La provincia di Bolzano ha autorizzato l’abbattimento di due lupi in Alta Val Venosta
Il 9 agosto, il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher della Südtiroler Volkspartei ha firmato l'autorizzazione al prelivo (abbattimento, ndr), di due lupi nell'Alta Val Venosta (Malles-Curon).
In una nota pubblicata ieri, la Provincia di Bolzano sottolinea che «Tra il 14 maggio e il 21 luglio è stato segnalato un totale di 30 capi di bestiame uccisi in nove attacchi di lupo confermati in tre alpeggi nei territori comunali di Malles (frazione di Planol) e Curon. Gli alpeggi di questi Comuni sono designati come aree di protezione dei pascoli, gli undici proprietari hanno attuato misure di protezione del gregge (pastori, cani da guardia del bestiame, recinzioni elettrificate). Il Corpo forestale provinciale è stato autorizzato al prelievo dei due lupi. Le autorizzazioni alla rimozione degli animali sono valide per 60 giorni dalla data della firma. L'autorizzazione è stata redatta dagli esperti del Corpo forestale provinciale in collaborazione con l'Avvocatura della Provincia, dopo aver preso in considerazione la relazione positiva ricevuta dall'Ufficio gestione fauna selvatica e dopo aver esaminato a fondo la situazione legale. L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha dichiarato il prelievo conforme alla legge provinciale, ma non ha fornito una valutazione».
La provincia bolzanina, retta da una giunta di centro-destra che vede alleati gli ex nemici giurati di Fratelli d’Italia e della Südtiroler Volkspartei e che comprende la Lega ex nord e gli indipendentisti sudtirolesi della Die Freiheitlichen, tutti insieme in una sacra unione contro lupi e orsi e che ricorda che «Lo stato di conservazione favorevole del lupo è stato confermato a livello europeo, nella regione alpina, negli Appennini e in Trentino-Alto Adige, in accordo con diversi scienziati (prof. Boitani, 2018; prof. Klaus Hackländer, responsabile dell'Istituto di biologia della fauna selvatica e gestione della caccia presso l'Università di risorse naturali e scienze della vita di Vienna, 2023)».
Argomentazioni che non sembrano convincere LNDC Animal Protection e l’associazione animalista è già al lavoro per ricorrere al TAR contro la decisione di Kompatscher e accusa: «Il Trentino Alto-Adige continua ad essere una Regione che odia gli animali selvatici, in particolare lupi e orsi. Mentre a Trento la guerra è sempre aperta verso i plantigradi, la Provincia Autonoma di Bolzano sferra un nuovo attacco verso i lupi, dopo le due sonore sconfitte incassate lo scorso anno quando il TAR ha accolto il ricorso presentato da LNDC Animal Protection insieme ad altre associazioni e bloccato le due ordinanze per l’abbattimento di questi animali. Ora, Arno Kompatscher, Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, ha autorizzato l’uccisione di due lupi in Val Venosta senza neanche avere il parere scientifico dell’ISPRA, che avrebbe soltanto confermato che questa decisione fosse conforme alla legge regionale. Una decisione presa, come sempre, per tutelare gli interessi privati di allevatori che evidentemente non sono in grado, o non vogliono, proteggere in maniera adeguata i propri animali».
La presidente di LNDC Animal Protection, Piera Rosati, conferma che «Il nostro team legale è già al lavoro per depositare ricorso al TAR contro questa ennesima scelta scellerata di un’amministrazione che non vuole adeguarsi alle normative nazionali e comunitarie, che non vuole riconoscere lo status di protezione del lupo e la sua importanza a livello ambientale e soprattutto che non vuole riconoscere il suo diritto a esistere nel mondo facendo quello che fa un animale selvatico. Come sempre, nelle menti di chi prende queste decisioni c’è soltanto l’uomo e il suo presunto predominio sull’ambiente, sugli animali e su tutto il creato. Una visione arrogante e antiquata che vogliamo contrastare in tutti i modi. Dobbiamo imparare a convivere con gli altri animali e rispettarli, soprattutto se decidiamo di invadere i loro spazi».
