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Trentino: trovati morti un’orsa e il suo cucciolo. La Provincia: è stato un orso maschio

Fugatti firma un’altra ordinanza per abbattere l’orsa Kj1. Subito sospesa dopo i ricorsi animalisti
 |  Natura e biodiversità

La Provincia autonoma di Trento (PAT) ha comunicato che nella mattina del 20 luglio «E’ stata rinvenuta una femmina di orso morta con i resti di un piccolo. Il rinvenimento è avvenuto nei boschi vicino a Covelo, nel comune di Vallelaghi, da parte di un residente nella zona. La carcassa dell’orsa e i resti del piccolo sono stati recuperati per gli accertamenti. In mattinata il personale del Corpo Forestale è intervenuto sul luogo del ritrovamento per un primo sopralluogo, che sarà ripetuto nel pomeriggio anche con l’ausilio dei cani, per raccogliere elementi utili e per verificare l’eventuale presenza in zona di altri resti o tracce. Anche se si sta procedendo con le indagini per accertare quanto accaduto, dal Servizio Faunistico della Provincia spiegano che in natura avviene che gli orsi maschi attacchino i piccoli per ucciderli e indurre le femmine all’accoppiamento e che le femmine difendano i loro piccoli da questi attacchi. E’ dunque considerato certo dai tecnici che il ritrovamento sia da collegarsi a questi comportamenti».

Il presidente LEAL No vivisezione, Marco Prampolini, ha commentato: «Siamo colpiti da questa notizia e come LEAL faremo accesso agli atti e chiederemo di essere presenti con un nostro consulente di parte all'esame necroscopico che dovrà essere fatto sulla carcassa dell'orsa e del cucciolo, al fine di verificare la causa della morte. Ricordiamo che abbiamo già chiesto pubblicamente alle istituzioni locali che siano maggiori i controlli nelle zone frequentate da orsi per evitare episodi di bracconaggio giustizialista».

 Intanto non si placa la polemica sulla recente aggressione di un orso a un turista francese e, dopo aver visto la sua prima ordinanza di abbattimento dell’orsa Kj1 stoppata dal TAR, il presidente leghista della PAT, Maurizio Fugatti, ne ha firmato un’altra.

La LAV accusa:  «Con il pretesto dei danni al turismo - che sono piena ed esclusiva responsabilità dello stesso Fugatti a causa delle mancate opere di informazione e messa in sicurezza dei sentieri da parte sua – si chiariscono le reali volontà del Presidente della Provincia di Trento: fare strage di tutti gli orsi che la stessa Provincia ha portato in quel territorio più di vent’anni fa. Le zone che attraversano le mamme orse con piccoli al seguito sono indicate sul sito della Provincia, possono quindi essere chiuse al passaggio umano già da ora. Questo garantirebbe subito e senza spargimento di sangue innocente, sicurezza a cittadini, turisti e selvatici».

La Lav fa notare che «Inoltre, esattamente come per Jj4, il rifugio “Libearty Bear Sanctuary Zarnesti” in Romania, quello che si era reso disponibile ad accogliere l’orsa JJ4, è pronto ad accogliere Kj1. E’ inaccettabile che una Pubblica amministrazione preferisca il sangue all’allontanamento in sicurezza e a spese della LAV, senza gravare sulle tasche dei trentini. Grazie a questa alternativa, realizzabile interamente nostre spese e non dei contribuenti trentini, viene quindi a cadere ogni motivazione formale utilizzata da Fugatti per sostenere la necessità di uccidere l’orsa, perché il trasferimento in Romania le garantirà la vita».

Per l’associazione animalista, «L’Ordinanza del Presidente Fugatti, che ne dispone l’uccisione, è quindi inutile ed eseguirla comunque, essendoci un’alternativa concreta che la Provincia ha il dovere di vagliare, può integrare il reato di uccisione di animale non necessitata prevista dal Codice penale. Per la sicurezza di turisti e residenti chiediamo nuovamente e con forza il ritiro dell’ordinanza killer e l’immediata interdizione temporanea dei sentieri nelle aree dove si trovano le mamme con cuccioli , come avviene già nel Parco nazionale d’Abruzzo e nei più grandi parchi nazionali all'estero in casi del genere».

LAV ed Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) hanno annunciato che impugneranno anche la seconda ordinanza di Fugatti e l’ENPA fa notare che. «Con questa nuova condanna a morte Maurizio Fugatti smentisce se stesso e riconosce davanti all’opinione pubblica che il primo ordine di uccisione era sbagliato nella forma, come nella sostanza. Tale ordine non aveva altro presupposto se non quello di trovare un pretesto per uccidere un orso».

Ma per l’ENPA «Anche il secondo provvedimento emanato dalla PAT contiene evidenti vizi di forma e di sostanza, giacché, pur individuando in KJ1 l’animale coinvolto nell’incidente di Dro (al riguardo la prima ordinanza non contiene alcuna indicazione), non fornisce particolari esaustivi sulla dinamica dell’incidente.  Abbiamo presentato istanza di accesso agli atti per conoscere il rapporto della Forestale, ma non è detto che la PAT ottemperi e, soprattutto, che lo faccia rapidamente. Peraltro già in passato, quando abbiamo chiesto informazioni alla Provincia, ci siamo scontrati con un muro di gomma. Riteniamo doveroso che tutti i particolari della vicenda siano resi pubblici. Ora come ora, senza mettere in dubbio la buona fede del turista, qualsiasi fattore, anche un’imprudenza, potrebbe aver causato l’incidente. Al di là di queste considerazioni, al momento non sembra ricorrere nessuno dei presupposti previsti dal Pacobace per la gestione degli orsi “problematici”, tanto più che fino ad oggi KJ1 non ha dato segni di confidenza con l’uomo. E anche quando tali presupposti sembrassero sussistere, dovrebbero essere comunque dimostrati con prove fattuali e circostanziate. Cosa che finora Fugatti non ha fatto, poiché – conclude l’Ente Nazionale Protezione Animali – evidentemente il presidente della PAT cerca solo pretesti per continuare la sua personalissima guerra contro i plantigradi».

Anche  Prampolini ha annunciato: «Ho dato immediato mandato al nostro ufficio legale di depositare un ricorso con cautelare. Ci preoccupa l’accanimento della Provincia di Trento nei confronti dei plantigradi e della fauna selvatica. La Provincia sta patologizzando quello che dovrebbe essere un normale e corretto rapporto di convivenza tra animali umani e animali selvatici. Sarà un muro a muro che dobbiamo affrontare per la tutela degli animali».

E la Cosa già dato subito i suoi frutti:  gli avvocati di LNDC Animal Protection, Michele Pezone e Paolo Letrari informano che »A tempo di record abbiamo inviato prima una diffida allo stesso Presidente Fugatti e contestualmente presentato un nuovo ricorso al TAR di Trento. Siamo riusciti a ottenere una nuova sospensione e fermare ancora una volta, almeno temporaneamente fino all’udienza che si terrà il 5 settembre, l’uccisione crudele di un’orsa che non aveva mai dato problemi e che ha tre cuccioli da allevare. Ancora una volta è stata ribadita la giurisprudenza del Consiglio di Stato che ritiene indispensabile fare riferimento ai principi di proporzionalità e gradualità delle misure adottabili. Aspetteremo l’udienza confidando che la giustizia amministrativa valuti positivamente anche il merito del ricorso. Queste emergenze possono e devono essere gestite con misure non cruente e, soprattutto, la PAT deve lavorare di più sulla prevenzione anziché sulle emergenze»

Redazione Greenreport

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