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Il 62% delle aree marine protette non proteggere le specie rare di pesci migratori

Le AMP si estendono al di fuori degli habitat dei pesci che migrano tra l'acqua marina e quella dolce
 |  Natura e biodiversità

Il nuovo studio “Accurately predicting rare and poorly detectable species habitat for spatial protection”, pubblicato sul Journal of Applied Ecology da un team di ricercatori francesi del “Pole MIAME” che riunisce esperti di pesci diadromi (che migrano tra l'acqua marina e quella dolce) provenienti da diversi istituti di ricerca (OFB, INRAE, Institut Agro e UPPA), presenta un nuovo approccio di modellizzazione che prevede con precisione gli habitat principali e inadatti per le specie di pesci rari e per le quali ci sono pochi dati. pesci diadromi, come gli agoni minacciati di estinzione e l'anguilla europea che la lista rossa dell’Iucn classifica in pericolo critico.

I ricercatori hanno scoperto che «Il 62% delle aree marine protette (AMP), destinate specificamente a proteggere le specie di pesci diadromi, non si sovrappongono agli habitat principali dei pesci modellati nello studio. In realtài, solo il 55% degli habitat principali modellati dei pesci diadromi rientra in qualsiasi AMP e, di queste aree protette, solo la metà ha misure specifiche per proteggere la specie».

Analizzando le  singole specie, i ricercatori hanno scoperto che meno del 30% dell'habitat principale dell'alosa  (Alosa agone) del Mediterraneo, a rischio di estinzione, si trova all'interno delle AMP. E anche se altre specie come l’anguilla europea  (Anguilla anguilla)  e lo sperlano (Osmerus eperlanus) abbiano circa il 70% dei loro habitat principali all’interno delle aree marine protette, solo il 9% di queste AMP dispone di misure specifiche per proteggere l’anguilla europea, e nessuna ha misure specifiche per proteggere lo sperlano.

La principale autrice dello studio, Sophie Elliott del Game and Wildlife Conservation Trust e che all’epoca dello studio era all'Institute Agro, ha sottolineato che «Dato il forte calo dei pesci diadromi notato proprio la scorsa settimana dal 2024 Living Planet Index (LPI), è sorprendete  che non si faccia di più per proteggere queste specie. Abbiamo scoperto che le aree marine protette esistenti, con e senza misure per proteggere i pesci diadromi elencati in Francia, Inghilterra, Belgio e Paesi Bassi, non li proteggono adeguatamente, nonostante un certo numero di questi pesci siano protetti».

Un altro autore dello studio, Anthony Acou, dell’Office français de la biodiversité (OFB),  del PatriNat e responsabile della valutazione dei pesci diadromi per la MSFD (direttiva quadro sulla strategia marina) dell'Ue, ha ricordato che «A causa della mancanza di dati sulle specie rare, le misure di protezione spaziale vengono spesso attuate con una scarsa comprensione della distribuzione delle specie e dell'habitat ("il paradosso delle specie rare")».

Uno dei co-autori dello studio, Laurent Beaulaton, anch'egli dell'OFB, ha aggiunto: «Ci auguriamo che il nostro quadro metodologico “Combined Model for Accurate Prediction” possa aiutare a migliorare la modellazione accurata della distribuzione delle specie rare per valutazioni affidabili della biodiversità, il che significa che le misure di conservazione possono essere mirate in aree specifiche che proteggono le specie rare e scarsamente rilevate, riducendo al minimo gli impatti di conservazione sull’attività umana».

I ricercatori hanno testato il loro nuovo approccio di modellazione sui pesci diadromi perché si sa molto poco sulla loro fase della vita in mare e non esiste un modello della loro distribuzione. Inoltre, questi pesci sono anche sensibili alle pressioni antropiche.

La Elliott ha evidenziato che «Le specie di pesci diadromi sono particolarmente minacciate perché sono soggette a pressioni terrestri, d’acqua dolce e marine, come i deflussi agricoli e inquinanti, la distruzione degli habitat, le barriere alla migrazione, la pesca, le catture accessorie e il cambiamento climatico. Questi ostacoli si accumulano durante il loro ciclo di vita mentre si spostano tra i loro habitat di acqua dolce e marini».

Per testare l’accuratezza del loro nuovo approccio di modellazione, i ricercatori hanno raccolto una quantità senza precedenti di dati sulla pesca nelle acque dell’Atlantico orientale e del Mediterraneo, concentrandosi su 11 pesci diadromi rari e poveri di dati, tra cui l’anguilla europea, la passera europea, gli osmeridi e 3 specie di alose e cefali calamita. Hanno poi confrontato gli habitat centrali e inadatti previsti per i pesci con 89 AMP della convention OSPAR R e della Direttiva sugli habitat.

Ora, i ricercatori a vorrebbero vedere il loro approccio modellistico esteso ad aree più ampie dell’Atlantico nord-orientale e osservare più da vicino i vari tipi di habitat. Etienne Rivot, esperto di modellizzazione della popolazione al DECOD dell’Institut Agro, INRAE, Ifremer e coautore dello studio ha annunciato che «Il prossimo passo è caratterizzare meglio gli habitat funzionali in mare (corridoio migratorio, area di nursery, area  rifugio) delle diverse specie. Ma per questo sono necessari dati aggiuntivi».

I ricercatori concludono: «L'approccio modellistico potrebbe essere utilizzato per altre specie protette, minacciate e solitamente rare, in particolare per le specie per le quali sono state istituite aree protette per la loro conservazione».

Redazione Greenreport

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