La LAV fa notare che «Dalla lettura di una parte del parere rilasciato dall’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, riportata all’interno dello stesso atto provinciale, emerge chiaramente che il massimo ente nazionale deputato alla valutazione dell’atto prodotto dalla provincia di Bolzano, non è in grado di valutare il rispetto della norma comunitaria, sulla base degli elementi messi a disposizione dalla Provincia. Come dire che Bolzano potrebbe rendersi responsabile della violazione della Direttiva Habitat che garantisce la tutela dei lupi a livello unionale. In particolare, in riferimento alla Legge provinciale che lo scorso anno aveva istituito le cosiddette “zone pascolive protette” – ben il 98% delle malghe presenti sul territorio - dove diventa legittima l’uccisione dei lupi senza neppure provare a utilizzare le misure di prevenzione, quali recinzioni elettrificate e cani da guardiania. Una legge, quindi, approvata appositamente per poter uccidere quanti più lupi possibile su tutto il territorio provinciale, in spregio delle norme europee e nazionali di tutela e a vantaggio di agricoltori e allevatori locali».
Massimo Vitturi, responsabile LAV Area Animali Selvatici, attacca Kompatscher: «A un anno di distanza continua ad accanirsi sui lupi sostenendo gli allevatori che non vogliono utilizzare i sistemi di prevenzione favorendo così la possibile violazione della Direttiva Habitat, le cui conseguenze ricadrebbero su tutti i cittadini italiani. La tutela dei lupi è prioritaria rispetto a quella degli allevatori bolzanini, già sufficientemente “coccolati” dalla politica provinciale a suon di investimenti pubblici a fondo perduto, anche proprio per l’acquisto degli strumenti di prevenzione».
La LAV fa notare che «Sul sito della Provincia si legge che i proprietari degli animali predati dai lupi nei territori di Malles e Curon avevano già adottato misure di protezione delle greggi. Peccato che sia un’affermazione non supportata dai fatti e che nello stesso documento di condanna a morte dei lupi si legga che i cani utilizzati per la difesa degli animali allevati fossero cani da conduzione e non da guardiania, dimostrando così la totale incompetenza in materia anche della politica e degli uffici provinciali. Convivere pacificamente con gli animali selvatici, lupi compresi, è possibile. Le misure di prevenzione dalle predazioni vengono già adottate con successo in molte zone d’Italia. Ne è un esempio il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi che, proprio qualche giorno fa, ha dichiarato di aver raggiunto nel 2023 l’eccezionale obiettivo di predazioni zero, grazie a reti metalliche ed elettrificate, cani maremmani abruzzesi, e soprattutto prevenzione».
Anche Vitturi annuncia ricorsi: «Noi di LAV non restiamo a guardare. Con il nostro Ufficio Legale ci siamo già attivati, presentando un ricorso al Tar per bloccare questo ennesimo e pretestuoso provvedimento della Provincia di Bolzano. Basta prendersela con i lupi, colpevoli solo di essersi cibati di animali che gli allevatori gli hanno lasciato a disposizione».
Lo stesso fa l’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPE) che ha attivato il suo ufficio legale e che evidenzia che «La vicenda è molto più oscura di quanto sostiene Kompatscher nella sua ordinanza. Quali e quanti metodi di prevenzione sono stati applicati? Con quale efficacia? I recenti elettrificati erano integri e perfettamente funzionanti oppure, come accaduto lo scorso anno per un caso analogo in Trentino, erano in un cattivo stato di manutenzione? C’erano ricoveri notturni o gli animali sono stati abbandonati a se stessi? Soprattutto, com’è stato possibile che venissero predati 30 animali nell’arco di due mesi e non siano stati presi gli opportuni provvedimenti per proteggerli?».
L’ENPA conclude: «Di certezze in questa vicenda ce ne sono davvero poche. Una di queste è la singolare coincidenza, di date oltreché di fatti, con un altro provvedimento di uccisione emanata dallo stesso Kompatscher esattamente un anno fa, sempre in piena estate e sempre contro due esemplari di lupo. Una vera ordinanza fotocopia che in quella circostanza venne fermata dal Tar di Bolzano. Ma nella vicenda della Val Venosta c’è anche un’altra certezza: che le campagne terroristiche alimentate da alcuni esponenti politico-istituzionali e da alcune associazioni di categoria estremiste gettano benzina sul fuoco del bracconaggio e incentivano gli atti criminali, proprio come sta accadendo nella “Provincia gemella” di Trento. Le ordinanze di uccisione non sono e non possono mai essere una soluzione, ma sono esse stesse il problema: l’incapacità dell’uomo di convivere con lupi, orsi e più in generale con tutti gli animali selvatici».