Cento firme per l’appello "100% rinnovabili network", contro il ritorno del nucleare in Italia
Dopo l’anteprima dei giorni scorsi, oggi è ufficialmente nato il “100% Rinnovabili network”, forte delle prime cento autorevolissime firme a sostegno dell’appello promosso dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile – guidata dal già ministro dell’Ambiente Edo Ronchi – e dalle principali associazioni ambientaliste del Paese (in allegato in coda all'articolo il documento integrale).
Si tratta del primo passo di un percorso che, in autunno, vedrà lanciare gli Stati generali del Network per un’Italia libera dalle fossili e dal nucleare, due fonti energetiche che trovano invece un nuovo protagonismo nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) inviato dal Governo Meloni a Bruxelles.
Oltre alle firme dei vertici delle Fondazione per lo sviluppo sostenibile, di Greenpeace, Legambiente, Kyoto club e Wwf, spiccano quelle di Anev, Acli, Arci, Cgil, Cic, Cnr, Igag-Cnr, Federbio, Forum terzo settore, Fillea Cgil, Libera, Banca etica, Slow food, Italia solare, Fondazione Symbola, Forum disuguaglianza e diversità e Uncem, insieme a quelle di docenti e ricercatori di diverse atenei: Università La Sapienza di Roma, Stanford University, Politecnico di Milano, Università di Bologna, di Palermo, Iulm di Milano, Roma Tre, Università di Firenze, Politecnica delle Marche, Bicocca di Milano, Università di Verona, Università Parthenope di Napoli, Tuscia, Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, fino alla Società meteorologica italiana.
«Le prime cento firme – spiegano gli ambientalisti firmatari – rappresentano un primo traguardo, ma la strada da percorrere è ancora lunga. L’obiettivo è quello di avere nei prossimi mesi un numero sempre più crescente di adesioni per far sentire forte e chiara la nostra posizione pro-rinnovabili, contribuire ad una più corretta informazione sulle scelte energetiche e ambientali nel nostro Paese e affrontare al meglio e seriamente la crisi climatica. Per questo motivo promuoviamo un Network per un’Italia 100% rinnovabile, in risposta ad un Pniec che invece punta in maniera insensata anche sul nucleare, troppo costoso e pericoloso: in autunno organizzeremo la prima edizione degli Stati generali per un’Italia libera dalle fonti fossili e dal nucleare».
Il Pniec prevde infatti la realizzazione di nuovi impianti nucleari per 400 MW già nel 2035 e un mix elettrico con una quota di nucleare "tra l’11% e il 22% al 2050”, con la realizzazione di Smr (Small modular reactor), Amr (Advanced modular reactor) e futuribili impianti a fusione.
Per i promotori dell’appello, l’unica strada che l’Italia deve seguire per un futuro energetico sostenibile e per contrastare la crisi climatica è invece quella tracciata dallo sviluppo delle rinnovabili – solare, eolica, idrica, biomassa, geotermica – in grado di produrre fino al 100% di energia a bassi impatti ambientali e a costi economicamente convenienti (al contrario del nucleare).
«La Cgil è contraria all’ipotesi di ritorno al nucleare introdotta dal Governo nel Pniec: si disconosce la volontà popolare espressa in due referendum, non si tengono in alcuna considerazione i costi, i tempi e i rischi, e sarebbe inefficace per l’azione climatica – dichiara nel merito il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari – È urgente, invece, accelerare una giusta transizione ecologica. E per riuscirci occorre puntare sul risparmio e l’efficienza energetica, sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, e definire un percorso di uscita da tutti i combustibili fossili. Solo in questo modo, infatti, potremo contribuire responsabilmente all’obiettivo di contenere l’incremento della temperatura entro 1.5°C. In tale direzione bisogna promuovere politiche industriali, ricerca e sviluppo, investimenti per creare nuova e buona occupazione, ridurre i costi energetici, migliorare la competitività delle imprese, puntare alla sicurezza e all’autonomia energetica nazionale».