In Italia si chiude oggi la stagione della caccia, l’ennesima all’insegna delle infrazioni
Si chiude oggi la stagione venatoria 2024/2025, con un quadro tutt’altro che positivo riguardo il rispetto della relativa normativa; la Lipu (Lega italiana protezione uccelli) ha infatti denunciato gravi violazioni in molte regioni.
Nonostante un continuo calo di interesse socioculturale per la caccia, nel Paese sembra persistente la tendenza a ignorare le regole, con numerosi episodi di infrazione alle direttive comunitarie. In particolare, molte regioni hanno consentito la caccia a specie protette, come tordi, cesene e uccelli acquatici, durante periodi vietati dalla normativa, come nel caso della migrazione prenuziale. Questo non solo contrasta con le disposizioni europee, ma si inserisce anche in una più ampia serie di comportamenti che ignorano sentenze e risoluzioni legali.
«Il quadro sconfortante della caccia italiana – dichiara Giovanni Albarella, responsabile antibracconaggio e attività venatoria della Lipu – dice di un fenomeno che, proprio perché al crepuscolo sociale e culturale, non ha più timore di apparire estremo. Nei prossimi mesi assisteremo a tentativi ancora più gravi, sotto forma di attacchi alla scienza, agli uccelli selvatici e all'Europa. Questo raddoppierà gli sforzi della Lipu per fermare una deriva che dura da decenni e che continua a fare seri danni alla già sofferente natura del nostro Paese».
Le criticità non si limitano solo al mancato rispetto delle leggi, ma anche al comportamento illecito delle singole amministrazioni locali. La Provincia autonoma di Trento ha modificato i calendari venatori allungando la stagione di caccia alla cesena, mentre altre regioni, come la Calabria e l’Umbria, hanno ignorato le pronunce della giustizia amministrativa, continuando a consentire la caccia oltre i limiti imposti. La Puglia ha agito nuovamente all'ultimo minuto per modificare il calendario venatorio, permettendo la caccia ai tordi e alla beccaccia fino a fine gennaio, rendendo impossibile per le associazioni ambientaliste fare ricorso al Tar.
A peggiorare la situazione, si aggiungono le tendenze politiche che spingono verso una deregulation venatoria. Nonostante il fallimento della proposta di legge Bruzzone, che avrebbe allentato le restrizioni sulla caccia, alcuni parlamentari e membri del governo continuano a cercare modi per indebolire la legge 157/92, limitando la possibilità di ricorsi legali e spostando la tutela della fauna selvatica sotto il controllo del Ministero dell’agricoltura, anziché lasciarla nelle mani di enti indipendenti come l'Ispra.
In questo scenario, i cacciatori sembrano sempre più in grado di stabilire le proprie regole, al di sopra di ogni considerazione ambientale e giuridica, con rischi concreti per la protezione della fauna e degli ecosistemi italiani.
Nel frattempo, lo scorso novembre la Commissione europea ha trasmesso al Governo italiano il parere motivato nell’ambito della procedura d’infrazione in materia di controllo faunistico e mancato divieto all’utilizzo di munizioni contenenti piombo nelle zone umide. Una situazione che, in assenza di correttivi, vedrà il deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia e il relativo giudizio.