Bertucce sull’orlo dell’estinzione: gli uomini ne sono attratti e allo stesso tempo le temono
Le bertucce del Marocco, scimmie del Vecchio mondo, appartenenti alla famiglia dei Cercopitecidi, vivono sui monti del Medio Atlante nel Nord del Marocco. Un’altra popolazione più isolata vive invece nell’Alto Atlante a sud di Marrakech.
L’Atlante è una catena montuosa che si estende per 2500 km dall’Anti Atlante nel sud del Marocco fino alla Tunisia, passando per l’Algeria del Nord (Atlante Telliano).In Algeria le bertucce si trovano nella zona di Jijel a nord-est del Paese, quindi molto lontane dalle loro consorelle marocchine e anch’esse sono ridotte al lumicino, nonostante siano molto resistenti ai cambiamenti ambientali e climatici. Vengono scacciate e spesso anche uccise, soprattutto dai pastori e dagli abitanti del luogo, eppure sono scimmie piuttosto tranquille, non invadenti e non competono praticamente con nessun’altra specie animale incluso l’uomo.
Con una piccola comunità le bertucce si trovano anche a Gibilterra, quindi in Europa, ma qui la specie non è autoctona. Sullo scoglio di Gibilterra, territorio britannico, nei pressi del castello, vennero importate dagli inglesi nei secoli scorsi, ma non si capisce bene per quale ragione. Oggi sono diventate un’attrazione turistica e i turisti purtroppo si comportano molto male con loro, come d’altra parte fanno tutti i turisti del mondo con gli animali selvatici e queste scimmie, come tutte le scimmie senza nessuna eccezione, sono animali selvatici. Gli uomini ne sono attratti e allo stesso tempo le temono. Gettano loro del cibo di ogni tipo, persino caramelle, che non fanno bene alla loro salute, ma a quanto pare nessuno se ne preoccupa. In Marocco gli spettacoli in cui sono coinvolte le bertucce, vestite all’uopo come dei pagliacci, sono frequentissimi, come capita di vedere nella famosa piazza Jamaa el Fna di Marrakech.
In Algeria nessuno si preoccupa della salvaguardia dei pochi individui ancora rimasti che, tra l’altro vivono in una piccola foresta attraversata da una strada larga e pure asfaltata. Spesso gli automobilisti si fermano, aprono il finestrino e gettano loro ogni sorta di avanzo di cibo. Questo ha creato una sorta di dipendenza alimentare da parte di questi animali che poi non si spostano più dal luogo dove è avvenuto l’incontro con gli umani e per questo vanno incontro a malattie, molto spesso trasmesse dall’uomo e dai suoi alimenti.
Tutto ciò sta portando le bertucce alla totale estinzione. Per non parlare di altre forme di persecuzioni nei loro confronti, soprattutto la cattura, che tra l’altro è illegale, di piccoli non ancora svezzati, che vengono poi portati in catene in altri luoghi e persino in altri Paesi a scopo scientifico: molti laboratori in Europa e anche in America sono pieni di stabulari che li contengono. A questo scopo tuttora in Marocco vengono catturati mediamente 500 piccoli esemplari all’anno; si tratta in sostanza di una strage. Per catturare un infante occorre eliminare innanzi tutto la mamma e altri individui a lui vicini, persino dei maschi adulti. Questi ultimi infatti non emigrano dal loro gruppo originario, come invece fanno tutti gli altri macachi adulti e maschi, anche se poi dividono il territorio con le femmine che formano gruppi a parte ma in estrema sintonia con il resto della comunità. Tra le femmine esiste infatti una forma di maternità condivisa, il che rende la loro vita sociale molto solidale.
La barbarie contro questi animali si protrae da secoli, anzi da millenni, infatti alcuni resti di bertuccia sono stati rinvenuti persino negli scavi di Pompei, dove probabilmente venivano tenute per rallegrare le famiglie patrizie e i loro ospiti. Le bertucce sono state sempre diletto e gioco non solo per i bambini, ma anche per gli adulti; probabilmente perché ci assomigliano tanto, infatti, come noi uomini, non hanno la coda! Tutti gli altri macachi (la bertuccia è un macaco) che esistono al mondo hanno una coda che è lunga, da pochi centimetri fino a circa un metro.
