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Le colture di tutto il mondo non sono sufficientemente impollinate?

Impollinazione inadeguata in 25 specie di colture. Più impollinatori potrebbero ridurre di circa due terzi i deficit di resa
 |  Natura e biodiversità

Lo studio “Insufficient pollinator visitation often limits yield in crop systems worldwide”, pubblicato su Nature Ecologi & Evolution da un team di ricercatori di Rutgers University, Wageningen University & Research e Basque centre for climate change – Klima aldaketa ikergai (BC3), dimostra che «La diminuzione della resa delle colture è un problema comune a livello globale, ma che le basse rese potrebbero essere affrontate aumentando il numero di impollinatori», Il fenomeno di una bassa resa delle colture a causa di visite insufficienti da parte degli insetti è noto come pollinator limitation.

I ricercatori statunitensi, olandesi e baschi ha analizzato le rese dei raccolti di oltre 1.500 campi in 6continenti e ha scoperto che «La produzione mondiale di alimenti importanti e ricchi di sostanze nutritive, come frutta, verdura, noci e legumi, è limitata dalla mancanza di impollinatori». A causa della mancanza di impollinatori, da un terzo a due terzi delle aziende agricole contengono campi che non producono ai livelli che dovrebbero.

La principale autrice dello studio, Katherine Turo del Department of Ecology, Evolution and Natural Resources della Rutgers University, evidenzia che «"I nostri risultati sono motivo di preoccupazione e ottimismo. Abbiamo rilevato deficit di resa diffusi. Tuttavia, stimiamo anche che, attraverso investimenti continui nella gestione e nella ricerca degli impollinatori, è probabile che potremo migliorare l'efficienza dei nostri campi coltivati ​​esistenti per soddisfare le esigenze nutrizionali della nostra popolazione globale».

Gli scienziati sono giunti a queste conclusioni grazie a un'analisi statistica di oltre 200.000 "visite di api" ai fiori delle coltivazioni, contenute in CropPol, uno dei database più completi al mondo sull'impollinazione delle colture, realizzato in collaborazione con diversi colleghi europei e sudamericani dall’altra autrice principale dello studio, Rachael Winfree, che insegna al dipartimento frequentato dalla Turo. Il database open source raccoglie 30 anni di osservazioni sul campo di api e altri impollinatori che visitano le piante .

Il recente studio non si applica alle principali colture alimentari, come riso e grano, che non necessitano di impollinatori per riprodursi. Ma l'impollinazione da parte di api e altri animali è fondamentale per la crescita di quelli che la Turo descrive come «Cibi interessanti e ricchi di nutrienti che ci piacciono e sono culturalmente rilevanti, come frutta, verdura, noci e legumi. Se si esamina un elenco di colture e si pensa a quali frutti e verdure si è più ansiosi di mangiare, come le bacche estive o le mele e le zucche in autunno, quelle sono le colture che in genere hanno bisogno di essere impollinate dagli insetti».

Alla Rutgers ricordano che «L'impollinazione è il processo di trasferimento del polline dalla parte maschile di un fiore a quella femminile, che consente alla pianta di essere fecondata e di produrre semi, frutti e giovani piante. Il polline può essere trasportato dal vento, dall'acqua o da impollinatori come api mellifere e api selvatiche e altri insetti e altri animali, come i pipistrelli».

Secondo lo studio “How many flowering plants are pollinated by animals?”, pubblicato su Oikos nel 2011 dalla Winfrre e da Sam Tarrant dell’università di Northampton, gli impollinatori supportano la riproduzione di circa l'88% delle piante da fiore del mondo e del 76% delle principali colture alimentari globali. Le api sono generalmente considerate gli impollinatori più efficaci perché visitano più fiori e trasportano più polline rispetto ad altri insetti.

Gli scienziati della Rutgers hanno identificato che mirtilli, caffè e mele sono state più frequentemente colpite dalla limitazione degli impollinatori. I ricercatori hanno riscontrato deficit di resa per 25 colture uniche e nell'85% dei Paesi valutati.  

La Tuoro preferisce evidenziare il lato positivo del nuovo studio: «Gli scienziati credono che gli attuali deficit di rendimento potrebbero essere rimediati con aumenti realistici delle visite degli impollinatori nei singoli campi coltivati. Lo studio ha rivelato che in alcuni casi un numero adeguato di api stava già visitando alcuni campi. Se i responsabili riuscissero a migliorare la coerenza tra i campi ad alta e bassa resa, molti dei problemi di resa osservati potrebbero essere risolti».

La  Winfree conclude: «I risultati sono significativi perché le rese delle colture, che misurano la quantità di raccolti coltivati ​​per unità di superficie di terreno, sono rilevanti per valutare l'adeguatezza della fornitura alimentare mondiale in relazione alla sua popolazione. I nostri risultati mostrano che prestando maggiore attenzione agli impollinatori, i coltivatori potrebbero rendere i campi agricoli più produttivi».

Redazione Greenreport

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