Il rischio estinzione delle specie aumenta notevolmente se superiamo la soglia di 1,5°C
Più aumenta la temperatura media globale, più specie scompariranno. Lo studio appena pubblicato sulla rivista scientifica “Science” non lascia spazio a dubbi. Il titolo è tanto semplice quanto esplicativo: «Estinzioni dovute al cambiamento climatico». A firmarlo è un ricercatore che lavora presso il dipartimento di Ecologia e biologia evolutiva dell’Università del Connecticut, il Centro di rischio biologico della stessa struttura statunitense e l’istituto di Scienze biologiche dell’Università di Aberdeen, nel Regno Unito. Nel testo si legge non solo che da quando le temperature sono salite al di sopra della media preindustriale, tra gli anni ’60 e ‘70, sono state certificate come dovute al cambiamento climatico una ventina di sparizioni di specie animali. Una serie di analisi iniziate dieci anni fa ha evidenziato che la percentuale di estinzione attribuite al riscaldamento globale è aumentata del 4% per decennio e che danni incalcolabili per la biodiversità saranno inevitabili con il superamento della soglia di 1,5°C: a temperature medie maggiori di questa temperatura limite, evidenzia lo studio, dovremo dire addio a un terzo delle specie presenti sulla Terra, con quelle presenti nelle regioni più vulnerabili che saranno drasticamente ridimensionate.
Tra le specie già colpite dal riscaldamento globale ci sono insetti e mammiferi, anfibi e volatili, coleotteri a roditori, come il curculionide di Fort Ross e il melomide di Bramble Cay, entrambi probabilmente estinti a causa dell’innalzamento del livello del mare, gli uccelli delle Hawaii colpiti dall’aumento delle temperature che ha esteso la malaria aviaria a quote più elevate, gli anfibi infettati dalla Chytridiomycosis e da altri tipi di funghi proliferati in alcune parti del pianeta a causa del maggior caldo. La maggior parte di queste estinzioni associate ai cambiamenti climatici, si legge nello studio ricco di grafici e tabelle, ha riguardato specie appartenenti a ecosistemi insulari, montani e d’acqua dolce. Viene anche sottolineato che il riscaldamento globale ha svolto un ruolo subordinato e talvolta controverso rispetto alle minacce tradizionali, come la perdita di habitat e le specie invasive, ma viene anche aggiunto che a differenza di altre minacce, il cambiamento climatico può infiltrarsi negli habitat più incontaminati, annullando l’efficacia delle aree protette.
L’autore sottolinea anche che la perdita del 5% delle specie sarebbe dannosa, se non catastrofica, per la biodiversità, gli ecosistemi e le persone che dipendono da essi. E che la soglia di 1,5°C manterrebbe le minacce di estinzione al di sotto del 2%, ma questo non vorrebbe dire che il quadro diventi più tranquillo: l’estinzione rappresenta solo il punto finale dell’esistenza di una specie e anche quando si evita questo fenomeno deleterio, il calo del numero dei soggetti appartenenti a una determinata famiglia e la riduzione delle aree in cui si muovono possono avere un forte impatto su molte altre specie, compresi gli esseri umani. Sulla base delle informazioni attuali, si legge nel testo, gli animali più a rischio sono spesso anfibi, vivono in ecosistemi d’acqua dolce, insulari o montani, hanno un raggio di movimento ridotto e per la maggior parte vivono in Sud America, Australia e Nuova Zelanda.
Per arrivare a queste conclusioni, l’autore dell’articolo pubblicato su “Science” ha sintetizzato 485 studi e più di 5 milioni di proiezioni, per produrre una valutazione quantitativa globale delle estinzioni dovute ai cambiamenti climatici. «Con una maggiore certezza – si legge – questa meta-analisi suggerisce che le estinzioni accelereranno rapidamente se le temperature globali supereranno 1,5°C. Lo scenario di massima emissione minaccerebbe circa un terzo delle specie, a livello globale. Gli anfibi, le specie degli ecosistemi montani, insulari e d’acqua dolce e le specie che abitano il Sud America, l’Australia e la Nuova Zelanda sono le più minacciate. In linea con le previsioni, il cambiamento climatico ha contribuito ad aumentare la percentuale di estinzioni globali osservate dal 1970. Oltre a limitare i gas serra, individuare quali specie proteggere per prime sarà fondamentale per preservare la biodiversità fino a quando il cambiamento climatico antropogenico non sarà fermato e invertito».