Fino a poco tempo fa le bertucce venivano addestrate nei circhi (ora è vietato dalla legge), si facevano loro indossare vestitini umani ed erano trasformate in oggetti di scherno e derisione, eppure queste scimmie non hanno niente di ridicolo e sono molto intelligenti.
Le bertucce sono diurne, arboricole e terricole. Nel loro ambiente naturale, quindi in alta montagna, fino a 2000 metri di altitudine, si trovano nelle foreste di cedro, olmo e sughero, spesso insieme ai pascoli di capre e pecore che sono molto frequenti nel loro habitat. I pastori, soprattutto in Marocco, perché in Algeria sono praticamente estinte e non sono quindi più un problema, non tengono conto delle loro esigenze e portano i pascoli all’interno dei territori in cui sono vissute per milioni di anni.
Le bertucce hanno comunque il vantaggio, rispetto ai pascoli, soprattutto di pecore e capre, di adattarsi ad ambienti piuttosto variegati e di resistere a temperature invernali che spesso vanno sotto zero, mentre gli ovini e i bovini d’inverno devono essere portati a valle nelle stalle. Le bertucce hanno un’alimentazione piuttosto variegata. Infatti sono folivore, frugivore e soprattutto granivore a seconda della disponibilità del cibo e della stagione. Tra i loro alimenti preferiti troviamo ghiande, cortecce, aghi di cedro, steli di varie specie di piante, bulbi, funghi, insetti, invertebrati e piccoli vertebrati, persino rane e anfibi. In sostanza sono anche carnivore.
In un anno si spostano da un ambiente all’altro per lunghe distanze. Infatti hanno un home-range molto vasto, che mediamente è di 7000 ettari di superficie, uno dei più vasti tra i Primati non umani. I gruppi, mediamente costituiti da 20-25 individui, si spostano molto uniti nella ricerca del cibo. Considerando che gli esemplari di bertuccia ancora rimasti in Marocco sono poco più di 6000, secondo una stima molto ottimistica, in un territorio di più di 710.000 kmq (quasi il doppio dell’Italia) non si può dire che il futuro per loro sia molto roseo. Nei secoli passati le bertucce, soprattutto in Marocco, erano centinaia di migliaia ed erano le uniche scimmie appartenenti al genere Macaca a vivere in Africa. In tutte le altre zone dell’Africa intera i macachi non esistono.
Le bertucce hanno un colore del pelo giallastro tendente al grigio rossastro. La loro gestazione dura 165 giorni. Si accoppiano tra novembre e dicembre, mentre le nascite si concentrano tra aprile e giugno. Le femmine diventano sessualmente mature dopo i tre anni di età, i maschi dopo i quattro. I maschi adulti possono raggiungere un peso massimo di 17 kg, mentre le femmine di 11 kg. Hanno una vocalizzazione costituita da pochi suoni che sembrano dei grugniti e che servono soprattutto per minacciare. Allo stato libero vivono fino a 20, massimo 22 anni di età.
Le loro disgrazie sono iniziate quando gli uomini hanno pensato di portare i pascoli nei loro territori entrando in competizione con loro per il cibo, una competizione dalla quale queste scimmie escono sempre perdenti, non per la loro incapacità di difendersi (lo saprebbero fare molto bene), ma perché i pascoli sono protetti dai pastori anche con l’uso delle armi. Per tutto questo e anche per altre ragioni, soprattutto di carattere culturale umano, questa specie è nella lista dell’Iucn (International union for conservation of nature) ed è considerata in pericolo di estinzione.
Attualmente in Marocco esistono dei progetti per proteggerla, come il BarbaryMacaque Project e il Barbary Macaque Awareness & Conservation. Ammirevoli sono gli sforzi dei loro organizzatori, degli studenti e dei volontari, ma il contesto ambientale certamente non li aiuta.