rinnovabili». Il giorno successivo, la struttura denominata Freedom of Information (FOI) è stata interpellata da esponenti contrari all’esecutivo sostenendo che quanto affermato dal premier non rispondeva al vero. E, a supporto della loro denuncia, si sono appellati a un documento diffuso nel novembre 2023 dal governo britannico, per la precisione dal Dipartimento per la sicurezza energetica e net zero (DESNZ) di Downing Street, nel quale si diceva in un passaggio che «numerose tecnologie rinnovabili sostenute dal governo scozzese (compresi l’energia eolica offshore galleggiante e le maree) sono più costose del nuovo nucleare». 

La controreplica di St. Andrew’s House ci ha messo un po’ ad arrivare, tre settimane circa, ma alla fine è arrivata, per mano del dipartimento che si occupa delle normative riguardanti l’informazione ambientale (EIR). Dopo una serie di dettagli molto tecnici sui costi delle forniture e rinvii a precedente documentazione formale, il governo scozzese mette nero su bianco questa nuova risposta: «Le statistiche pubblicate dal governo britannico forniscono dettagli sui costi livellati per le tecnologie di produzione dell’elettricità. Un costo livellato è il costo medio della vita utile dell’impianto per MWh di elettricità generata. Riflettono il costo di costruzione, funzionamento e smantellamento di un impianto generico per ciascuna tecnologia». E, dopo questa premessa che richiama l’attenzione su tutti quelli che sono i costi di un impianto, i tecnici chiamati dal governo scozzese a dare una risposta formale ai fautori del nucleare scrivono: «Le cifre seguenti sono stime dei costi principali per i progetti che entreranno in servizio nel 2025 (a prezzi reali del 2021) e possono essere recuperate dalla seguente pubblicazione del Dipartimento per la sicurezza energetica e net zero (DESNZ): Costi di generazione dell'elettricità 2023:

Nuovo nucleare: £ 109/MWh

Eolico offshore: £ 44/MWh

Eolico onshore: £ 38/MWh

Solare su larga scala: £ 41/MWh». 

E, se non fosse sufficiente, o magari se qualcuno non credesse a un costo così basso anche per il solare anche in un paese non tipicamente soleggiato come la Scozia, viene aggiunto dalla struttura governativa scozzese anche il link alla pagine web del governo britannico al quale è possibile esaminare nel dettaglio tutto quanto affermato.

C'è chi obietterà che un indice come il costo livellato dell'energia (Lcoe) è insufficiente a comparare appieno le varie fonti, in quanto non tiene di conto dei costi di sistema - come i necessari investimenti in infrastrutture, reti e accumuli -, ma anche usando la migliore stima degli stessi a nostra disposizione (presente nel Valcoe elaborato dalla Iea, cui guarda con attenzione anche l'italiana Althesys), il discorso non cambia: in Europa le rinnovabli restano più convenienti del nucleare.

La vicenda si inserisce in dinamiche che hanno a che vedere con governo e opposizione scozzesi, con diatribe tra fautori del nucleare e sostenitori di eolico e solare, ma anche con una diversità di posizioni sulla produzione energetica che da anni divide il governo di Edimburgo e quello di Londra. Dopo la devolution del 1997, la Scozia ha infatti esclusiva voce in capitolo per quanto riguarda la pianificazione energetica, ed è già da più di un decennio che ha deciso di non costruire nuove centrali nucleari. Ora che a livello mondiale si parla con sempre più insistenza di nucleare di nuova generazione, i tifosi dell’atomo sono tornati ad alzare la voce e a invocare le stesse scelte compiute dall’esecutivo britannico, che negli ultimi anni ha puntato molto sui cosiddetti small modular reactors. Con Boris Johnson premier, da Downing Street era stato anche lanciato un programma ad hoc denominato Great British Nuclear, ma da parte della St. Andrew’s House la risposta era stata decisamente netta: nessuno dei nuovi impianti previsti da questo programma potrà essere costruito su suolo scozzese. Londra, ora che a Downing Street si è insediato il laburista Keir Starmer, difficilmente ci sarà un’inversione di rotta sull’atomo: il Labour Party sostiene questa tecnologia e già prima del recente voto da cui è uscito vincitore aveva espresso un forte impegno sul nucleare, sostenendo che si tratta di una soluzione che permette di aumentare la sicurezza energetica, tagliare i costi per i consumatori e creare nuovi posti di lavoro. Da Edimburgo, con una tempistica piuttosto interessante, è arrivato un messaggio di tutt’altro genere.

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Ha svolto attività di ufficio stampa per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale e pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.