Il Consiglio di Stato alla Regione Lazio: stop alla distruzione del Lago di Vico
Dopo che il Consiglio di Stato si è pronunciato sul loro l’appello per la salvaguardia del Lago di Vico, ClientEarth e Lipu parlano di «Una sentenza rivoluzionaria per l’Italia, ma che potrebbe avere importanti riflessi per future cause legali sulla biodiversità in Europa».
Infatti, il Consiglio di Stato ha ordinato alla Regione Lazio di agire immediatamente per contrastare” la distruzione di un habitat protetto e ha concesso alla Regione guidata dalla Destra 6 mesi di tempo per adottare le misure necessarie per salvare gli habitat protetti del lago.
ClientEarth e Lipu ricordano che «Si tratta del terzo atto di una serie di ricorsi presentati dalle ONG: con quest’ultimo il Consiglio di Stato, con sentenza definitiva e non più appellabile, ha giudicato la Regione Lazio in palese violazione del suo obbligo giuridico di salvaguardare il lago di Vico – sito naturale protetto e fonte di acqua potabile – dal pericoloso inquinamento causato dalla coltivazione intensiva di nocciole che viene effettuata nella zona. La Corte aveva già condannato le autorità dopo che i residenti dell’area erano stati privati dell’acqua potabile a causa del medesimo inquinamento. L’accumularsi nel lago di fertilizzanti utilizzati nelle coltivazioni intensive di nocciole ha favorito la proliferazione di alghe rosse, e creato un ambiente nocivo sia per la natura sia per gli abitanti, avendo reso l’acqua – normalmente bevuta nelle vicine Ronciglione e Caprarola – non potabile. Il Tribunale ha riconosciuto che le autorità erano a conoscenza di questo problema da lungo tempo, ma non hanno agito».
Negli ultimi 50 anni la produzione di nocciole è aumentata in tutta la regione Lazio. Dal 2018, il Gruppo Ferrero (noto per la produzione di cioccolato e prodotti dolciari come la Nutella) ha investito pesantemente nella regione per aumentarne la produttività, diventando il principale acquirente del prodotto nocifero laziale.
Le attività agricole intensive hanno portato ad un aumento dell’uso di fertilizzanti e pesticidi, che si riversano nel lago, incidendo sulla qualità dell’acqua e deteriorando il suo habitat. Un eccesso di sostanze nutritive nel lago può innescare un processo noto come eutrofizzazione, che porta alla crescita massiccia di alghe. Le alghe risucchiano tutto l’ossigeno dall’acqua, soffocando di fatto la vita nel lago.
Nel lago di Vico si verificano proliferazioni di alghe rosse che, oltre a sottrarre ossigeno al lago, rilasciano sostanze chimiche cancerogene e tossiche che non possono essere eliminate naturalmente. Le tossine sono dannose per l’ambiente e per la salute delle persone e, se ingerite, possono causare malattie nell’uomo.
L’acqua del lago, che normalmente serve per l’approvvigionamento di acqua potabile, è stata quindi classificata dall’amministrazione pubblica come non potabile.
Le autorità non hanno individuato una fonte alternativa di acqua potabile per gli abitanti di Ronciglione e Caprarola. I residenti continuano quindi a ricevere l’acqua nelle loro case, ma non possono consumarla direttamente.
Gli impatti ambientali e sanitari della coltivazione intensiva di nocciole non sono un caso isolato e circoscritto al lago di Vico, ma diffusi in tutta la regione. Anche il lago di Bolsena – il più grande lago vulcanico d’Europa e una popolare destinazione turistica – soffre dell’inquinamento agricolo, che ha iniziato a degradare l’ambiente e la qualità dell’acqua.
