Uomo aggredito da un orso: ambientalisti e animalisti attaccano i ritardi della Provincia di Trento
Dopo la notizia che un turista francese 43 enne è stato attaccato questa mattina In Trentino, interviene il responsabile nazionale biodiversità di Legambiente Stefano Raimondi: «Quanto accaduto questa mattina in Trentino, con l’aggressione di un orso a un turista, al quale auguriamo una pronta guarigione, è un fatto grave che riapre ancora una volta il tema della gestione e la convivenza uomo-orso. Una questione delicata ma cruciale su cui da anni Legambiente chiede massima attenzione e impegno da parte delle istituzioni, comunità locali e territori attraverso una sinergia costante, insieme alla messa in campo di interventi strutturati. La questione di fondo è che in questi anni soprattutto in Trentino si è portata avanti una politica dai toni esasperati, come quella del presidente della regione autonoma di Trento Maurizio Fugatti, e incentrata su una caccia alle streghe con al centro l’orso, senza affrontare il problema alla base. Questi toni di certo non aiutano. Quello di cui c’è bisogno sono interventi strutturati e concreti di lungo periodo a partire dalla definizione del piano strategico nazionale per la gestione degli orsi e di tutti gli animali selvatici, annunciato nel 2023 dal MASE ma di ci cui non si è saputo più nulla, e dal potenziamento delle campagne di informazione e comunicazione che rappresentano il primo tassello su cui lavorare per migliorare la gestione dell’orso e la convivenza con questa specie. Il fatto poi che l'aggressione sia avvenuta a poca distanza da un centro abitato rafforza la convinzione che occorra lavorare sul rischio di abituazione all’uomo, tramite anche la rimozione delle fonti di cibo di natura antropica e il controllo dell’accesso alle stesse da parte degli animali».
Raimondi ricorda che «Ad aprile 2023 dopo la morte di un runner aggredito da un orso sempre in Trentino-Alto-Adige, il MASE ha accolto la nostra proposta ed è stato istituito un tavolo tecnico di confronto coinvolgendo anche le associazioni ambientaliste, annunciando un piano nazionale per la gestione degli animali selvatici, ma poi non si è saputo più nulla. Per questo chiediamo che si acceleri il passo su questi due fronti insieme ad un impegno costante da parte dei territori che in questi anni è mancato soprattutto in Trentino a partire da una corretta campagna di informazione e comunicazione rivolta a cittadini e turisti. Auspichiamo che nei prossimi giorni vengano chiarite le dinamiche e le cause dell’aggressione ai danni del turista, così che si possano valutare le migliori misure da mettere in campo sulla base delle linee guide del PACOBACE».
LEAL Lega Antivivisezionista, sottolinea che il turista che è stato attaccato stamattina intorno alle ore 7 da un orso in località Naroncolo, nel comune di Dro, era «Proprio nei luoghi in cui un’orsa da giorni si aggirava con i suoi due cuccioli e che molto probabilmente allarmata dalla presenza del turista ha cercato di difendere la prole. Ci sono incongruenze nelle cronache che girano sul web: qualcuno riferisce che il turista stesse passeggiando altri che stesse correndo al limite del bosco quando è avvenuto l’incontro con il plantigrado».
In attesa che Corpo Forestale Provinciale e Carabinieri raccolgano tracce biologiche ed elementi per identificare l'esemplare di orsa che ha aggredito il turista, anche il presidente di LEAL, Gian Marco Prampolini, accuisa la provincia di Trento e informa di aver dato «Immediato mandato ai legali dell’associazione per un accesso agli atti e rimarca: “In attesa di capire cosa emergerà dalle relazioni dei Carabinieri Forestali riteniamo la Provincia di Trento responsabile per la mancata prevenzione. Non sono stati allertati i turisti e i residenti alla massima precauzione laddove si aggirano orsi con cuccioli ribadendo le regole di corretto comportamento. Sappiamo che le femmine di ogni specie sono iper tutelanti nei confronti della prole e avvicinarsi senza rispettare le indicazioni di sicurezza o peggio ancora correre nei luoghi da loro frequentati costituisce un pericolo per l’incolumità personale. Nel frattempo diffidiamo la Provincia di Trento dal procedere ad abbattimenti e auspichiamo da parte dei forestali il massimo controllo sul territorio per evitare i noti episodi di bracconaggio giustizialista».
