Il Parco foreste casentinesi alla prova del nuovo presidente. Legambiente: «Chiediamo una figura di alto profilo per rilanciare l’area protetta»
Il Parco nazionale delle Foreste casentinesi, Monte Falterona e Campigna è stato uno dei primi parchi istituiti dopo la legge 394/1991, esattamente nel luglio del 1993: in 31 anni è cresciuto in quanto a notorietà e flussi di visite ma «non abbastanza come motore di promozione delle attività sostenibili e della transizione ecologica e non è ancora riuscito a varcare i suoi originari confini amministrativi».
Per questo la più diffusa associazione ambientalista sul territorio nazionale, Legambiente, ora che s’avvicina la nomina del nuovo presidente del Parco chiede che la scelta ricada su un «profilo di alto livello che possa rilanciare l’area protetta e fare di più per la transizione ecologica dei territori montani».
Secondo il Cigno verde la nomina del nuovo presidente è molto importante per molteplici ragioni: in primis il contrasto alla crisi climatica da realizzare attraverso la difesa della biodiversità, migliorando la capacità dei territori di ridurre le emissioni climalteranti. Anche perché le gravi alluvioni che si sono susseguite in Romagna richiedono un assetto del territorio appenninico più resistente agli eventi climatici presenti e futuri e le foreste hanno bisogno di una gestione programmata e pianificata. Inoltre, serve valorizzare la montagna tosco-romagnola a rischio spopolamento e marginalità, come opportunità di vita e di lavoro innanzitutto per le persone giovani che scelgono di restare.
Per tutte queste ragioni la scelta del nuovo presidente deve essere fatta dal ministro Pichetto insieme alle due Regioni – Toscana ed Emilia Romagna – attraverso un percorso trasparente e partecipato che metta al centro gli obiettivi di rilancio dell’Ente, senza badare ad appartenenze di tipo politico.
«Legambiente – concludono gli ambientalisti – si adopererà in tutte le sedi affinché l’amministrazione del Parco si confronti con il mondo associativo interessato prima di esprimere le sue proposte. Per il vero rilancio del parco serve un vasto consenso sugli obiettivi futuri e insieme a questi sulla persona da nominare, che auspichiamo sia donna e giovane, che dovrà guidare l’Ente per i prossimi cinque anni e superare la visione che ai vertici dei parchi debbano andare pensionati, sindaci in carica e/o sempre uomini. Può essere un’occasione per invertire una narrazione recente che ha visto il Ministero imporre nomine che rispondono con proposte rivendicative e localistiche che non fanno bene al rilancio di un’area protetta».