Rivolta in Nuova Caledonia. La Francia dichiara lo stato di emergenza
Dopo la terza notte di scontri nella collettività francese di oltremare sui generis della Nuova Caledonia, il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron il 15 maggio ha decretato 2024 lo stato di emergenza con effetto immediato su tutto il territorio della Nouvelle-Calédonie – Kanaky e i ministro dell'Interno e dei Territori d'Oltremare Gérald Darmanin ha ordinato gli arresti domiciliari contro 5 presunti mandanti dei disordini e perquisizioni nelle case degli attivisti indipendentisti. Negli scontri sono morte 4 persone, compresi due agenti di polizia, uno dei quali ucciso da fuoco amico. L'Alto Commissariato francese per la Nuova Caledonia ha detto che «Più di 200 rivoltosi sono stati arrestati. Le persone hanno teso imboscate alle forze dell'ordine, il fuoco prolungato di fucili da caccia. Centinaia di persone, tra cui 64 poliziotti, sono rimaste ferite su una popolazione di circa 270.000 abitanti».
«Tutto sta bruciando, le persone non hanno letteralmente limiti, perché si sparano letteralmente a vicenda, non ho mai visto tanta violenza», ha detto all’ABC Olivia Iloa, studentessa della Nuova Caledonia. i Viali di palme della capitale Noumea, sono ricoperti di macerie, punteggiati da barricate improvvisate dagli abitanti e pattugliati da blindati. Nei comuni della Grand Nouméa è vietato ogni assembramento e su tutto il territorio della Nuova Caledonia sono stati proibiti il porto e trasporto di armi e la vendita di alcolici. L'aeroporto di La Tontouta rimane chiuso ai voli commerciali.
Gli arresti dei presunti capi della rivolta sono poi saliti a 10 e sembrano essere stati colpiti i militanti delle Cellule de coordination des actions de terrain (CCAT), che hanno appoggiato diverse proteste contro le autorità francesi sull’isola di Grand Nouméa e che Darmanin ha definito un "piccolo gruppo che si definisce indipendentista, ma invece commette saccheggi, omicidi e violenze.
Il Conseil National du Peuple Autochtone de Kanaky-Nouvelle-Calédonie – Inaat ne Kanaky ribatte e «Denuncia e condanna tutti gli atti di vandalismo ingiustificabili nonché le violenze con armi da fuoco perpetrate sulle strade pubbliche, confermate dallo stesso Alto Commissario e chiede l'immediata applicazione della Legge per l'arresto dei loro autori». Ma l’Inaat ne Kanky punta il dito contro i quelli che ritiene «I principali responsabili di questa situazione, che sono coloro che negano la legittimità del popolo indigeno Kanak nel proprio Paese e che agiscono impunemente per calpestarne la dignità. Il Consiglio Nazionale dei Capi di Kanaky offre il suo pieno appoggio al CCAT che, mobilitando negli ultimi mesi più di centomila persone di ogni età e provenienza per l’ordine e la disciplina a Nouméa e in tutto il Paese, ha dimostrato che è non un “gruppo terroristico” o un “gruppo mafioso” come alcuni leader politici vogliono farci credere».
Inaat ne Kanaky «Si rammarica che il governo francese, i 351 deputati che hanno adottato il progetto di legge costituzionale sullo scongelamento dell'elettorato, così come i leader politici della Nuova Caledonia, non prendano in considerazione l'opposizione della stragrande maggioranza del popolo Kanak di fronte allo scongelamento del corpo elettorate» e chiede ai leader politici di tutti i Partiti di agire per la pacificazione e di «Fare tutto il possibile, il prima possibile, per soddisfare i bisogni primari della popolazione».
Visto lo stato di emergenza decretato da Macron, Inaat ne Kanaky ha chiesto «L’assistenza delle autorità delle Nazioni Unite per garantire il rispetto del diritto internazionale in conformità con la Dichiarazione dei Diritti delle Nazioni Unite delle popolazioni indigene».
Il governo francese ha annunciato in un comunicato che «Lo Stato continua ad impiegare mezzi significativi per ripristinare l’ordine e garantire la protezione della popolazione. Pertanto, un ponte aereo tra la Francia e il territorio permetterà di trasportare rapidamente rinforzi della sicurezza interna, della sicurezza civile e militare, ma anche attrezzature per garantire che siano presi in considerazione i bisogni essenziali della popolazione«.
