Padule di Fucecchio, il Centro visite in gestione a Federcaccia. Wwf: «Una fine tragicomica»
Nei giorni scorsi il Comune di Larciano ha annunciato trionfalmente la riapertura del Centro Visite della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio comunicando di averlo affidato alla sezione locale di Federcaccia.
Il bando del Comune richiedeva infatti genericamente ai partecipanti di avere fra le proprie finalità statutarie la tutela e valorizzazione ambientale, ma non di dimostrare di avere esperienza e competenze in merito e di portare avanti davvero attività di tutela dell’ambiente.
In base ai risultati, a dividersi gli spazi del Centro Visite saranno quindi l’associazione Intrecci, che fa un’attività encomiabile con i ragazzi disabili, ma non propriamente di tutela ambientale, ed i cacciatori di Larciano.
Pur nell’urgenza di riaprire la struttura al pubblico, si poteva fare altrimenti? Pensiamo di sì, e senza inventare niente: bastava copiare il bando del Comune di Altopascio per la gestione del Centro Visite di Sibolla.
Un bando serio, che richiedeva ai partecipanti di garantire le aperture nei momenti di massima affluenza dei visitatori, facendolo tramite Guide Ambientali riconosciute ai sensi di legge, e di offrire eventi qualificati.
Un bando che ha garantito la partecipazione di associazioni che si occupano davvero della tutela ambientale e della biodiversità, e che hanno condiviso il progetto di gestione e valorizzazione del Comune di Altopascio.
A Larciano invece si è preferito concedere i locali senza chiedere progetti o garanzie di attività sull’ambiente basate su rigorose conoscenze tecnico-scientifiche e programmi di visite effettuate con personale autorizzato.
Si fa presente che si affida così una Struttura costruita con fondi destinati alla tutela e corretta fruizione dell’ambiente ed alla conoscenza del Padule proprio a quei soggetti, i cacciatori, che da decenni non solo depauperano la fauna selvatica dell’area palustre con la loro attività di caccia, ma anche sono il primo e maggiore ostacolo all’ampliamento dell’area protetta. Non è infatti un caso che la zona protetta come riserva naturale corrisponde tuttoggi solo al 10% del Padule, una percentuale ridicola ed assolutamente insufficiente a tutelare adeguatamente lo straordinario patrimonio naturale del Padule.
Così un bando che dava il massimo punteggio alle associazioni con sede in Larciano ha di fatto aperto le porte del Centro Visite a un’associazione che è sempre stata in prima fila contro la Riserva Naturale.
Una fine tragicomica (più tragica che comica) per un Centro Visite realizzato solo dieci anni fa con fondi pubblici, in gran parte fondi comunitari POR–CreO finalizzati alla promozione dello “sviluppo economico sostenibile nell’ambito delle aree protette”.
Chiediamo a questo punto un chiaro segnale da parte della Regione che rettifichi una scelta insostenibile e grottesca. D’altronde insostenibile e grottesca è gran parte della storia della tutela (anzi della non-tutela) del Padule, la maggiore palude interna d’Italia, area di importanza internazionale per le migrazioni degli uccelli, sito ambientale di importanza comunitaria, ma la cui tutela è ancora limitata ad un fazzoletto della sua estensione.
Per la Strategia Europea per la Biodiversità al 2030, entro il 2030 le aree protette dovrebbero coprire almeno il 30% del nostro territorio. Per avvicinarci a questa percentuale, cominciamo dal Padule di Fucecchio.
di Wwf Toscana