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Il Ppe vota con la destra, rinviato il regolamento Ue contro la deforestazione. Il Pse: «Saltata la maggioranza Ursula»

La motivazione diffusa da Strasburgo: tempo in più per consentire alle imprese di prepararsi meglio alle nuove regole. Il Wwf: «Lo slittamento di 12 mesi e l’introduzione di una categoria di Paesi a “rischio inesistente” indeboliscono l’efficacia del provvedimento»
 |  Natura e biodiversità

Dopo aver guidato i negoziati e votato a favore del Regolamento contro la deforestazione (Eudr) nel 2023, oggi gli europarlamentari del Partito popolare europeo (Ppe), inclusi gli italiani di Forza Italia, hanno votato insieme ai gruppi di destra a favore del rinvio di un anno delle nuove misure che mirano a garantire che i prodotti venduti in Ue non provengano da terreni disboscati. Una decisione duramente contestata dai banchi del Pse:: «È saltata la maggioranza Ue».  I parlamentari aderenti al gruppo S&D attaccano il gruppo del Ppe che con «l'estrema destra ha indebolito» il regolamento sulla deforestazione, un segnale che deve essere considerato «una significativa battuta d''arresto» rispetto agli impegni ambientali. I Verdi parlano di «sventramento» del regolamento. E anche in Italia vengono mosse dure critiche nei confronti dei popolari europei e dei partiti italiani che ne fanno parte.

«Con una mossa trasformista si sono schierati con l’estrema destra per indebolire uno dei provvedimenti principali del Green Deal europeo», denuncia il Wwf Italia. Per l’associazione ambientalista, il cambio di rotta dei popolari è gravissimo«va contro le foreste e la natura in un momento decisivo a livello europeo e internazionale nella lotta al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità». La decisione di avallare lo slittamento, sottolinea tra l’altro il Panda, «danneggia gravemente anche la competitività delle numerose imprese italiane ed europee che hanno già adattato i loro piani aziendali al Regolamento e agli obblighi di due diligence».

Il rinvio di 12 mesi è stato approvato dl Parlamento europeo con 371 voti favorevoli, 240 contrari e 30 astensioni. Come viene sottolineato in una nota diffusa dall’ufficio stampa dello stesso Europarlamento, «in risposta alle preoccupazioni espresse dai Paesi dell’Ue, da Paesi terzi, da commercianti e da operatori sull’impossibilità di rispettare pienamente le norme se applicate a partire dalla fine del 2024 come previsto», la Commissione aveva proposto di posticipare di un anno la data di applicazione del regolamento sulla deforestazione. C’è però anche quest’altro punto segnalato dagli uffici di Strasburgo che viene criticato, e cioè che il Parlamento europeo ha anche «adottato una serie di emendamenti che introducono una nuova categoria di paesi che "non presentano alcun rischio" in materia di deforestazione, in aggiunta alle tre categorie esistenti di rischio "basso", "standard" e "alto". I paesi classificati come "senza rischio", definiti come paesi con uno sviluppo stabile o crescente delle aree forestali, sarebbero soggetti a requisiti significativamente meno rigorosi».

Così viene «annacquato il Regolamento», denuncia il Wwf Italia, perché gli emendamenti più dannosi stati adottati con il sostegno dei gruppi di estrema destra: «In particolare, l’introduzione di una categoria di Paesi "a rischio zero" (compresi tutti gli Stati membri dell’Ue) esenterebbe le aziende dai controlli in questi Paesi, aprendo la porta ad abusi di vasta portata». Dante Caserta, responsabile Affari legali e istituzionali dell’associazione ambientalista dichiara: «Oggi il Ppe ha tradito i suoi impegni nei confronti dell’ambiente, dei cittadini europei e delle imprese virtuose che hanno investito nell’adeguamento alla Deforestation Law. Schierandosi con le forze anti-europeiste e negazioniste sul cambiamento climatico, gli europarlamentari del Poe e di Forza Italia hanno anteposto il tornaconto politico alla tutela ambientale. Quello di oggi è un gravissimo precedente per la legislatura appena iniziata e fa crescere le preoccupazioni per uno smantellamento della normativa ambientale europea. Ora la Presidente von der Leyen è ad un bivio: deve decidere se proteggere il Green deal, che lei stessa ha promosso, o schierarsi con chi puntualmente si oppone a qualsiasi normativa ambientale». 

Redazione Greenreport

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