Sicilia, il Pd si schiera a favore per l’istituzione di un’area marina protetta a Capo Zafferano
Oggi i fondali siciliani di Capo Zafferano (PA) sono classificati come Zona speciale di conservazione (Zsc) per iniziativa dell’Unione europea, che nel 2019 ha conferito questo speciale statuto al tratto di mare prospiciente il Parco di Monte Catalfano.
Si tratta di un’area caratterizzata da uno degli ecosistemi più importanti e delicati del Mediterraneo, che custodisce una vasta prateria di Posidonia oceanica: anche per questo è nato un Comitato promotore per la costituzione di un’area marina protetta (Amp) a Capo Zafferano. Richiesta che viene adesso sposata anche dal Partito democratico.
«Il Monte Catalfano – spiega nel merito Annalisa Corrado, europarlamentare e responsabile Conversione ecologica del Pd – è esposto a fenomeni di dissesto idrogeologico, come frane e smottamenti che mettono a rischio la sicurezza delle comunità locali e la stabilità del territorio. Allo stesso tempo, l'ecosistema marino-costiero di Capo Zafferano è strettamente legato alla salute della prateria di Posidonia oceanica, che non solo rappresenta un rifugio vitale per molte specie marine, ma svolge anche un ruolo cruciale nella protezione della costa. Un approccio integrato di gestione del territorio e del mare è essenziale per salvaguardare la biodiversità, mitigare i cambiamenti climatici e garantire la sicurezza e lo sviluppo economico e sociale delle comunità locali. Episodi come quello del Bayesian, lo yacht che proprio in queste acque è affondato il 19 agosto dello scorso anno, non dovranno e non potranno più verificarsi. Lo scafo, lungo 56 metri, è ancora oggi a 50 metri di profondità di fronte a Porticello, con i serbatoi pieni di carburante e davanti a sé difficili procedure di estrazione. Una minaccia per l’intero ecosistema, cui sono già stati causati danni significativi».
Senza dimenticare che la creazione di una nuova Amp permetterebbe all’Italia di avvicinarsi di un passo all’obiettivo 2030, che prevede di avere il trenta per cento di territorio protetto sia a mare che a terra. Ad oggi la situazione non è così rosea: secondo i dati messi in fila da Greenpeace e Wwf in occasione della Cop16 sulla biodiversità, che si è svolta in Colombia due mesi fa, meno dell’1% delle aree marine italiane è protetto in modo efficace, mentre la superficie terrestre protetta si ferma al 21,68%. In quest’ultimo caso sembra che l’obiettivo del 30% possa essere alla portata dell’Italia, ma occorre mettere le cose nella giusta prospettiva: per raggiungere il target, in soli 5 anni il nostro Paese dovrebbe creare la metà delle aree protette terrestri che ha creato in oltre 100 anni.