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Uccisione dell’orsa Amarena: fissata la data del processo

L’uomo che ha sparato accusato di uccisione di animali aggravata da crudeltà ed esplosioni pericolose in luogo abitato
 |  Natura e biodiversità

Nella notte tra il 31 agosto e il 1 settembre 2023, un uomo sparò all'orsa conosciuta come Amarena che  che con i suoi due cuccioli  si trovava nel suo cortile alla periferia di San Benedetto dei Marsi (AQ). Le indagini hanno rivelato che l'orsa non rappresentava un pericolo al momento dello sparo e che l’uomo aveva utilizzato munizioni artigianali progettate per infliggere il massimo danno. L’autore del reato fu subito identificato e il 5 settembre il Pnalm informò che i due cuccioli di Amarena erano vivi e, dopo essersi divisi per un breve periodo, si erano ricongiunti e sembravano essere in buona forma. Il 3 novembre il Parco annunciò che i due orfani, di circa 10 mesi, stavano bene.

L’avviso di chiusura indagini era arrivata a fine giugno dopo che il pm Maurizio Maria Cerrato aveva esaminato la perizia balistica, che ha confermato come l’indagato abbia sparato per uccidere, non per errore o per spaventare l’animale. La perizia attesta che si è trattato di una fucilata intenzionale ed esplosa da una distanza ravvicinata. L’orsa Amarena è stata raggiunta da un colpo di carabina con un proiettile calibro 12 che l’ha colpita a un fianco perforandole il polmone.

L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), informa che «Chiuse le indagini a fine giugno, l’uomo che ha sparato all’orsa è stato citato a giudizio per l’uccisione dell’orsa Amarena. Il Tribunale di Avezzano ha fissato la prima udienza preliminare e l’imputato dovrà presentarsi davanti al Giudice dell'udienza preliminare (Gup) il 23 dicembre di quest’anno».

L’Oipa, LEAL e altre associazioni animaliste, che avevano immediatamente presentato denuncia alla Procura della Repubblica si costituiranno parte civile nel processo nel quale l’uomo dovrà rispondere alle accuse uccisione di animali aggravata da crudeltà correlata dall’assenza di valida giustificazione ed esplosioni pericolose in luogo abitato.

Oipa commenta: «La giustizia farà il suo corso, anche se non restituirà Amarena ai suoi figli e a questa vita. Ma chi l’ha uccisa deve pagare. La Procura ha confermato che l’orsa al momento dello sparo era innocua», sottolinea l’Oipa. «Amarena è l’ennesima vittima non solo della pericolosità sociale d’individui, cui pure si concede il porto d’armi, ma anche del clima d’odio nei confronti dei grandi carnivori fomentato in Italia da alcuni esponenti politici. Auspichiamo che si arrivi a una condanna esemplare nei confronti dell’inquisito. Noi saremo parte civile nel processo».

Il presidente di LEAL Gian Marco Prampolini ha espresso la speranza che «Venga applicata una pena detentiva per il reato commesso e anticipa che LEAL utilizzerà gli eventuali fondi ottenuti per supportare la conservazione degli orsi e sensibilizzare l'opinione pubblica sulla protezione della fauna selvatica. La morte di Amarena ha addolorato cittadini volontari e attivisti per la sua violenza, efferatezza e crudeltà aggravata dalla presenza di due cuccioli orfani e disperati. La scomparsa di Amarena, orsa femmina in età riproduttiva ha anche sollevato una grande preoccupazione per la conservazione della specie, dato che gli orsi marsicani sono già in pericolo di estinzione, con una popolazione che conta 50/60 individui».

Redazione Greenreport

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