Ancora un turista ferito da un orso in Trentino. Ecco la guida su come comportarsi nei boschi
Nella giornata di ieri un turista straniero è stato aggredito da un orso in località Naroncolo, nel comune di Dro, come informa la Provincia autonoma di Trento.
L’uomo è stato soccorso dai sanitari ed elitrasportato all’ospedale Santa Chiara di Trento con ferite agli arti; prontamente è intervenuto anche il personale forestale, che sta conducendo i rilievi del caso.
In attesa che le dinamiche del fatto vengano chiarite, riportiamo di seguito il vademecum recentemente elaborato dal Museo civico di storia naturale di Trieste: una preziosa guida per capire come ridurre le possibilità di incontrare un orso nei boschi, cosa fare in caso di incontri accidentali, e una panoramica sulle principali fake news che da anni circolano sul tema.
Per ridurre le possibilità di incontrare un orso:
- evitiamo i boschi il mattino molto presto, la sera e la notte;
- teniamo i cani al guinzaglio;
- non corriamo (ogni animale selvatico si infastidisce se qualcuno corre);
- facciamo rumore (parlare, canticchiare o utilizzare campanellini appositi);
- non usiamo auricolari;
- non portiamo con noi cibi molto odorosi e non andiamo per boschi dopo aver cucinato o lavorato carne o pesce;
- passeggiamo possibilmente in 3 o più.
Se capita di incontrare un orso dobbiamo ricordarci che è una situazione tesa anche per l’orso e che gli Orsi Bruni Europei attaccano solo per fastidio, provocazione o paura. Teniamo a mente che gli orsi corrono e arrampicano più e meglio dei migliori velocisti umani. Quindi:
- parlare e non urlare (l’urlo segnala sfida, il silenzio un agguato);
- non voltarsi, ma non guardare l’orso negli occhi;
- indietreggiare lentamente rimanendo sul sentiero (mai correre, nascondersi o arrampicarsi);
- porre lo zaino a terra solo se con cibo assai odoroso (salumi, formaggi, biscotti…).
Se l’orso dovesse attaccare gettarsi a terra pancia in giù, mani a proteggere collo e nuca e gomiti larghi (assieme alle gambe leggermente divaricate, evitano che l’orso ci capovolga), ideale lo zaino sulla schiena a proteggerci.
Orsi bruni & fake news
Come accade per molti argomenti scientifici, pure sulla convivenza con gli Orsi Bruni circolano tante inesattezze. Facciamo chiarezza delle principali.
“Ogni orso fa solo l’orso”
Come molti animali, gli orsi hanno una propria individualità e un proprio carattere, e uno stato emotivo che varia per esperienze soggettive e malattie. È provato che circa il 2% degli orsi ha una maggiore aggressività.
“Gli orsi sono stati portati artificialmente sulle Alpi Italiane”
L’Orso Bruno Europeo (Ursus arctos arctos) è stato artificialmente sterminato, sino a ridurlo a 3 soli esemplari in Trentino. Vi è poi stato un ripopolamento (col consenso degli abitanti) per riportare l’ecosistema verso la naturalità.
“Ci sono troppi orsi”
Dal punto di vista ecologico la popolazione di orsi si autoregola, anche ricorrendo a uccisioni reciproche e cannibalismo, oltre all’emigrazione (senza grossi problemi a superare strade, fiumi e ferrovie), qualora i boschi non diano cibo a sufficienza. Vi può invece essere un numero di orsi superiore a una soglia di tollerabilità sociale ed economica, stabilita dalla comunità umana locale.
“Ogni madre animale aggredisce per salvare i suoi cuccioli”
Fosse così, avremmo quotidiane aggressioni nei boschi europei. Per fortuna aggrediscono solo le madri che valutano di non avere altra possibilità di salvezza per i propri cuccioli.
“Gli orsi problematici possono essere spostati e liberati altrove”
Nessuna comunità, in nessuna parte del mondo, accetta di ricevere nei propri boschi un orso problematico.
“Si possono riservare agli orsi alcuni boschi”
È impossibile fare in modo che gli orsi restino solo in zone dedicate a loro. E sulle Alpi non ci sono proprio zone disabitate vaste abbastanza.
“Esistono i Santuari per gli Orsi”
Esistono zoo speciali dove vengono pietosamente accolti orsi sequestrati a maltrattamenti. Sono recinzioni che non garantiscono uno spazio vitale naturale (minimo 20 km2) a orsi nati liberi; e dove gli orsi, solitari per eccellenza, vengono castrati e forzatamente detenuti in gruppo.
“Consideriamo alcuni orsi colpevoli e li togliamo di mezzo per condanna o vendetta”
I concetti di “colpa”, “condanna”, “vendetta” sono umani ed estranei agli altri animali. Non vengono applicati agli orsi. La minima percentuale di orsi che aggredisce o danneggia viene rimossa per 3 ragioni: 1) evitare che il comportamento si ripeta con conseguenze sempre più gravi; 2) evitare che il comportamento sia insegnato o tramandato a altri orsi; 3) evitare l’aggravarsi di conflitti tra orsi e comunità locali, che porta a un’intolleranza non più verso singoli orsi, ma verso tutti gli orsi, pregiudicando la tutela in natura non di pochi individui ma dell’intera specie.
“In altri paesi gli orsi non vengono uccisi”
Tutti i paesi del mondo (dal Canada al Giappone, dalla Svezia alla Slovacchia) gestiscono la convivenza con gli orsi eliminando gli esemplari problematici.
“In Appennino gli orsi sono gestiti meglio che sulle Alpi”
In Appennino c’è una sottospecie di orso rara ed endemica, con caratteristiche diverse: l’Orso Marsicano (Ursus arctos marsicanus) è quindi difficile fare confronti. Però, i dati ci dicono negli ultimi 20 anni la popolazione di orsi alpini è in grande espansione (da 10 a 110), mentre i preziosi orsi appenninici diminuiscono (da 60 a 50).
“Basterebbe che ogni orso abbia un radiocollare”
Il radiocollare non garantisce che un orso (capace di spostarsi a 50 km/h) possa improvvisamente avvicinarsi a zone a rischio e aggredire. Rendere pubblica la sua posizione favorirebbe bracconieri o sprovveduti curiosi. Ed è impensabile dotare di radiocollare (che ogni due anni va cambiato, con rischiose e stressanti catture e anestesie) una popolazione di centinaia di orsi.