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Studio rivela importanti peculiarità sull’arte delle ultime società di cacciatori e raccoglitori dell’Italia e dell’Europa

L’ultimo leone delle caverne d’Europa ritratto in una grotta italiana

L’immagine di un grande felino nella Grotta Romanelli risale a circa 12.000 anni fa, quando erano presenti ormai pochi esemplari di leoni
 |  Natura e biodiversità

Lo studio “The last cave lion of the late Upper Palaeolithic: the engraved feline of Grotta Romanelli (southern Italy)”, pubblicato su  Quaternary Science Reviews  da Dario Sigari (CNRS e ISPC/CNR), Camille Bourdier (Universitè de Toulouse), Claudia Conti (ISPC/CNR), Jacopo Conti e e Raffaele Sardella (università La Sapienza di Roma), Luca Forti (università di Milano), Marcos García Diez (Universidad Complutense de Madrid), Giorgio Lai (università di Cagliari), Ilaria Mazzini (IGAG/CNR) e Pierluigi Pieruccini (università di Torino) è il

frutto di un approccio interdisciplinare grazie al quale è stata identificata in una pietra rinvenuta 80 anni fa a Grotta Romanelli (Castro, Leccel’immagine di un grande leone, databile a circa 12.000 anni fa.

All’università La Sapienza evidenziano che «Il reperto costituisce l'ultima rappresentazione e anche l'ultima testimonianza di leone delle caverne in Europa.

Grotta Romanelli è un sito di grande importanza per lo studio della preistoria in Italia a partire dalle prime ricerche effettuate all’inizio del XX secolo. La grotta e il contenuto dei sedimenti deposti al suo interno sono stati oggetto di studi fino all’inizio degli anni ’70, prima di andare incontro a un parziale oblio. Nel 2015, dopo più di 40 anni di chiusura furono avviate nuove ricerche sul campo autorizzate dalla SABAP di Brindisi e Lecce, e finanziate dal progetto Grandi Scavi di Sapienza, di cui è responsabile Raffaele Sardella, caratterizzato da un forte approccio interdisciplinare che include differenti studiosi di differenti istituzioni e competenze scientifiche.

Il reperto, conservato al Museo delle Civiltà di Roma, è stato studiato con  avanzate tecniche analitiche e, dicono i ricercatori, «Ha permesso di svelare ulteriori dettagli sulla tradizione artistica di Grotta Romanelli, dimostrando quanto il contesto ambientale abbia influenzato lo sviluppo di un patrimonio simbolico-figurativo e quanto il leone delle caverne - uno dei più grandi felini mai esistiti - sia stato una figura di rilievo per le popolazioni preistoriche, come giustificherebbe la sua presenza nell’arte parietale e mobiliare europea».

All’università La Sapienza dicono che «La raffigurazione sarebbe stata eseguita tra 12.700 e 11.000 anni fa, quando ormai pochi esemplari di leone delle caverne erano presenti in Europa, apparentemente proprio in sud Italia. E quello rappresentato a Grotta Romanelli offre il limite temporale, oltre il quale non vi sono più tracce di questo animale nel nostro continente.

I ricercatori hanno anche riscontrato una serie di raschiature sulla pietra, dovute alla preparazione della superficie, e la presenza di tracce di pigmento rosso che rivelano l’uso di ocra. Gli aspetti tecnici, stilistici e tematici collocano l’arte di Grotta Romanelli nella tradizione artistica della fine del Paleolitico superiore europeo. Oltre al leone, sul blocco sono stati incisi un asino europeo (Equus hydruntinus), una serie di linee senza ordine apparente, e un rettangolo frangiato che fu realizzato prima del leone».

Sardella del dipartimento di scienze della Terra della Sapienza, conclude: «L'interdisciplinarità di questo lavoro sottolinea l'importanza di questo tipo di approccio nella ricerca, nonché la necessità di riprendere in mano le vecchie collezioni che hanno ancora tanto da svelare, e, nel caso specifico, apre nuove prospettive di ricerca sul valore simbolico dei grandi felini per le popolazioni paleolitiche e sull'estinzione del leone delle caverne in Europa».

Redazione Greenreport

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