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Agricoltura, il Wwf: «Prima responsabile della perdita di biodiversità e del 7,8% di emissioni»

In occasione della giornata nazionale del 10 novembre, l’associazione critica la «retorica del ministro Lollobrigida» e invita a sostenere «i modelli virtuosi promossi da una minoranza di agricoltori»
 |  Natura e biodiversità

Il 10 novembre è la giornata mondiale dell’agricoltura, e il Wwf Italia chiama a testimone i dati ufficiali della scienza che, sostiene l’associazione ambientalista, «contraddicono la retorica delle Associazioni agricole e del ministro Lollobrigida». Spiega in una nota il Panda: «Oggi l’agricoltura in Italia è la prima causa del cattivo stato di conservazione di habitat e specie selvatiche, inquina le acque, l’aria e il suolo. Ci sono però modelli virtuosi che vanno promossi e sostenuti per fare in modo che l’attuale minoranza di agricoltori veri custodi dell’ambiente, del territorio e della natura diventi maggioranza, riconoscendo il giusto valore del lavoro e dei prodotti agricoli».

Mettendo in fila una serie di elementi, il Wwf Italia ricorda che la Legge 24 del 28 febbraio 2024 relativa a “Disposizioni per il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e per l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura” indica la seconda domenica di novembre come la giornata nazionale per far conoscere il ruolo fondamentale dell’agricoltura nella tutela dell’ambiente. «La narrativa delle maggiori Associazioni agricole (Coldiretti, CIA, Confagricoltura) e dell’attuale ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida vorrebbe accreditare in modo generico l’agricoltore come il vero ambientalista, custode dell’ambiente e del territorio. Una retorica smentita però dalla scienza che da anni segnala come il modello dominante di agricoltura rappresenti un problema per l’ambiente».

Ricorda il Wwf che i monitoraggi ambientali confermano che l’agricoltura è la prima causa di perdita della biodiversità in Italia, responsabile tra l’altro dell’inquinamento delle acque, dell’aria e del suolo, e del 7,8% delle emissioni totali di gas serra a livello nazionale e del 22% a livello globale. «La Legge n. 24/2024 fornisce quindi una visione distorta dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio», scrive il Panda. L’annuario dei dati ambientali 2023 dell’Ispra pubblicato il 21 ottobre 2024, aggiunge l’associazione ambientalista non lascia dubbi: in un passaggio di quel documento si dice infatti che «il grande problema della produzione del cibo è la competizione con la natura selvatica per una risorsa fondamentale: il territorio. Per fare agricoltura bisogna infatti eliminare un ecosistema naturale, con le sue piante e i suoi animali, e sostituirlo con un ambiente artificiale, semplificato, che va poi difeso dai tentativi della natura di riprenderne possesso con l’aratura e l’uso di pesticidi ed erbicidi. Dopo il raccolto, va ripristinata la fertilità del suolo con i fertilizzanti». 

L’errore che si continua a commettere, secondo il Wwf Italia, è parlare di agricoltura al singolare perché in realtà esistono diversi modelli di agricoltura, più o meno sostenibili. «Il modello intensivo dominante, adottato dalla maggioranza degli agricoltori italiani e che interessa oltre l’80% della superficie agricola utilizzata (Sau) dipende dalle sostanze chimiche di sintesi e da una pesante meccanizzazione che degrada il suolo, con l’obiettivo di massimizzare le produzioni. Meno del 20% della Sau è gestita con pratiche che rispettano i principi dell’agroecologia. Gli agricoltori che possono pertanto definirsi veramente custodi dell’ambiente e della natura nel nostro Paese sono ancora una minoranza».

 Celebriamo l’agroecologia, è la conclusione del Panda, ma quella amica della natura. «Bene, quindi, le celebrazioni di un settore importante come quello agricolo da cui dipendono tanti lavoratori e la nostra alimentazione, ma se si vuole attuare una vera transizione ecologica per raggiungere gli obiettivi indicati dalle Strategie europee del Green deal si deve celebrare chi già attua pratiche produttive a basso impatto ambientale basate sull’agroecologia. Non tutta l’agricoltura è nemica della natura: alcuni sistemi quali l’agricoltura biologica, biodinamica, rigenerativa e altri modelli coerenti con i principi dell’agroecologia definiti dalla Fao, hanno un ruolo positivo per la conservazione della biodiversità e la riduzione dell’inquinamento e del degrado ambientale, con il ripristino della capacità degli habitat agricoli di fornire servizi ecosistemici (aria, acqua e suolo sani e puliti) e quello di regolazione del clima locale e di mitigazione dei cambiamenti climatici globali». 

Al tempo stesso, per il Wwf Italia, si deve procedere al giusto riconoscimento del valore del lavoro e dei prodotti agricoli. Questo è un aspetto fondamentale della transizione ecologica dei sistemi agroalimentari se non si vuole farne ricadere i costi sulle spalle dei soli agricoltori, l’anello più debole della filiera dal campo alla tavola. In particolare, i gestori delle piccole aziende agricole rischiano di essere strumentalizzati dalle grandi corporazioni agricole, che controllano i mezzi tecnici in agricoltura e che sono legate alle lobby delle fonti fossili, per l’energia, i pesticidi e i fertilizzanti, opponendosi a qualsiasi percorso per una reale sostenibilità.

«Non basta una legge per superare le criticità dell’attuale modello dominante di agricoltura, soprattutto perché questa è sì responsabile della perdita di biodiversità e del cambiamento climatico, ma ne è al contempo la prima vittima, come dimostrano le continue richieste di dichiarazione di stato di calamità naturale per siccità o alluvioni». Per il Panda, «serve piuttosto un maggiore impegno per la transizione ecologica dei sistemi agroalimentari e per il sostegno all’agroecologia, perseguendo tutti gli obiettivi delle Strategie europee “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, che purtroppo il nostro governo e le maggiori Associazioni agricole continuano a osteggiare».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.