Difendere l’Ispra solo quando conviene?
Nei giorni scorsi alcuni autorevoli docenti ed esperti di fauna selvatica hanno scritto una lettera al presidente del consiglio in “difesa dell’ISPRA”, secondo i firmatari oggetto di “pesanti quanto ingiustificate critiche da parte di Associazioni venatorie ed aziende di settore”.
Un articolo uscito l’8 novembre scorso a firma di Alberto Marzocchi sul Fatto quotidiano, parla della lettera evidenziando dichiarazioni di parlamentari della Lega e di Fratelli d’Italia che condividerebbero giudizi che parlano di un taglio non scientifico, ma “da animalisti” dell’istituto. Sempre nello steso articolo, si riporta la presa di posizione della capogruppo di AVS alla camera, Luana Zanella, che ha presentato un’interrogazione al presidente del consiglio, esprimendo “una sincera e profonda preoccupazione” per gli attacchi ad ISPRA schierandosi per la sua difesa.
Personalmente, condivido la necessitò di tutelare e riconoscere il ruolo dell’ISPRA. L’istituto ha al suo interno uno straordinario patrimonio di ricercatori e scienziati, in molti casi riconosciuti nei rispettivi settori a livello mondiale e rappresenta un patrimonio del nostro Paese.
Il confronto politico che ne scaturisce mi porta a fare delle considerazioni. Mi domando
se chi difende (giustamente) ISPRA per i pareri che da sui calendari venatori è disponibile a fare lo stesso quando l’Istituto esprime pareri favorevoli per l’eradicazione del Daino nel parco nazionale del Circeo o nella Pineta di Classe e nel bosco della Mesola per tutelare il cervo italico, del Muflone all’isola del Giglio, dello scoiattolo grigio in molte zone d’Italia, del Castoro in Italia centrale, per rimuovere alcuni orsi problematici in Trentino o per l’abbattimento di qualche lupo. Oppure quando esprime parere favorevole al calendario venatorio della regione Abruzzo per quanto riguarda la caccia al Cervo.
In buona sintesi ISPRA è attaccata dal mondo venatorio più oltranzista che trova poi degli sponsor politici, poi anche dagli animalisti più viscerali, talvolta con illazioni molto pesanti. Nel primo caso trova qualcuno che difende l’istituto, nel secondo no. Ovviamente parlo della politica, non della scienza che in entrambi I casi è abbastanza unanime.
Accusare l’ISPRA di essere “animalista” o “filo-venatoria” a seconda di quale “tifoseria” si rappresenta è egualmente ridicolo.
Due giorni fa, parlando con un mio amico convenivamo che ognuno di noi ha delle cose che sente di più come importanti e sulle quali basa anche le sue scelte politiche. Forse non sono le più importanti in assoluto, ma individualmente possono avere un forte peso. Riconosco che la sanità o l’occupazione possano essere più importanti della tutela dell’ambiente e della biodiversità in particolare (anche se avendo modo di sviluppare l’argomento si potrebbe vedere come sono fortemente collegate). Però è una cosa alla quale io ho dedicato tutta la mia vita professionale e quindi per me, ribadivo all’amico, nel dare consenso ad una forza politica, come si comporta su queste tematiche è fondamentale.
E che posizioni dovrebbe avere una forza politica per avere la mia condivisione? Facile spiegarlo, nella tutela della biodiversità non fare chiacchiere di convenienza, ma stare sempre dalla parte della scienza.
E, utilizzando le cose che dicevo prima è facile spiegare come: stare sempre con ISPRA, sia quando scrive che non si può prolungare la stagione venatoria a certe specie, sia quando scrive che si può cacciare il cervo in Abruzzo.
La domanda successiva ed ultima del mio amico era “ e quale è la forza politica italiana che ti sembra avere queste posizioni?”.
La mia risposta è stata semplice ed immediata: nessuna.