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Le orchidee spontanee, nelle nostre città un tesoro nascosto per la biodiversità

La loro presenza in un ecosistema è indicativa di un habitat ben conservato, fondamentale evitare di raccoglierle o estirparle
 |  Natura e biodiversità

Non tutti conoscono le orchidee spontanee, e soprattutto non tutti sanno che questi gioielli che sbocciano spontaneamente in vari periodi dell’anno, sono entità protette a livello regionale e nazionale, in quanto alcune di queste specie orchidacee sono a rischio di estinzione. 

Detto questo, la raccomandazione quindi per un osservatore inesperto è di evitare di raccoglierle perché rapiti dalla bellezza di questi fiori e tanto meno di estirparle. Infatti la presenza delle orchidee selvatiche in un ecosistema è indicativa di un habitat ben conservato e di una biodiversità ricca. Queste piante non solo arricchiscono la biodiversità, ma sono anche di grande interesse per botanici e naturalisti che studiano le complesse dinamiche degli ecosistemi naturali. 

Vi racconto la mia esperienza: mi chiamo Agata Concetta Mirabella e per passione sono la coordinatrice della sezione Giros Sezione Tyrrhena “Bruno Barsella” (Lucca, Pisa, Livorno), Gruppo italiano per la ricerca sulle orchidee spontanee, che dal 1994, grazie al naturalista Paolo Liverani promuove la conoscenza, la tutela e la conservazione di queste specie. 

Essendo residente a Pisa, passeggiando per le strade del centro storico a Pisa, ma soprattutto lungo il viale delle Piagge, viale alberato che si affaccia sull’Arno, ho notato tra le aiuole del viale queste piccole preziosità: le orchidee spontanee. Il prato si colora delle bianche Spiranthes spiralis, che fioriscono in autunno, da qui il sinonimo autumnalis, dalla infiorescenza spiralata. Invece in primavera sbocciano le Ophrys sphegodes, dalla colorazione verde-bruna, chiamata anche fior di ragno come si potrà intendere dalla etimologica della parola.

L’anno scorso nel periodo primaverile, come di consueto nel corso delle mie camminate veloci, mi sono imbattuta nella fioritura di un’altra specie orchidacea particolare, l’Ophrys apifera, letteralmente un’ofride che porta delle api: è caratterizzata da petali corti e triangolari, labello piccolo rispetto ai sepali, intero con gobbe pelose all’esterno e con apicolo piccolissimo rivolto all’indietro, sepalo dorsale spesso piegato all’indietro, colonnina con lungo prolungamento sinuoso e acuto, frequente ricorso all’autoimpollinazione. 

Mentre ammiravo l’Ophrys apifera e scattavo anche qualche foto, una signora che abitava proprio nei pressi di quell'aiuola, vedendomi china verso il fiore, incuriosita in quanto non aveva mai visto l’orchidea, mi chiese spiegazioni e informazioni, e soprattutto dal dialogo con la signora mi sono resa di come fino a quel giorno fosse ignara dell’importanza di queste piante. Tra l’altro, come me, era la prima volta che la vedeva perché purtroppo lungo il viale delle Piagge a Pisa, così come sicuramente in altri posti, nelle aiuole è previsto il taglio dell’erba, e con l’erba vengono anche falciate le preziose orchidee. 

A mio avviso un’opera di sensibilizzazione e di conoscenza delle orchidee spontanee andrebbe promossa alla città, in quanto credo che le persone sensibili esistano, ed un esempio tangibile è stata la mia vicenda: quest’anno ripassando dall’aiuola che ospitava l’Ophys apifera, mi sono commossa vedendo la piantina ancora in boccio, protetta da una reticella metallica! Un ringraziamento all’animo dolce della Signora se anche quest’anno abbiamo potuto ammirare questo prezioso gioiello. 

a cura di Agata Concetta Mirabella 

 

 

Redazione Greenreport

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