Anche per la LAV, «Quanto accaduto è riconducibile al gravissimo ritardo con il quale solo quest'anno sono state avviate le prime azioni strutturate di comunicazione per favorire la convivenza fra orsi e cittadini, ben 24 anni dopo la ricomparsa degli orsi in Trentino. Inoltre, l'incidente porta alla ribalta il tema della chiusura dei sentieri dove è nota la presenza di mamme con cuccioli, una pratica comunemente utilizzata al fine di prevenire possibili incidenti nel Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, ma che la Provincia di Trento ha sempre ritenuto impossibile da realizzare sul suo territorio. La scorsa settimana proprio in quella zona era stata avvistata un'orsa accompagnata dai suoi cuccioli, condizione in cui un'orsa può reagire con particolare vigore alla presenza di una minaccia, che può essere rappresentata anche dalla sola presenza inaspettata di una persona.L'avvistamento era stato puntualmente riportato sulla cartina del sito provinciale sui grandi carnivori, che riporta tutte le aree di avvistamento di orse accompagnate dai cuccioli. E’ quindi verosimile pensare che possa essere stata coinvolta proprio quella femmina. Sembra che l'uomo coinvolto fosse da solo e quindi molto probabilmente si sarà avvicinato in silenzio, sorprendendo l'orsa mentre stava accudendo i suoi cuccioli».
La LAV ricorda a sua volta che «Già nel 2021, quando abbiamo incontrato l'assessora Zanotelli, le avevamo proposto di sviluppare un'applicazione per smartphone che, collegata alla mappa della Provincia, potesse dare informazioni aggiornate in tempo reale sulle zone da evitare perché frequentate da orse con cuccioli. Se tre anni fa, invece di accompagnarci alla porta, ci avesse ascoltati, forse oggi non ci troveremmo a commentare questo incidente. Quanto accaduto deve quindi essere d'esempio perché la giunta Fugatti capisca finalmente l'importanza di provvedere a chiusure, anche parziali, anche virtuali, utilizzando la tecnologia, di sentieri che attraversano zone frequentate da orse accompagnate dai cuccioli.
Le chiusure in ogni caso rendono responsabili della propria incolumità i cittadini che volessero comunque addentrarsi in quelle zone nonostante gli avvisi».
La LAV aggiunge: «Non è più tollerabile che la responsabilità degli incidenti venga sempre e comunque addossata agli orsi: anche le persone devono essere consapevoli di come i loro comportamenti possono metterle a rischio, proprio come quando si superano i limiti di velocità in automobile. Chiederemo copia dei verbali redatti dai forestali trentini per ottenere tutte le informazioni utili a costruire la difesa dell'orso contro i prevedibili ingiusti attacchi a cui sarà sottoposto. Faremo tutto il possibile per salvarlo!»
Interviene anche l’Ente nazionale protezione animali (ENPA): «Auguriamo una piena e pronta guarigione al turista che questa mattina sarebbe stato aggredito da un orso a Dro, in Trentino. Tuttavia diffidiamo la PAT dall’assumere nuove iniziative persecutorie contro i plantrigradi. E’ fondamentale che la Provincia di Trento faccia anzitutto chiarezza sulle circostanze della presunta aggressione, accertando se l’animale fosse una mamma con cuccioli al seguito, se la zona fosse provvista di adeguata segnaletica, se l’uomo non fosse in compagnia di un cane e se avesse adottato tutte le misure di cautela che si debbono seguire nelle aree boschive».
Anche l’ENPA ricorda i ritardi da parte delle Istituzioni e denuncia «La lentezza con cui procede il posizionamento dei bidoni anti-orso nei centri abitati del territorio trentino. Molti Comuni ne sono ancora sprovvisti e questa rappresenta una gravissima omissione poiché, come noto, sono proprio i rifiuti organici ad attirare gli orsi nei centri urbani. Nei giorni passati abbiamo più volte chiesto di essere informati circa lo “stato dei lavori”, sollecitando l’adozione di una road map ma le istituzione trentine hanno ancora una volta fatto finta di niente».
