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Gli animali marini che respirano aria risparmiano energia nuotando a un punto ideale di profondità

Per ridurre al minimo il dispendio energetico nei lunghi spostamenti, pinguini, tartarughe e balene nuotano a una profondità che è 3 volte il diametro del loro corpo
 |  Natura e biodiversità

Secondo lo studio “Optimization of swim depth across diverse taxa during horizontal travel”, pubblicato recentemente su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da un team internazionale di ricercatori al quale hanno partecipato Paolo Luschi e Paolo Casale del Dipartimento di biologia dell’università di Pisa, «Per ridurre al minimo il dispendio energetico duranti i lunghi spostamenti, gli animali marini non nuotano in superficie, ma a una profondità che corrisponde a circa tre volte il diametro del loro corpo». Uno stratagemma che accomuna uccelli, mammiferi e rettili.

Kimberley Stokes, Graeme Hays e Nicole Esteban delle università di Swansea e Deakin hanno guidato una ricerca reaklizzata da 6 istituti scientifici di 5 Paesi, confrontando le profondità di nuoto di diverse specie di tartarughe marine, pinguini e balene e ricordano che «E’ noto da tempo che la resistenza aggiuntiva dovuta alla creazione di onde si riduce al minimo quando un oggetto in movimento si trova a profondità superiori a tre volte il suo diametro, ma era difficile fare un confronto con le profondità di spostamento degli animali selvatici a causa delle limitazioni di tracciamento».
Luschi aggiunge che «Molte specie semiacquatiche, compreso l’uomo, spesso nuotano nell'interfaccia aria-acqua ma in questo modo generano onde superficiali che provocano un dispendio energia Gli animali marini che nel corso della loro vita percorrono grandi distanze hanno invece elaborato una strategia per evitare questo spreco e che consiste nel nuotare poco sotto la superficie, è un po’ come fanno gli atleti nuotatori subito dopo la partenza, quando rimangono il più a lungo possibile sott’acqua prima di effettuare la prima emersione».
Il nuovo studio pubblicato su PNAS ha registrato le profondità di nuoto in prossimità della superficie sono state registrate su piccoli pinguini e tartarughe marine Caretta caretta, insieme a dati di movimento e filmati video da telecamere trasportate dagli animali. Poi, il tutto è stato confrontato con i dati di tracciamento satellitare per le migrazioni a lunga distanza nelle tartarughe verdi e dati da altri studi su pinguini e cetacei ed è stato scoperto che «Questi animali nuotano a profondità ottimali previste dalla fisica quando si "spostano" verso una zona di foraggiamento in natura o migrano su distanze più lunghe senza nutrirsi. Questo adattamento aiuta a ridurre i costi dello spostamento degli animali in viaggio e ha implicazioni per la gestione della conservazione attraverso la riduzione delle vittime da collisione con le imbarcazioni e delle catture accessorie della pesca».
La Stokes, autrice principale dello studio, ha sottolineato che «Ci sono ovviamente esempi in cui la profondità di nuoto degli animali è determinata da altri fattori, come la ricerca di prede, ma è stato emozionante scoprire che tutti gli esempi pubblicati di animali marini che respirano aria e che non si stanno nutrendo hanno seguito il modello previsto. Questo è stato raramente registrato a causa della difficoltà nel recuperare dati sulla profondità da animali che migrano su grandi distanze, quindi è stato fantastico trovare esempi sufficienti per mostrare una relazione comune tra profondità di nuoto e dimensioni corporee da animali in tutto lo spettro di dimensioni da 30 cm a circa 20 m di lunghezza».
La ricerca ha analizzato i dati ottenuti da profondimetri applicati su tartarughe marine e pinguini durante fasi di movimento attivo, che sono stati poi integrati con dati già disponibili nella letteratura scientifica sulle balene. I risultati hanno quindi rivelato che animali così diversi impiegano la medesima strategia, che consiste nel nuotare ad una profondità corrispondente a tre volte il loro diametro, al di là delle loro dimensioni che possono variare da 50 centimetri a 20 metri.
Luschi evidenzia che «Ci sono ovviamente casi in cui la profondità di nuoto è determinata da altri fattori, come ad esempio la ricerca di prede, ma i dati generali confermano il modello e questo ha importanti implicazioni a livello di conservazione, contribuendo a diminuire le collisioni con le imbarcazioni e le catture accidentali durante la pesca».
Il gruppo di ricerca di Luschi e Casale impiega da tempo tecniche avanzate di telemetria animale per studiare il comportamento delle tartarughe marine durante i loro estesi movimenti, che comprendono migrazioni anche di centinaia di chilometri, l’università di Pisa ha contribuito al nuovo studio fornendo i dati sulle tartarughe Caretta caretta nidificanti in Turchia e Casale conclude: «Dati di questo tipo sono estremamente difficili da ottenere perché sono troppo dettagliati per essere trasmessi tramite satellite e sono quindi necessarie speciali procedure sperimentali per recuperare gli strumenti applicati sugli animali in libertà».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.