
Lo sbiancamento dei coralli della Grande barriera corallina ora è a livelli «catastrofici»

La Grande barriera corallina (Great barrier reef) si trova al largo della costa nord-orientale dell’Australia ed è la più vasta estensione di corallo nel mondo. È nella lista del patrimonio mondiale Unesco, ospita squali, tartarughe, oltre mille specie di pesci tropicali e in tutto il mondo è famosa anche perché dotata di una bellezza suggestiva visibile perfino dallo spazio. Ebbene, questo ecosistema ricco come pochi altri sulla Terra, sta risentendo in modo pesante del riscaldamento globale. Un team di scienziati marini dell’Università di Sydneyha condotto una serie di analisi nel corso del 2024, che è stato l’anno più caldo mai registrato, e ne ha ricavato una serie di dati allarmanti.
Lo studio, pubblicato su Limnology and Oceanography Letters, è stato condotto monitorando meticolosamente la salute di 462 colonie di coralli presso la stazione di ricerca della Grande barriera corallina dell'Università di Sydney a One Tree Island per un periodo di 161 giorni. I risultati hanno rivelato che il 66 per cento delle colonie è stato sbiancato entro febbraio 2024 e l’80 per cento entro aprile. Entro luglio, il 44 per cento delle colonie sbiancate era morto, con alcuni generi di coralli, come Acropora, che hanno registrato un tasso di mortalità sbalorditivo del 95 per cento.
La professoressa Maria Byrne, che ha coordinato il gruppo di lavoro, ha dichiarato: «I nostri risultati sottolineano l’urgente necessità di agire per proteggere le barriere coralline, che non sono solo punti caldi della biodiversità, ma anche cruciali per la sicurezza alimentare e la protezione costiera. La Grande barriera corallina meridionale, nonostante il suo status di protezione, non è stata immune all’estremo stress da calore, che ha innescato questo catastrofico evento di sbiancamento». La ricerca evidenzia anche la complessa interazione tra stress da calore, insorgenza di malattie e mortalità dei coralli.
Lo studio sottolinea che la rapida insorgenza dello sbiancamento e delle malattie nei coralli precedentemente considerati resilienti pone sfide significative per prevedere la futura composizione degli ecosistemi delle barriere coralline in un mondo in costante riscaldamento a causa dei gas serra prodotti dalle attività umane che ricorrono all’uso dei combustibili fossili.
La professoressa Ana Vila Concejo, coautrice dello studio e docente della School of Geosciences, ha dichiarato: «Questa ricerca è un campanello d’allarme per i responsabili politici e gli ambientalisti. La resilienza delle barriere coralline viene testata come mai prima d’ora e dobbiamo dare priorità alle strategie che migliorino la loro capacità di resistere al cambiamento climatico. I nostri risultati sottolineano la necessità di interventi di gestione immediati ed efficaci per salvaguardare questi ecosistemi». Le implicazioni di questa ricerca vanno oltre l’ecologia e la conservazione. Le barriere coralline forniscono infatti servizi essenziali alle comunità umane, tra cui la pesca, il turismo e la protezione costiera.
Mentre la Grande barriera corallina affronta crescenti minacce a causa dei cambiamenti climatici, lo studio richiede un approccio collaborativo alla conservazione che coinvolga comunità locali, scienziati e responsabili politici. La ricercatrice e coautrice dello studio Shawna Foo ha dichiarato: «Vedere gli impatti su una barriera corallina che ha in gran parte evitato lo sbiancamento di massa fino ad ora è devastante. Gli alti tassi di mortalità e malattia, in particolare in un’area così remota e incontaminata, evidenziano la gravità della situazione. Anche se lo stato altamente protetto della barriera corallina potrebbe non aver impedito gli impatti dell’ondata di calore, il suo ruolo nel facilitare la ripresa sarà da osservare».
