L’ 83% degli italiani che vive in aree rurali è contrario alla caccia
Nel novembre 2023 Eurogroup for Animals, la coalizione europea delle associazioni di tutela degli animali della quale fa parte anche LAV, ha commissionato a Savanta una ricerca sulla percezione della caccia fra i cittadini europei residenti nelle zone rurali in Germania, Francia, Spagna, Olanda, Italia, Belgio, Polonia, Danimarca, Svezia e Romania.
Si tratta, come hanno dimostrato tutte le recenti elezioni delle aree dove la destra raccoglie le maggiori percentuali di voti e dove i partiti sovranisti e tradizionalisti puntano soprattutto – come avviene in Trentino e Süd Tirol sull’uccisione di lupi e orsi per salvaguardare proprio l’economia rurale. Ma la Lave evidenzia un altro aspetto: «Le risposte assumono quindi un peso particolarmente rilevante perché sono si tratta di chi è più esposto ai soprusi, ai pericoli e all’invadenza dei cacciatori».
Per Massimo Vitturi, responsabile animali selvatici LAV, «i dati emersi dalle interviste effettuate sui cittadini italiani sono importanti e confermano la consolidata contrarietà degli italiani alla caccia e assumono ancora più rilevanza perché riferiti esclusivamente a cittadini che vivono in aree rurali, cioè proprio dove la caccia è maggiormente radicata».
E i risultati sono sorprendenti, visto che confermano la netta contrarietà degli italiani – emersa in altri sondaggi generali – verso la caccia ma rivelano che «Ben l’83% degli italiani desidera che vengano studiati e applicati sistemi non letali e non cruenti per la gestione delle popolazioni di animali selvatici, manifestando così la netta contrarietà all’utilizzo dei fucili dei cacciatori».
E così gli italiani che hanno mandato al governo Fratelli d’Italia e la Lega ex Nord (ma anche Forza Italia non scherza) che si contendono a chi la spara più grossa i voti dei cacciatori, gli stessi italiani che hanno riconfermato presidenti di Regione e Province autonome che hanno dichiarato guerra agli orsi e ai lupi ed eterna amicizia alle doppiette, gli stessi italiani che probabilmente daranno la loro preferenza a candidati con il fucile nei manifesti elettorali, condannano, come dice la LAV, «Senza esitazioni la caccia, relegandola tra le attività crudeli e intollerabili».
Per il 49% degli italiani che vivono nelle zone rurali i cacciatori sono molto più pericolosi dei lupi e orsi che la destra italica vorrebbe sterminare, infatti affermato di non sentirsi sicuro nell’uscire di casa durante la stagione di caccia, a fronte di solo il 24% che invece dichiara di non essere preoccupato.
La LAV sottolinea con soddisfazione un altro dato che ritiene rilevante: «Ben il 79% dei cittadini italiani considerare gli animali selvatici esseri senzienti che dovrebbero essere protetti. Una posizione che prende così le distanze dalle recenti, assurde e antiscientifiche dichiarazioni del ministro Lollobrigida secondo il quale solo gli esseri umani dovrebbero essere considerati tali. Anche in questo caso il nostro Paese raggiunge il primato europeo relegando così le considerazioni di Lollobrigida all’espressione di una risicata e retrograda minoranza, come quella dei cacciatori, la lobby spudoratamente coccolata dal ministro».
Però il Partito di Lollobrigida è ancora in testa nei sondaggi e, se la matematica non è un’opinione, tra i suoi elettori ci sono anche un po’ di quelli che considerano gli animali esseri senzienti.
E lo stesso vale per una bella fetta del 76% dei cittadini italiani che ritiene che sia più importante la tutela della biodiversità e il benessere degli animali rispetto al mantenimento delle tradizioni venatorie e del 72% che si dichiara contrario alla caccia nei confronti di animali nati e allevati in cattività, come le decine di migliaia di lepri e fagiani “pronta caccia” che ogni anno i cacciatori italiani rilasciano sul territorio solo per sparare addosso a qualcosa che si muove nei giorni di caccia.
Ha quindi ragione la LAV quando dice che «Il quadro è quindi chiaro e definito: gli italiani sono nettamente contrari alla caccia e a ogni altro abuso nei confronti degli animali selvatici, detenendo addirittura un primato a livello europeo per volontà di tutela». Ma forse non ha del tutto ragione quando conclude che «I politici che in questi giorni si sperticano in lodi e accondiscendenze nei confronti del mondo venatorio nella speranza di raggranellare qualche voto in vista delle prossime elezioni europee, sono intollerati proprio in quelle aree rurali dove si concentrano i cacciatori. La caccia è un relitto sociale senza futuro del quale dobbiamo liberarci il prima possibile, uccidere gli animali per divertimento è sintomo di una società malata».
Tutte le e ultime elezioni dimostrano che tra l’essere contrari alla caccia e non votare un fan sperticato della caccia selvaggia non c’è automatismo, altrimenti i gruppi parlamentari della destra sarebbero dimezzati e nelle regioni e nelle Province autonome ci sarebbero altre maggioranze.
Certamente gioca a favore dei candidati pro-caccia selvaggia la scarsa attenzione dell’opposizione a un tema che la esporrebbe alla rappresaglia elettorale di una lobby venatoria sempre meno numerosa ma ancora potente, ma i politici col fucile possono anche contare sul fatto che l’elettorato italiano evidentemente ama gli animali ed è contrario alla caccia, ma quando va a votare si fa convincere soprattutto da altre cose – magari dalla caccia al migrante e al povero – e l’amore per gli animali passa in seconda fila e non si trasforma in voto sulla scheda elettorale.
Tra il dire in un sondaggio e il fare in cabina elettorale c’è di mezzo il voto.