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Il beluga “spia” russo Hvaldimir è stato ucciso a colpi di arma da fuoco in Norvegia

OneWhale e NOAH chiedono o giustizia: questo animale gentile e pacifico sia stato assassinato senza senso
 |  Natura e biodiversità

Il 4 settembre sono stati resi noti  i dettagli della morte di Hvaldimir, un beluga maschio che il governo norvegese sospettava  di «spionaggio a favore della Russia» . Secondo i dati preliminari, il beluga, il cui corpo è stato trovato   vicino al porto di Risavika la settimana scorsa, è stato «Ucciso deliberatamente da un essere umano».

Hvaldimir, il cui nome è una combinazione di "hval", "balena" in norvegese, e il nome russo Vladimir,  era stato avvistato per la prima volta nell'aprile 2019  a Masoy, nella provincia norvegese del Finnmark. E indossava un'imbracatura  con un'etichetta con la scritta "Team  San Pietroburgo", quindi m venne identificato da molti come  un cetaceo "spia" della Russia. Da allora Hvaldimir ha nuotato lungo le coste norvegesi nutrendosi di pesci, fino a che è stato ucciso.

Due associazioni animaliste,  OneWhale e NOAH, hanno presentato alla polizia di Sandnes e all'autorità nazionale norvegese per le indagini e l'azione penale sui reati economici e ambientali (Økokrim).una denuncia perché trovino i responsabili della morte di Hvaldimir che era diventato famoso per il suo comportamento amichevole e i presunti legami con le operazioni navali militari russe.

OneWhale, una Ong nata proprio per proteggere Hvaldimir, e NOAH, la più grande organizzazione per i diritti degli animali della Norvegia, spiegano in un comunicato congiunto di aver intrapreso questa azione «Sulla base di prove convincenti che suggeriscono che la morte di Hvaldimir è stata causata da lesioni intenzionali inflitte dall'uomo. Sebbene il rapporto ufficiale dell'autopsia sia ancora in sospeso, i risultati preliminari indicano che il cetaceo  è stata ucciso  da ferite da arma da fuoco. Diversi veterinari, biologi ed esperti di balistica hanno esaminato le prove fotografiche, compresi i primi piani delle ferite di Hvaldimir. Le loro valutazioni suggeriscono fortemente che la morte della balena è stata il risultato di un atto criminale, rendendo necessario un immediato coinvolgimento della polizia.

Siri Martinsen, veterinaria e leader di NOAH sottolinea che «Le ferite sulla balena sono allarmanti e di una natura che non può escludere un atto criminale: è scioccante. Dato il sospetto di un atto criminale, è fondamentale che la polizia venga coinvolta rapidamente. Hvaldimir era importante per molti e tutti i fatti riguardanti la sua morte devono essere portati alla luce».

Regina Haug, fondatrice di OneWhale, è sconvolta: «Sono con Hvaldimir da cinque anni e lo conosco molto bene. Quando ho visto il suo corpo e le ferite multiple, ho capito subito che era stato ucciso da colpi di arma da fuoco. Ho persino visto un proiettile conficcato nel suo corpo. Non c'è dubbio che questo animale gentile e pacifico sia stato assassinato senza senso. Faremo giustizia per Hvaldimir e speriamo che qualcuno si faccia avanti con informazioni sulla sua uccisione».

Hvaldimir aveva conquistato i cuori di milioni di persone mentre nuotava lungo la costa della Norvegia. Le organizzazioni animaliste avevano lavorato attivamente a un'operazione di ricollocazione per spostarlo in acque più sicure nella Norvegia settentrionale, dove avrebbe potuto unirsi ad altri beluga. A giugno La Direzione norvegese della pesca aveva concesso i permessi e, sulla base della consulenza di esperti dell'Institute of Marine Research,  l'esperto di trasporto di mammiferi marini Keith Yip stava guidando le attività  per ricollocare Hvaldimir.

La Haug spiega che «Ci sono stati molti ostacoli che hanno impedito che il suo trasferimento avvenisse prima, tra cui procedure burocratiche, leggi poco definite, disinformazione e, purtroppo, tentativi da parte di altre organizzazioni di bloccarlo. Nonostante questo, eravamo così vicini a portare finalmente Hvaldimir in acque più sicure e a dargli una possibilità di un futuro sostenibile. I nostri peggiori timori si sono avverati quando la sua giovane vita è stata stroncata. La nostra speranza è che la tragedia di Hvaldimir sia una lezione e non si ripeta mai più».

Anche la biologa marina norvegese Anna Victoria Pyne Vinje ha espresso le sue preoccupazioni: «E’ profondamente preoccupante che un cetaceo inserito nella lista rossa, una specie di notevole importanza ecologica e culturale per la fauna selvatica norvegese, sia stato ucciso intenzionalmente. Altrettanto preoccupante è la diffusione di informazioni errate da parte di coloro che si vantano di autorità scientifica, suggerendo che questo cetaceo potrebbe essere morta per cause naturali o che gli uccelli marini avrebbero potuto infliggere ferite così gravi entro un'ora dalla sua morte. Queste affermazioni mancano di credibilità scientifica e rischiano di fuorviare l’opinione pubblica. L'integrità della comunità scientifica e dei media si basa su una comunicazione accurata e basata sulle prove».

La Martinsen  ha concluso: «E’ deplorevole che i vari pericoli derivanti da barche, attività umane e allevamenti ittici siano stati poco comunicati dai media norvegesi e da varie organizzazioni. Un incidente così fatale è sempre stato un pericolo reale. Ora che il peggio è accaduto e Hvaldimir è stata privata della possibilità di una vita più naturale, è nostro dovere garantire la piena trasparenza su quanto accaduto».

Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.