L’ENPA avverte la PAT: «Senza prefigurare pogrom, persecuzioni o, peggio ancora, campagne di sterminio, i fatti di Dro dimostrano quanto sia necessario imparare a coesistere con i plantigradi e, più in generale, con tutta la fauna selvatica, prendendo esempio dalle esperienze virtuose di quei territori – vedi il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise – che sono riusciti ad adottare modelli convivenza con gli orsi, che hanno prodotto ricadute positive anche sull’economia. All’indomani della tragica scomparsa di Andrea Papi, abbiamo presentato al ministero dell’Ambiente un piano in sette punti che indicava una serie di azioni concrete che avrebbero permesso e che permetterebbero tuttora di prevenire possibili conflitti con gli orsi. Ma, come spesso accade nel nostro Paese, quel piano è rimasto lettera morta. Quegli interventi potrebbero essere applicati con pieno successo anche oggi, tuttavia Ministero e PAT preferiscono puntare sulla politica dei rinvii sine die, con le conseguenze che tutti noi vediamo».
«Solo la conoscenza e la consapevolezza possono infatti portare risultati concreti e duraturi. Per questo il Wwf – aggiungono dal Panda nazionale – nota come solo oggi, con colpevole ritardo, si stia iniziando a lavorare più concretamente per diffondere sulla rete sentieristica locale una cartellonistica apposita che ricordi a chi percorre i sentieri i corretti comportamenti da adottare. L'associazione ribadisce anche l'importanza della liberalizzazione dell’utilizzo dello spray anti-orso al peperoncino (bear spray) per tutti i frequentatori della montagna e la necessità di una migliore comunicazione tempestiva e accessibile a tutti sulle aree frequentate da femmine di orso con i piccoli. Tra le azioni che è necessario implementare il Wwf indica anche l'organizzazione di reali campagne informative su tutto il territorio, con dibattiti aperti al pubblico, che migliorino la conoscenza della popolazione locale. L'associazione ha ribadito in più occasioni come la Pat sia stata gravemente carente sulla comunicazione e sulla prevenzione in questo ambito. Ed è doveroso sottolineare come il vero pericolo per la conservazione dell'orso sulle Alpi e per la sicurezza e tranquillità delle comunità locali sia proprio la mancata implementazione di queste semplici ma necessarie strategie. La responsabilizzazione delle popolazioni locali e dei turisti è il primo passo per raggiungere una reale coesistenza».
«Troppe le azioni che la Provincia autonoma di Trento deve ancora da mettere in campo – concludono nel merito gli ambientalisti di Oipa – da una efficace campagna d’educazione, informazione e comunicazione, alla dotazione di bidoni della spazzatura antiorso, da una chiara segnaletica al divieto di circolazione su sentieri a rischio, secondo l’esperienza del Parco nazionale d’Abruzzo Pnalm), Lazio e Molise; dalla creazione di corridoi faunistici alla piantumazione di colture e alberi da frutto in alta quota, dall’allestimento di recinzioni elettriche per proteggere giardini e allevamento al divieto di foraggiare animali selvatici. L’Oipa sottolinea che, purtroppo, la Provincia di Trento, guidata da Maurizio Fugatti, sinora ha solo ragionato in termini di “reazione corpo a corpo”, ordinando catture e abbattimenti nei confronti degli orsi che fanno gli orsi, ignorando le buone pratiche applicate per esempio dal Pnalm. Auspichiamo un cambio di rotta, in nome di una sempre possibile serena convivenza uomo-orso. L’associazione, in un probabile ricorso al Tribunale regionale di Giustizia amministrativa di Trento contro eventuali provvedimenti della Provincia, rileverà come la legge provinciale “ammazzaorsi” è oggetto di una procedura Pilot innanzi alla Commissione europea e che potrebbe essere incostituzionale per violazione dell’articolo 9 della Carta costituzionale».