Giornata internazionale dei popoli indigeni del mondo: salvare gli incontattati
Il 9 agosto è la Giornata internazionale dei popoli indigeni del mondo promossa dall’Onu che quest’anno, per la prima volta, è dedicata ai popoli incontattati e il segretario generale dell’Onu ha ricordato che «I popoli indigeni rappresentano circa il 6% della popolazione mondiale. Tuttavia, la loro gestione rappresenta un contributo smisurato alla nostra comunità globale. Sono i custodi di conoscenze e tradizioni che contribuiscono a salvaguardare alcune delle aree con maggiore biodiversità del nostro pianeta. In quanto custodi dell'ambiente, la loro sopravvivenza è la nostra sopravvivenza. Il loro stile di vita unico è una testimonianza della ricca varietà dell'umanità».
Gurterres ha però ricordato che devono anche affrontare gravi sfide che minacciano la loro stessa esistenza: «I popoli indigeni sono spesso vittime di minacce e violenze. I settori estrattivi e produttivi, come l'attività mineraria, l'agricoltura e i trasporti, hanno accelerato la deforestazione e il degrado del territorio. Le terre ancestrali e le risorse naturali da cui dipendono per la loro sopravvivenza sono sotto assedio. E i loro diritti all’autodeterminazione e all’agenzia, sanciti dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, devono ancora essere rispettati. Il tema di quest'anno ci ricorda i loro diritti a proteggersi dai contatti indesiderati. Contatti che possono avere un impatto devastante. Esposizione a malattie infettive, assimilazione forzata e sconvolgimento della cultura, della lingua e dei mezzi di sussistenza. Oggi e ogni giorno, il mondo deve sostenere il diritto dei popoli indigeni a tracciare autonomamente il proprio futuro. Insieme, tuteliamo il loro diritto a vivere in pace e dignità.
L’Onu ha organizzato anche una conferenza «Per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla protezione dei diritti delle comunità indigene in situazione di isolamento volontario o di contatto iniziale» ed evidenzia che «E’ essenziale garantire agli oltre 150 popoli incontattati del mondo una protezione speciale dei loro diritti collettivi e la demarcazione dei loro territori, in virtù delle minacce esistenziali che oggi devono affrontare a causa di interferenze esterne».
Nelle settimane scorse Suvival International ha diffuso le immagini di indigeni incontattati dei popoli Mashco Piro del Perù e degli Hongana Manyawa dell’Indonesia portando i loro casi all’attenzione del pubblico e dalla stampa internazionali e sottolinea che «Per i popoli incontattati, il furto di terra e il contatto forzato possono essere devastanti: le violenze e l’introduzione di malattie verso cui non hanno difese immunitarie potrebbero sterminarli in poco tempo. Rappresentano una parte essenziale della diversità umana e sono i più autosufficienti del pianeta grazie alla profonda conoscenza dei loro ambienti, ma aziende e governi distruggono le loro case e le loro fonti di cibo in una corsa indiscriminata allo sfruttamento delle risorse delle loro terre. Eppure, laddove i loro diritti territoriali sono rispettati, i popoli incontattati non solo sopravvivono ma possono anche continuare a prosperare. Caroline Pearce, direttrice generale di Survival, interverrà all’incontro organizzato dall’ONU non solo per dare visibilità alla resistenza dei popoli incontattati, ma anche per denunciare alcune delle minacce più gravi alla loro sopravvivenza, tra cui le attività minerarie, il taglio del legno, gli allevamenti, il razzismo e il fanatismo missionario».
ZSurvival passa in rassegna i casi più eclatanti dell’impatto delle nostre attività sui popoli incontattati:
Gli Hongana Manyawa incontattati vivono nell’isola indonesiana di Halmahera e hanno un legame profondo con la foresta. L’estrazione di nichel per la produzione di batterie per auto elettriche sta devastando la loro foresta ancestrale, mettendo a rischio la loro sopravvivenza. Solo poche settimane fa, a seguito della pressione di Survival e dei suoi sostenitori, il gigante chimico tedesco BASF si è ritirato da un progetto miliardario per raffinare nichel che avrebbe accelerato la deforestazione sull’isola.
I Mashco Piro, che vivono nell’Amazzonia peruviana, sono il popolo incontattato più numeroso al mondo. Diverse compagnie hanno ottenuto concessioni per il taglio del legno all’interno del loro territorio; la compagnia Canales Tahuamanu – il cui legname è certificato come etico e sostenibile da FSC (il Forest Stewardship Council) – è già all’opera e ha spianato oltre 200 km di strade per poter tagliare e trasportare gli alberi. I Mashco Piro hanno fatto capire chiaramente di non volere esterni nel loro territorio, e lanciano frecce e avvertimenti se qualcuno si avvicina troppo. Poche settimane fa, un grande gruppo di circa un centinaio di membri della tribù si è mostrato a pochi chilometri di distanza da una concessione per il taglio del legno.
Il taglio del legno minaccia anche altri popoli incontattati, come i Kawahiva del Brasile, il cui territorio, Rio Pardo, si trova all’interno della municipalità di Colniza, una delle aree più violente del Brasile; il 90% del reddito di Colniza deriva dal traffico illegale di legname. Taglialegna e allevatori operano nelle vicinanze dei Kawahiva e hanno preso di mira il loro territorio, il cui processo di demarcazione langue da 25 anni.
Gli Shompen sono un popolo in gran parte incontattato che vive nell’isola indiana di Gran Nicobar. Il governo indiano sta pianificando di trasformare l’isola nella “Hong Kong dell’India”, attraverso la costruzione di un porto gigantesco, una nuova città, un aeroporto internazionale, una centrale elettrica e molto altro. Gli Shompen dipendono completamente dalla loro foresta per sopravvivere e rischiano di essere spazzati via da una tale travolgente e catastrofica trasformazione della loro isola. Oltre quaranta esperti accademici hanno scritto al governo indiano per allertarlo sul rischio di genocidio.
Gli Ayoreo del Paraguay sono l’ultimo popolo incontattato del Sud America sopravvissuto al di fuori del bacino amazzonico; la loro sopravvivenza è minacciata dalla deforestazione della loro terra per far spazio agli allevamenti di bestiame. A seguito della campagna di Survival che ha denunciato che una parte del suo pellame proveniva da allevamenti operanti illegalmente all’interno delle terre degli Ayoreo incontattati, la compagnia italiana Pasubio – leader del settore – ha deciso di cambiare fornitori.
Sarah Shenker, responsabile della campagna per i popoli incontattati di Survival International, conclude: «Accogliamo con favore la decisione delle Nazioni Unite di prendere una posizione così netta a sostegno delle tribù incontattate indicando anche chiaramente quali siano le cause dei loro problemi: colonialismo e furto delle risorse. Spetta ora ai governi e all’opinione pubblica internazionale rispettare queste persone e il loro diritto di vivere liberamente nelle proprie terre. I popoli incontattati vivono bene e prosperano quando la loro terra è protetta. La cosa più importante che possiamo fare per loro è proteggere i loro diritti territoriali e lasciarli in pace».