
Al sicuro in carcere: un’antica linea genetica di coniglio selvatico sopravvissuta sulle isole di Capraia e Gorgona

Il coniglio selvatico europeo (Oryctolagus cuniculus) è un mammifero della famiglia Leporidae il cui areale originario comprende la Penisola Iberica, la porzione sudoccidentale della Francia e, verosimilmente, quella estrema nordoccidentale del continente africano. Due sono le sottospecie riconosciute: O. c. algirus, in Portogallo ed in Spagna sudoccidentale, ed O. c. cuniculus in Spagna nordoccidentale e nella regione sopra riferita della Francia. Infine, la sottospecie nominale è la sorgente di tutte le popolazioni introdotte su scala mondiale così come delle numerose varianti domestiche. Per quanto possa sembrare paradossale a fronte di una tale espansione geografica del range originario, il coniglio selvatico è classificato ‘in pericolo’ dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura dal momento che questa istituzione prende in esame le sole popolazioni residenti nell’areale storico per determinare lo stato di conservazione di una risorsa naturale. La pressione venatoria, la trasformazione dell’habitat, e la diffusione di patologie di origine virale come la mixomatosi e la malattia emorragica sono tra le principali cause del recente declino del coniglio selvatico. Quest’ultimo rappresenta una risorsa chiave negli ecosistemi in cui vive essendo, ad esempio, preda di elezione di specie di grande interesse conservazionistico quali, tra le altre, l’aquila imperiale spagnola, la lince iberica, e l’aquila del Bonelli.
Fin dal XV secolo a.C. l’uomo ha trasportato il coniglio dalla Penisola Iberica attraverso l’intero bacino del mar Mediterraneo, isole comprese (attualmente circa 140 colonizzate). Le prime evidenze della presenza della specie in Italia risalgono al 1200-1300 a.C. per la Sicilia ed al III secolo a.C. per l’isolotto di Nisida (Napoli). Verosimilmente, i Romani hanno traslocato il coniglio dalla Corsica sulle isole dell’arcipelago toscano. Ad oggi, la specie è presente a Gorgona, Capraia, Giglio, e Giannutri, mentre si è estinta a metà del ‘900 all’isola d’Elba e su Pianosa; infine, è recentemente scomparsa a Montecristo a seguito di un rilascio massiccio di esche tossiche per la derattizzazione dell’isola nell’ambito del Progetto Life ‘Montecristo 2010’. Sulla base della letteratura disponibile, le isole di Capraia e Montecristo sono ritenute esser state colonizzate con soggetti O. c. algirus, la sottospecie di maggior interesse conservazionistico considerato il suo areale di distribuzione relativamente circoscritto.
Specie cacciabile, il coniglio selvatico è sempre stato oggetto di estese pratiche di ripopolamento con ceppi di interesse commerciale allevati in cattività. A tal riguardo, la penisola italiana non ha rappresentato un’eccezione. Pertanto, al fine di conoscere l’identità delle popolazioni del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa ha avviato una caratterizzazione genetica sulla base di un singolo locus del DNA mitocondriale avvalendosi sia di campioni (feci) raccolti sul territorio che di reperti museali (datati 1877-2022) disponibili nelle collezioni del Museo Civico di Storia Naturale ‘Giacomo Doria’ di Genova e del Museo di Storia Naturale ‘La Specola’ di Firenze. Come controparte continentale, è stata investigata la popolazione del Rifugio Faunistico ‘Padule di Bolgheri’ all’interno della Tenuta San Guido. Situata nella parte meridionale della provincia di Livorno, la Tenuta è nota per ospitare stabilmente il coniglio selvatico almeno dal 1941. Lo studio è in stampa sulla rivista Hystrix, the Italian Journal of Mammalogy (http://www.italian-journal-of-mammalogy.it/Online-first).
