Dimezzata la popolazione di leoni negli ultimi 25 anni, ma è ancora possibile frenare la perdita di biodiversità
Cade oggi la Giornata mondiale dedicata al leone, che si celebra ogni anno il 10 agosto, ma c’è poco da festeggiare. I leoni attualmente occupano il 10% della loro area di distribuzione storica e la loro popolazione si è ridotta solo negli ultimi 25 anni del 50%.
Si tratta di una doppia cattiva notizia, in quanto il leone africano (Panthera leo) è fondamentale per l'integrità e la stabilità degli ecosistemi, nel suo ruolo di predatore ai vertici delle catene alimentari. Ma l’importanza dei leoni non finisce qui: la presenza di questo felino in natura si è dimostrata fondamentale per sostenere economie locali connesse al turismo naturalistico, un’attività fondamentale per il Pil di molti Paesi fragili.
Nonostante la loro importanza ecologica, economica e culturale, i grandi felini come i leoni sono tra le specie più minacciate al mondo. Il loro futuro è messo a rischio dallo sfruttamento del loro habitat da parte dell’uomo – e dagli inevitabili conflitti che ne conseguono – dal bracconaggio, dalla scomparsa delle prede e dal commercio illegale.
Come invertire la rotta? Nell’analisi fornita oggi dal Wwf, i settori della finanza e dell’economia svolgono un ruolo cruciale che non è stato ancora adeguatamente messo in gioco. Non a caso il trattato globale sulla biodiversità di Montreal chiede proprio agli attori economici di contribuire in maniera sostanziale alla Conservazione di specie ed ecosistemi fermando la continua estinzione di animali e piante.
«Gli strumenti attivabili in questo senso sono diversi – spiegano dal Wwf – Da prestiti per azioni rivolte alla conservazione e alla sostenibilità (ad esempio un piccolo grant per le comunità che contribuiscono alla conservazione della natura ma non solo) all’emissioni di vere e proprie obbligazioni, azioni e crediti».
Del resto è un dato acquisito che in Europa il 72% delle aziende è dipendente da almeno uno dei servizi ecosistemici, mentre il 75% dei prestiti bancari è concesso ad imprese altamente dipendenti dalla biodiversità (Bce 2023).
Anche per questo, ad esempio, nel 2022 la Banca mondiale ha emesso il primo bond al mondo dedicato alla fauna selvatica (Rhino bond), raccogliendo 150 milioni di dollari che saranno utilizzati per la conservazione dei rinoceronti neri in due riserve in Sudafrica. I rendimenti di queste obbligazioni quinquennali saranno determinati dal tasso di crescita della popolazione di rinoceronti. All'epoca, la stessa Banca mondiale aveva dichiarato di sperare che il modello venisse emulato.
Pochi mesi fa, una delle più grandi banche commerciali africane, cogliendo l’insegnamento, ha dichiarato di voler vendere 200 milioni di dollari di obbligazioni per contribuire alla reintroduzione dei leoni nel Parco Nazionale del Limpopo in Mozambico.
Un altro importante strumento per la conservazione della biodiversità, che potrà presto andare in soccorso a specie in via d’estinzione, sono i Biodiversity credit, veri e propri crediti emessi contabilizzando un miglioramento dello stato di specie ed ecosistemi dovuto ad azioni di conservazione e di ripristino. I Biodiversity credit possono essere messi sul mercato per soddisfare il desiderio di attori privati (e non solo) di contribuire al miglioramento dello stato della biodiversità nel mondo.
«Tutte queste azioni – concludono gli ambientalisti del Panda – sono cruciali per avviare un’economia di mercato che anziché distruggere la natura, condannando all’estinzione specie uniche come i leoni, possa contribuire al suo ripristino, calcando il solco di un approccio nature positive, come indicato dall’accordo di Kunming-Montreal per la conservazione della biodiversità a livello planetario».