Ponte sullo Stretto, il Wwf scrive ai senatori: «70 mila metri quadri d’acciaio nel mezzo delle rotte migratorie»
«Viene da chiedersi come possa il Parlamento decidere di compromettere una delle rotte migratorie più importanti al mondo, prima ancora che la Commissione nazionale sulla Valutazione di Impatto Ambientale - organo istituzionalmente preposto e di nomina governativa - abbia fornito in modo definitivo il proprio parere sull’opera». Il Wwf non si rassegna all’idea che le Camere diano il via libera ai lavori del Ponte sullo Stretto di Messina. E, per di più, con una procedura già ribattezzata “a spezzatino”, ovvero approvando il progetto esecutivo non nella sua interezza, ma via via per stralci funzionali. A pezzetti, insomma. Senza prima avere la certezza che l’opera, nel complesso, sia fattibile. E allora, l’associazione ambientalista ha deciso di scrivere a chi, nei prossimi giorni, dovrà esaminare la questione: i senatori.
Dopo l’approvazione nei giorni scorsi, attraverso un voto di fiducia, del decreto Infrastrutture, la discussione del testo passa infatti ora al Senato. Tra le «disposizioni urgenti per le infrastrutture e gli investimenti di interesse strategico» volute da governo e maggioranza non c’è nulla per combattere la siccità che sta duramente colpendo le regioni del sud, ed è stata invece inserita la possibilità di cantierizzare per fasi costruttive separate il progetto del Ponte sullo Stretto. Per il Wwf un altro errore che va ad aggiungersi a una sfilza di altre scelte sbagliate, sottovalutazioni, dannose forzature. E così l’associazione ambientalista ha scritto a tutti i senatori richiamando le problematiche già evidenziate alla Camera per quel che riguarda la procedura seguita, l’incertezza sulla realizzabilità dell’opera, la mancata conclusione della Valutazione di Impatto Ambientale (Via). In più, l’Associazione ha posto in risalto i pesantissimi impatti che il progetto avrà su natura, biodiversità, specie ed ecosistemi.
Lo Stretto di Messina – ricorda il Wwf – è considerato tra i 28 siti di rotte migratorie più importanti del mondo e per questo è sottoposto a una serie di vincoli previsti dalla normativa comunitaria recepita a livello nazionale. A seguito del rischio di una condanna dell’Italia dopo la «Messa in mora complementare alla Procedura di infrazione n. 2015/2163», recependo le sollecitazioni dell’Unione Europea e del Ministero dell’Ambiente, lo scorso anno sono state approvate le «Misure di conservazione» delle aree d’interesse comunitario dello Stretto di Messina. «Tali misure, incredibilmente, non sono state però prese a riferimento nel progetto del Ponte depositato in Commissione VIA disattendendo così – ancora una volta – la normativa comunitaria in materia che il Governo italiano ha il dovere di rispettare».
Nella sua nota ai Senatori, il Wwf Italia ricorda quel che dovrebbe essere evidente, ma che evidentemente tale non è, per chi oggi insiste per la realizzazione del Ponte: un flusso migratorio non si può spostare. E, altrettanto evidentemente, i problemi dell’opera nascono anche dal non voler riconoscere il valore straordinario del sito.
In primavera, prima di giungere sullo Stretto di Messina, la maggior parte dei migratori deve attraversare non meno di 2700 km di deserto (Sahara e Sahel) e non meno di 140 km di superficie marina (tratto più breve tra l’Africa e il continente europeo, Capo Bon – Trapani), entrambi ambienti fortemente ostili per gli uccelli terrestri.
Peraltro, una delle prove degli straordinari flussi migratori notturni si ricava da uno studio specifico effettuato nel 2006 dalla Società Ornitologica Svizzera proprio su incarico della Stretto di Messina SpA che si attivò a seguito della procedura di infrazione n. 2003/2090 per violazione dell’art. 4 della Direttiva Uccelli. Nell studio, basato su analisi radar, si legge una frase che il Wwf riporta per interno nella lettera indirizzata ai senatori: «In base alle rilevazioni radar effettuate con fascio fisso abbiamo stimato un numero totale di 4.3 milioni di uccelli che attraversano la lunghezza del ponte entro una quota che va dai 50 m slm ai 3000 m slm (Btr) durante le notti comprese tra il 3 aprile 2006 ed il 15 maggio 2006». Lo studio della Società Ornitologica Svizzera ha monitorato solo una frazione estremamente limitata di territorio per un periodo migratorio altrettanto limitato, fa tra l’altro notare il Wwf, ma nonostante questo i numeri di cui si parla sono enormi.
Il Ponte, con le sue strutture, i suoi cavi, pendini e impalcati, occuperà uno spazio aereo pari a 70.000 metri quadrati: una enorme barriera sulla rotta delle 327 specie censite sullo Stretto (comprese quelle accidentali). E allora la conclusione messa nera sul bianco dal Wwf nella lettera inviata ai senatori è evidente: l’opera, se mai dovesse essere realizzata, provocheree certamente un numero infinito di morti dirette per collisioni, non mitigabili, né compensabili, su migratori diurni e notturni, oltre ad un numero altrettanto ampio di morti indirette a causa delle luci, della distorsione ottica e della perdita di orientamento, poiché le rotte sono subordinate alle condizioni meteorologiche dell’area attraversata e alle condizioni fisiche di ciascun esemplare in transito.
I dati raccolti dal Wwf (e non solo) con i censimenti svolti da 40 anni in occasione dei campi primaverili antibracconaggio documentano come, non solo lo Stretto di Messina sia utilizzato da oltre 50 mila rapaci e centinaia di cicogne, ma sia anche la rotta più importante al mondo in primavera per ben 3 specie: Grillaio (Falco naumanni), Lodolaio (Falco subbuteo) e Albanella pallida (Circus macrourus). Inoltre, l’analisi sul rinvenimento di individui inanellati dimostra come lo Stretto sia fondamentale anche per numerose specie appartenenti a molti Paesi del centro, del nord e dell’est d’Europa. Molte specie in migrazione si dirigono verso l’Europa attraverso lo Stretto senza essere presenti in Italia come nidificanti, per cui la loro tutela da parte dello Stato italiano assume un rilievo particolare non solo per la biodiversità nazionale, ma per quella mondiale.
Scrive ancora il Wwf: «I voti di fiducia con cui il Governo intende saltare il confronto tecnico-scientifico, oltre che economico, sull’opera non permetteranno comunque di saltare anche i contenziosi che la procedura fin qui seguita e che evidentemente si intende continuare a seguire provocherà in sede nazionale ed europea».
Alla compromissione delle rotte migratorie, conclude l’associazione ambientalista, si aggiungono gravi impatti anche sulle nidificazioni delle tartarughe marine. Proprio fra le notti del 2 e del 4 agosto, è stata monitorata la schiusa di un nido di Caretta caretta, nella punta della Sicilia a Capo Peloro, zona B della riserva naturale Orientata "Laguna di Capo Peloro", da cui sono emerse circa 70 tartarughine. Nell’area è stata monitorata la presenza di altre due nidificazioni di tartaruga marina, «eventi che il progetto Ponte renderebbe impossibili, sia per alterazione dei luoghi, delle condizioni naturali, sia per effetto devastante delle luci che altererebbero completamente la riproduzione, la schiusa e il percorso delle tartarughine verso il mare».