Tutti gli esemplari - moderni e antichi - sono stati assegnati alla sottospecie O. c. cuniculus, un risultato inaspettato soprattutto per Capraia e Montecristo. Sono stati individuati tre gruppi genetici sulla base di un ampio raffronto con esemplari selvatici e varianti domestiche di diversi continenti. I conigli moderni della porzione settentrionale di Capraia e la maggior parte di quelli di Gorgona, isole che hanno ospitato (1873-1986) o ospitano ancora (dal 1869) una colonia penale agricola, rispettivamente, sono stati assegnati ad una linea genetica rinvenuta esclusivamente negli esemplari del XIX secolo originari di Capraia e mai riscontrata in precedenza nella specie in questione. I rimanenti conigli moderni di Capraia (centro-sud dell’isola) e Gorgona così come tutti quelli di Giglio e Montecristo sono risultati imparentati con conspecifici europei mentre quelli di Giannutri - incluso un soggetto del 1878 - molto vicini a conigli domestici (ceppi asiatici e non solo). La popolazione di Bolgheri, infine, si è rivelata una sorta di mix di questi due ultimi gruppi genetici, un risultato che riflette una storia di rilasci a scopo venatorio effettuati prima che fosse realizzato il Rifugio Faunistico per volontà del Marchese Mario Incisa della Rocchetta nel 1959. Da notare che la linea genetica antica sopravvissuta nella porzione settentrionale di Capraia e - in parte - sull’isola di Gorgona, non è presente in Sicilia, l’unico territorio italiano dove è stato condotto uno studio genetico simile a quello realizzato dal gruppo di ricerca di Pisa ed i musei di storia naturale di Genova e Firenze.
Il materiale bibliografico raccolto circa la gestione del coniglio selvatico sulle isole toscane testimonia la persecuzione perpetrata ai danni della specie già nel XIV e XVII secolo a Montecristo e Capraia, rispettivamente. Lo stesso dicasi per Gorgona, per la quale si ha documentazione scritta della presenza del coniglio a partire dal tardo 1700. Considerato dal governo italiano deleterio per l’agricoltura in tutta la provincia di Livorno fin dal 1949, il coniglio selvatico era oggetto di cattura con tagliole oltre che di caccia sia nei territori insulari - comprese le colonie penali agricole - che nel resto della provincia. Il coniglio tornò ad una gestione pari a quella di altre specie di interesse venatorio solo nel 1962 (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, n. 228), dapprima esclusivamente sull’isola di Capraia e quindi progressivamente anche nel resto della provincia di Livorno. Tuttavia, è verosimile che le restrizioni dovute alla presenza dei penitenziari abbiano impedito a Capraia e Gorgona un'estesa omogeneizzazione genetica associata alle pratiche di ripopolamento così come invece occorso a Giannutri, al Giglio, ed anche a Montecristo. Quest’ultima isola, ad esempio, è nota per essere stata riserva di caccia della Casa Reale dei Savoia e - fino alla fine degli anni ’60 del XX secolo - sede di importazione di molte specie esotiche di fauna e flora. A conferma di quanto detto, un ulteriore risultato interessante è che sull’isola di Capraia la linea genetica antica è stata rinvenuta nei conigli moderni della porzione nordorientale dell’isola, dove era presente la colonia penale agricola, ma non nei soggetti nella porzione centro-meridionale. Questi territori, più aridi ed inadatti all’agricoltura (Le Saline, Zenobito, etc.), erano stati storicamente destinati all’attività venatoria ed ai relativi ripopolamenti.
In conclusione, lo studio ha fornito ulteriori prove del fatto che l’espansione mediata dall'uomo del coniglio selvatico attraverso il Mediterraneo si è basata verosimilmente su risorse tutte appartenute alla sottospecie O. c. cuniculus - così come dimostrato, ad esempio, per l’isola di Maiorca - mentre la sottospecie O. c. algirus è stata la sorgente delle immissioni nelle isole atlantiche di Azzorre, Canarie, e Madeira. È auspicabile che in futuro siano condotte analisi genomiche estese per approfondire la conoscenza della popolazione di coniglio di Capraia e Gorgona in modo da proteggere e valorizzare queste risorse faunistiche sopravvissute a secoli di persecuzione e pressione venatoria.