Sembra lo scenario di una rivolta anti-coloniale e per gli indipendentisti Kanaky sicuramente lo è. Nel territorio di oltremare dove la popolazione autoctona e i coloni francesi – diventati maggioranza – si confrontano duramente da anni sembrava essere stato trovato un equilibrio grazie a una semi-indipendenza e a una forte autonomia delle aree amministrate dai kanak, ma la riforma elettorale proposta da Parigi, che permetterebbe di votare anche ai cittadini francesi che risiedono in Nuova Caledonia da pochissimo tempo, ha rotto questo fragile equilibrio già reso precario dalla crisi delle miniere di nichel e dal diverso approccio di francesi e kanaki all’utilizzo delle risorse naturali e alla tutela dell’enorme ed unico patrimonio ambientale dell’arcipelago.
Le forze indipendentiste sostengono che consentire a più persone di votare diluirebbe il voto dei Kanak, che costituiscono ormai il 40% della popolazione. In Nuova Caledonia la sostituzione etnica che spaventa tanto la destra francese (e italiana) è già avvenuta, ma la hanno realizzata i francesi.
E' così che è (ri)cominciata una rivolta che covava sotto la cenere e che gruppi di rivoltosi indipendentisti – soprattutto giovani - per tre giorni hanno bruciato attività commerciali, dato fuoco ad auto, saccheggiato negozi e eretto barricate stradali. Il governo francese dice di essere intervenuto perché ormai la rivolta stava impedendo ai cittadini l’accesso ai medicinali e al cibo, Ma il governo autonomo della Nuova Caledonia ha detto le isole dispongono di scorte di cibo per due mesi e che il problema è la distribuzione.
Macron ha chiesto di «Mostrare la massima fermezza nei confronti dei saccheggiatori e dei rivoltosi» e dopo il governo francese ha imposto lo stato di emergenza che, secondo l'Alto Commissariato francese in Nuova Caledonia, sembra aver permesso, per la prima volta da lunedì, il ritorno a una situazione più calma nella Grand Nouméa.
Ma Macron ha anche Macron ha anche dovuto annullare una videoconferenza con i leader politici della Nuova Caledonia e fonti del governo francese hanno detto all’Associated Press che i politici filofrancesi e autonomisti/indipendentisti non vogliono parlare tra loro e che Macron avrà invece contatti individuali con loro.
La Pacific Conference of Churches si è schierata dalla parte di chi protesta con un comunicato nel quale si legge che «Le violenze che il Paese sta attualmente vivendo mettono ancora una volta in pericolo la dignità della vita di ogni essere umano presente nel territorio. Mentre preghiamo e chiediamo la cessazione della violenza, da tutte le parti, siamo anche consapevoli della realtà che ciò a cui abbiamo assistito, non solo negli ultimi giorni, ma nei mesi successivi all'inizio del pugno del governo francese che stringe più forte la gola del popolo Kanak mentre continua a piangere dal profondo del suo cuore per la propria esperienza di libertà, equità e fraternità. Non si può ignorare che lo scoppio della violenza è la manifestazione del dolore, del trauma e della frustrazione di una comunità i cui diritti indigeni e politici sono stati costantemente compromessi da un governo francese la cui retorica di essere una “nazione del Pacifico” è smascherata dai suoi Azioni».
Intanto, il governo francese non ha trovato di meglio che prendersela con l’Azerbaigian per l’interesse mostrato dal Paese petrolifero ex sovietico per i territori francesi d'oltremare, compresa la Nuova Caledonia, nonostante la grande distanza geografica e culturale.
Quando durante un’intervista France 2 TV gli è stato chiesto se l'Azerbaigian, la Cina e la Russia stessero interferendo in Nuova Caledonia, Darmanin ha risposto che «Questa non è una fantasia. E’ una realtà. Mi rammarico che alcuni leader indipendentisti caledoniani abbiano stretto un accordo con l'Azerbaigian. E’ indiscutibile».
Il portavoce del ministero degli Esteri dell'Azerbaigian, Ayhan Hajizadeh, ha detto che «Le accuse sono infondate. Rifiutiamo ogni collegamento tra i leader della lotta per la libertà in Caledonia e l’Azerbaigian».
L'Azerbaigian è sotto accusa da parte francese per aver invitato i separatisti dei territori francesi della Martinica, della Guyana francese, della Nuova Caledonia e della Polinesia francese a Baku per una conferenza nel luglio 2023 dove è stato creato il "Gruppo di iniziativa Baku" per sostenere «i movimenti di liberazione e anticolonialisti francesi. E proprio il Gruppo di iniziativa Baku ha pubblicato una dichiarazione in cui condanna la modifica proposta dal parlamento francese alla costituzione della Nuova Caledonia: «Siamo solidali con i nostri amici Kanak e sosteniamo la loro giusta lotta».