Nel giugno 2022, ClientEarth e Lipu avevano inviato lettere di diffida alle pubbliche amministrazioni della Regione Lazio e dei Comuni di Ronciglione e Caprarola, nonché alle Autorità di gestione del servizio idrico, chiedendo che gli obblighi comunitari e nazionali venissero rispettati. I gruppi ambientalisti avevano ricevuto risposta dalla Regione Lazio in merito alle violazioni della Direttiva Habitat e dalla ASL in merito al mancato rispetto della Direttiva sull’acqua potabile. Tuttavia, ClientEarth e Lipu-BirdLife Italia avevano trovato queste risposte insoddisfacenti. La Regione Lazio, autorità competente rispetto all’applicazione della Direttiva UE sui nitrati, non aveva infatti risposto alla lettera delle ONG, mentre le preoccupazioni del gruppo sulla qualità dell’acqua potabile erano state ignorate sia dai Comuni che dai responsabili del servizio idrico.
A seguito di queste risposte insoddisfacenti, nell’ottobre 2022 i gruppi ambientalisti hanno portato le autorità in tribunale. Nel febbraio 2023, il TAR Lazio ha dato ragione alle organizzazioni, ordinando alle autorità di conformarsi alla direttiva sui nitrati. A seguito della sentenza, le autorità hanno avviato il processo di creazione di una Zona Vulnerabile ai Nitrati nell’area. Parallelamente, tuttavia, il TAR ha respinto l’azione legale dei gruppi ambientalisti contro il mancato rispetto da parte delle autorità della Direttiva sull’acqua potabile e della Direttiva Habitat dell’UE.
Nel maggio 2023, ClientEarth e Lipu, rappresentati dallo studio legale Ambientalex, hanno presentato due distinti appelli contro le sentenze negative del tribunale. A settembre si è tenuta l’udienza finale. In ottobre, il Consiglio di Stato ha stabilito che le autorità non abbiano rispettato la direttiva sull’acqua potabile. Questa sentenza del Consiglio di Stato ha oggi riconosciuto definitivamente la continua violazione della Direttiva Habitat da parte delle autorità.
Secondo Francesco Maletto, avvocato di ClientEarth, «Questa sentenza chiarisce una volta per tutte: protetto significa protetto. Le autorità non possono stare a guardare e permettere che l’agricoltura intensiva degradi in modo irreversibile questo importante territorio. Il tribunale si è spinto più in là di quanto fatto in precedenza, non solo chiedendo alle autorità di porre fine ai comportamenti dannosi, ma anche di invertirne la rotta. Si tratta di una svolta per il diritto della biodiversità in Italia».
Giorgia Gaibani, responsabile Natura 2000 e tutela del territorio della Lipu, sottolinea che «Il mancato rispetto della Direttiva Habitat, ha dichiarato , sta provocando la distruzione dei fragili habitat del lago, compresi i terreni necessari alla coltivazione delle preziose nocciole italiane. Questo modo insostenibile di fare agricoltura comprometterà la capacità della natura di provvedere negli anni a venire, come sempre ha fatto, alle comunità del luogo».
ClientEarth e la Lipu aggiungono che «Il lago di Vico non è solo un bel lago, ma un perfetto esempio di come uomo e natura siano interdipendenti. Gli habitat protetti stanno venendo distrutti e interi paesi privati di acqua potabile senza chiare alternative. Le autorità devono ora dare seguito alla sentenza del tribunale e intraprendere azioni immediate per rimediare ai danni causati al lago dalla prolungata negligenza delle autorità».
In aggiunta a questa recente sentenza del Consiglio di Stato, ClientEarth e Lipu hanno già contestato in giudizio, con successo, la mancata adozione da parte delle autorità – e, in particolare, della Regione Lazio – di misure efficaci per risolvere la crisi della potabilità delle acque e per ridurre i livelli di nitrati nocivi, come richiesto dalla normativa tanto europea quanto nazionale. Alla Regione Lazio è stato ordinato di creare una Zona Vulnerabile ai Nitrati e di adottare misure per il risanamento dell’acqua.