Riferimenti bibliografici essenziali
Guerrini M., Agnelli P., Borgo E., Doria G., Barbanera F. 2025. An ancient genetic line of European rabbit (Oryctolagus cuniculus) from the penitentiary islands of Capraia and Gorgona (Tuscan archipelago, Italy). Hystrix, the Italian Journal of Mammalogy
- Bodson L., 1978. Ancient zoogeographical data: expansion of Leporidae in the Mediterranean of classical times. Belg. 59: 66-81.
- Brizi F., 2005. L’isola ritrovata. Comune di Capraia Isola, Provincia di Genova (1861-1925). Fratelli Frilli Editori, Genova. 1-237
- Caruel T., 1864. Florula di Montecristo. Tipografia Bernardoni, Milano.1-38
- D’Albertis E.A., 1877. Crociera del Violante: comandato dal capitano armatore Enrico D’Albertis durante l’anno 1876. Tipografia del Regio Istituto dei Sordomuti, Genova, Italia. 1-320
- Damiani G., 1923. La Fauna. In: Foresi S. (Ed.) L’Elba illustrata. Editore Sandro Foresi, Portoferraio, Livorno, Italia. 103-129
- De Siervo V., 1940. Colonia penale agricola di Capraia. Ministero di Grazia e Giustizia, Direzione Generale Istituti di Prevenzione e di Pena. Relazione dell’Ispettore Agricolo. Roma. 1-38
- Flux J.E.C., Fullagar P.J., 1992. World distribution of the rabbit Oryctolagus cuniculus on islands. Mammal Rev. 22: 151-205.
- Fonseca A., 2006. Análise da origem e dispersão das populações de elho-bravo (Oryctolagus cuniculus) dos arquipélagos dos Açores, Madeira e Canárias através da utilização de marcadores généticos nucleares e de DNA-mitocondrial. PhD Thesis, University of the Azores
- Fontanesi L., Utzari V.J., Ribani A., 2021. The Evolution, Domestication, and World Distribution of the European Rabbit (Oryctolagus cuniculus). In: Fontanesi L. (Ed.) The Genetics and Genomics of the Rabbit. CABI, Wallingford (UK) and Boston (USA). 1-22.
- Garelli V., 1870. Delle colonie di beneficenza e di pena: lettere sull’arcipelago toscano. Editore Moreno, Torino, Italia. 1-120
- Lo Valvo M., Russo R., Mancuso F.P., Palla F., 2017. mtDNA diversity in a rabbit population from Sicily (Italy). Turk. J. Zool. 41: 645-653.
- Masseti M., 2003. Fauna toscana. Galliformi non migratori, Lagomorfi e Artiodattili. Arsia, Firenze. 1- 311
- Masseti M., 2005. Note paleontologiche, genetiche e archeozoologiche sul coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus. In: Trocchi V., Riga F. (Eds.) I Lagomorfi in Italia. Linee guida per la conservazione e la gestione. Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, Documenti Tecnici, n. 25. 11-12
- Ministero per l’Agricoltura, 1916. Bollettino dei ministeri per l’agricoltura e per l’industria, il commercio ed il lavoro. Serie A: Parte ufficiale. Anno XV, volume II, fascicolo I. Tipografia L. Cecchini Editore, Roma. 287-307
- Moresco R., 2008. L’isola di Capraia. Carte e vedute tra cronaca e storia. Secoli XVI-XIX. Debatte Editore, Livorno. 1-208
- Moresco R., 2013. 1608 - I Capraiesi contro ratti e conigli. https://storiaisoladicapraia.com/2013/04/07/1608-i-capraiesi-contro-ratti-e-conigli/
- Pavan M., 1989. Isola di Montecristo. Riserva naturale. Collana Verde, volume 77. Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste. Corpo Forestale dello Stato. Roma. 1-125
- Toschi A., 1965. Fauna d’Italia. Mammalia. Lagomorpha, Rodentia, Carnivora, Ungulata, Cetacea. Edizioni Calderini, Bologna
