Perché i pappagallini a volte adottano e altre uccidono i pulcini degli altri
Tra gli animali esistono sia l’infanticidio che l’adozione: è noto che sia i maschi che le femmine di molte specie uccidono i piccoli dei loro rivali per assicurarsi un vantaggio sessuale o sociale, ma altri animali si prendono cura dei piccoli di loro simili morti o scomparsi.
Lo studio “Eviction-driven infanticide and sexually selected adoption and infanticide in a neotropical parrot”, pubblicato recentemente su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da Steven Beissinger dell’università della California Berkley e da Karl Berg dell’università del Texas Rio Grande Valley, ha scoperto che questi comportamenti estremi sono sorprendentemente comuni tra i pappagallini groppaverde dalla groppa verde, un piccolo pappagallo sudamericano. Lo studio, frutto di una ricerca trentennale finanziata da National Science Foundation, Smithsonian Institution, National Geographic Society e sostenuta da A. Starker Leopold Chair in Wildlife Biology e Maxwell-Hanrahan Foundation,.rivela cosa spinge i pappagalli a prendersi cura – o a uccidere – i loro pulcinii.
Beissinger spiega che «Nei pappagalli, l'infanticidio e l'adozione ruotano attorno al patrimonio immobiliare e all'amore. La maggior parte degli attacchi infanticidi sono avvenuti quando una coppia riproduttiva è stata attaccata da un’altra coppia che stava cercando di impossessarsi di un ambito nido. Si verificavano anche quando i maschi volevano riprodursi con una vedova che aveva già della prole, ma siamo rimasti sorpresi di scoprire che questi nuovi maschi avevano la stessa probabilità di adottare la prole che di attaccarla».
Dal 1988, Beissinger guida un team di biologi che studiano una comunità di pappagallini groppaverde che vivono in un ranch a Guárico, in Venezuela. Mentre la maggior parte dei pappagalli selvatici vive tra le fronde della foresta – il che li rende molto difficili da rintracciare e studiare – i pappagallini groppa verde preferiscono nidificare negli alberi bucati o morti e nei pali delle recinzioni nelle praterie. Per osservare le dinamiche familiari di questi uccelli, Beissinger ha realizzato siti di nidificazione artificiali utilizzando grandi tubi in PVC e li ha installati in tutto il ranch. Ha anche iniziato a inanellare i pappagallini con fascette colorate per tracciare gli individui e le loro relazioni.
Quando hanno iniziato questo studio, Beissinger e il suo ex studente Scott Stoleson sono rimasti sorpresi di trovare pulcini morti in un nido, senza alcuna chiara indicazione di cosa li avesse uccisi. Beissinger ricorda che «Non potevamo dire se qualcosa li avesse attaccati, o se fossero morti di malattia, o qualcos'altro. Ma mentre stavamo osservando alcuni nidi, all'improvviso è entrato un maschio che non apparteneva - che non era un genitore di quel nido - ed è uscito con un po' di sangue sul becco».
E’ stato questo il primo indizio di un possibile infanticidio tra i pappagalli e i ricercatori hanno iniziato a monitorare i casi di questo comportamento, arrivando a tenere sotto osservazione oltre 2.700 nidi tra il 1988 e il 2015.
All’università della California Berkley sottolineano che «Sebbene l’infanticidio nei mammiferi e negli uccelli sia ancora poco conosciuto, spesso sembra essere motivato dalla selezione sessuale o dalla spinta a riprodursi. Ad esempio, un maschio può uccidere la prole di una femmina vedova in modo da potersi accoppiare con lei più rapidamente. Tuttavia, tra i pappagalli, la competizione per i siti di nidificazione sembra essere la motivazione principale degli attacchi».
I pappagallini groppaverde hanno ucciso o ferito nidiacei e uova in 256 dei nidi monitorati dai biologi. Nella maggior parte dei casi, gli attacchi sono stati effettuati da un singolo pappagallo o da una coppia riproduttiva che in seguito ha rivendicato per sé il sito di nidificazione. Questi attacchi si verificano più spesso quando la popolazione di pappagalli è elevata e la competizione per i buoni siti di nidificazione è feroce.
Berg, che lavora con Beissinger. al progetto suio pappagallini venezuelani da più di 20 anni, aggiunge: «A bassi livelli di popolazione, è tutto amore e pace, giusto? Ma poi quando si arriva a densità di popolazione elevate, è un bagno di sangue. Non è che tutti nascano killer, ma il bisogno di riprodursi è molto forte. Quando le risorse fornite dall'ambiente non sono sufficienti per consentire a tutti gli individui di riprodursi, cercano strategie alternative. Sfortunatamente, questo comporta l’uccisione di piccoli figli innocenti».
L'infanticidio avviene anche nei nidi in cui un genitore era morto e il genitore sopravvissuto aveva trovato un nuovo compagno. Ma i ricercatori fanno notare che «Tuttavia, questi nuovi compagni avevano la stessa probabilità di adottare la prole non imparentata quanto di ucciderla, e la scelta di diventare un genitore acquisito alla fine non ha danneggiato il successo riproduttivo del pappagallino».
Berg evidenzia che «L'adozione può essere molto più facile da accettare dell'infanticidio, ma in realtà è più difficile da capire perché sfida le idee di Darwin sulla selezione naturale. E’ stato molto interessante vedere che i risultati sulla capacità riproduttiva erano più o meno pari tra l’adozione e l’infanticidio e suggerisce che hanno una strategia alternativa: l’adozione potrebbe essere un mezzo non violento per trasferire i geni nella generazione successiva».
Lo studio ha anche scoperto che i maschi che adottavano prole non imparentata andavano a nidificare con femmine vedove e iniziavano a riprodursi in età più giovane rispetto ai loro concorrenti. Beissinger. conclude: «I patrigni hanno ottenuto l’amore – una nuova compagna – e una casa – un luogo di nidificazione!»