La pesca del krill minaccia il recupero delle balene nell’Oceano Antartico
Secondo il nuovo studio “Whale recovery and the emerging human-wildlife conflict over Antarctic krill”, pubblicato su Nature Communications da un team di ricercatori statunitensi e tedeschi, «La raccolta di krill da parte dell'uomo nell'Oceano Antartico potrebbe minacciare il recupero delle specie di balene, che sono state quasi annientate dalla caccia industriale alle balene nel XX secolo».
Alla Stanford University sottolineano che »I minuscoli crostacei simili a gamberetti, noti come krill, sono la fonte di cibo essenziale per le balene con fanoni come le balene azzurre e le megattere. Per nutrirsi, questi mammiferi marini giganti prendono grandi boccate di acqua oceanica, filtrando il krill attraverso strutture boccali setolose. Tuttavia, la crescente domanda di krill come farina di pesce e integratori nutrizionali di acidi grassi omega-3, potrebbe lasciare le balene senza abbastanza cibo per sostenere anche il loro numero ridotto«.
L'autore principale dello studio, Matthew Savoca del laboratorio di Jeremy Goldbogen, professore associato alla Stanford Doerr School of Sustainability, spiega che «I nostri calcoli suggeriscono una possibilità allarmante che potremmo raccogliere krill al punto da causare danni reali alle popolazioni di balene in via di recupero». Goldbogen aggiunge che «I risultati evidenziano la necessità per scienziati, regolatori e industria di valutare attentamente gli impatti della raccolta di krill nell'Oceano Antartico ai livelli attuali prima di espandersi. Con questo studio, vogliamo attirare l'attenzione su come probabilmente non ci sia abbastanza krill per supportare popolazioni di balene completamente recuperate e ora, oltre a questo, stiamo raccogliendo krill e prevediamo di raccoglierne di più nel prossimo futuro».
La nuova ricerca, sostenuta dalla NASA e dalla National Science Foundation Usa, dalla MAC3 Impact Philanthropies e dal Pew Charitable Trusts, è nata dallo studio “Baleen whale prey consumption based on high-resolution foraging measurements”, pubblicato su Nature nel novembre 2021 cda un team di ricercatori guidato da Savoca che documentava come i misticeti, le balene con i fanoni <, divorano molto più krill di quanto gli scienziati avessero precedentemente stimato. Una scoperta paradossale di quello studio è stata che, «Mentre le popolazioni di balene crollavano di circa il 90% nell'Oceano Antartico durante il triste periodo di massimo splendore della caccia alle balene, lo stesso valeva per le popolazioni di krill».
I ricercatori hanno scoperto che I misticeti fertilizzano efficacemente l'oceano attraverso i loro prodigiosi escrementi, fornendo nutrienti al fitoplancton di cui si nutre il i krill. Il risultato è che «La popolazione di krill deve essere stata molto più numerosa, forse 5 volte maggiore, di quanto non sia attualmente, per aver sostenuto le popolazioni di balene prima della caccia alle balene all'inizio del XX secolo».
Savoca fa notare che «Il krill è il fondamento dell'intero ecosistema dell'Oceano Meridionale. È davvero l'unica cosa che le grandi balene mangiano laggiù».
Nei quasi 40 anni trascorsi dall'entrata in vigore della moratoria globale sulla caccia alle balene nel 1986, alcune specie dell'Oceano Meridionale, in particolare le megattere, hanno fatto un ritorno impressionante. Ma questa ripresa è avvenuta nonostante la crescente competizione con gli esseri umani per la fonte di cibo essenziale per le balene; negli ultimi 30 anni, la cattura di krill è quadruplicata fino a circa 400.000 tonnellate all'anno ed è destinata a crescere ulteriormente.
Savoca e i colleghi hanno calcolato quanto krill rimane da mangiare nell'Oceano Antartico per le balene con fanoni, gli uccelli marini e altri predatori dopo la raccolta industriale di krill ai ritmi attuali, rispetto alla quantità stimata di krill disponibile prima dell'inizio della caccia industriale alle balene. E dicono che «I calcoli di base rendono abbastanza chiaro che l'attuale biomassa di krill non può supportare sia un'espansione della pesca del krill sia il recupero delle popolazioni di balene alle dimensioni precedenti alla caccia alle balene».
Lo studio fornisce suggerimenti su come la Commission for the Conservation of Antarctic Marine Living Resources (CCAMLR), l’organizzazione internazionale fondata nel 1980 che gestisce la pesca nell'Oceano Antartico, possa contribuire a scongiurare il disastro: «La regolamentazione delle aree e dei periodi dell'anno in cui le imbarcazioni commerciali per la pesca del krill possono operare per ridurre al minimo la competizione con le balene è un punto di partenza». Secondo lo studio, la regione più importante per questo è un'area piuttosto piccola (16.000 km2) a ovest di Coronation Island nel gruppo delle South Orkney, un'area di alimentazione privilegiata per le balenottere comuni, dove dal 2000 è stato pescato circa il 30% di tutto il krill. In questa regione la pesca del krill si sovrappone direttamente all'alimentazione delle balene, sollevando preoccupazioni per il benessere dei misticeti.
I ricercatori suggeriscono anche di estendere l'utilizzo di dispositivi di respingimento dei mammiferi marini per prevenire la cattura accidentale di balene impigliate nelle reti per il krill, come è accaduto di recente con la morte documentata di almeno 4 megattere nelle stagioni 2021-2022.
Per quanto riguarda il krill stesso, un monitoraggio migliorato per raccogliere più dati sugli hotspot delle uova e delle larve di krill potrebbe identificare le zone in cui vietare o limitare la pesca. Inoltre, i pescherecci potrebbero campionare regolarmente gli sciami di krill per evitare di pescarli durante i periodi critici di deposizione delle uova.
I ricercatori sperano che il loro studio « Possa dare avvio a una contabilità più rigorosa e a indagini più approfondite sui predatori del krill e sul krill stesso, tracciando in ultima analisi un percorso che preservi il delicato equilibrio ecologico nell'Oceano Antartico».
Savoca conclude: «Non è scontato che le popolazioni di balene debbano soffrire a causa di livelli più elevati di raccolta di krill Con più ricerche che informano una gestione attenta, questa storia di salvataggio delle balene può continuare a essere un successo di conservazione».