Con un riscaldamento globale di +2°C spariranno del tutto le barriere coralline
Gli oceani coprono il 70% della superficie del nostro pianeta e producono la metà dell’ossigeno globale, ma la crisi climatica indotta dall’impiego di combustibili fossili – con la conseguente emissione di gas serra, a partire dalla CO2 – sta portando a grandi alterazioni agli ecosistemi di mari e oceani.
Come ricordano da Italy for climate da un lato l’assorbimento della CO2 da parte degli oceani ci permette di “rallentare” il riscaldamento dovuto all’effetto serra perché rimuove anidride carbonica dall’atmosfera. Nel quinto Assessment Report dell’’IPCC, si è stimato che gli oceani abbiano assorbito circa un terzo di tutta l’anidride carbonica emessa dall’uomo dalla rivoluzione industriale ad oggi, evitandone così l’accumulo in atmosfera, e il 93% del calore extra dovuto all’aggravamento dell’effetto serra.
L’altra faccia della medaglia riguarda il destino della CO2 una volta disciolta negli oceani. Questa, infatti, va incontro a una trasformazione chimica reagendo con l’acqua che libera ioni idrogeno e che quindi altera l’equilibrio degli ecosistemi marini rendendoli più acidi. Si parla quindi di “acidificazione degli oceani”, cioè il fenomeno dell’aumento dell’acidità degli oceani, dovuto proprio all’assorbimento della CO2 atmosferica di origine antropogenica. Si stima che questo fenomeno abbia prodotto un aumento dell’acidità, tra il 30 e il 40%.
Si tratta di un grave rischio in particolare per le barriere coralline, che contengono quasi il 30% delle specie marine occupando solo lo 0,2% dei fondali marini. In un ambiente più acido, infatti, i coralli faticano a costruire i loro scheletri, mettendo a rischio le preziosissime barriere coralline e, allo stesso modo, molluschi, crostacei e altri organismi stentano a costruire i loro gusci. Molti di questi organismi, oltre a produrre ossigeno, sono alla base delle reti alimentari marine, e quindi mettono a rischio tutte le specie che si nutrono di essi, compreso l’uomo. Purtroppo, non abbiamo ancora un quadro conoscitivo completo ed affidabile dello stato attuale delle barriere coralline: i principali studi in materia stimano che oggi potremmo aver perduto dal 20 al 50% delle barriere coralline.
Secondo l’analisi dell’Ipcc, contenuta nello special report dedicato agli oceani, un aumento della temperatura di 1,5 °C rispetto al periodo pre-industriale entro questo secolo potrebbe portare alla perdita del 70-90% delle barriere coralline, mentre un aumento di 2°C alla loro totale possibile scomparsa.
Anche per questo è indispensabile invertire rapidamente la rotta, con una transizione ecologica che permetta di passare da un’economia ancora fondata sui combustibili fossili a una incentrata su efficienza energetica e fonti rinnovabili. Gli sforzi finora messi in campo, infatti, non sono ancora sufficienti: rispetto all’era preindustriale la temperatura media atmosferica globale è già cresciuta di circa +1,1°C, con l’attuale traiettoria a segnare tra +2,4°C e +2,9°C entro questo secolo.