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Filippine: salvare le foreste di Palawan dall’estrazione mineraria

A rischio aree patrimonio Unesco e una biodiversità unica. Ma il governo ignora le stesse leggi della Filippine
 |  Natura e biodiversità

Palawan è considerata "l'ultima frontiera" delle Filippine. Nel 1990, l'intera isola è stata dichiarata Riserva dell'Uomo e della Biosfera dall'UNESCO. Questo paradiso naturale unico è stato gestito da tempo immemorabile e in modo sostenibile da popolazioni indigene come i Batak, i Palawan e i Tagbanua. Grazie alle notevoli scoperte archeologiche che vi sono state fatte l’isola è stata definita la culla della civiltà filippina. Palawan ospita alcuni degli alberi più antichi dell'emisfero settentrionale e conta più di 200 specie endemiche e <, secondo la  Lista Rossa IUCN, ci vivono 105 delle 475 specie minacciate nelle Filippine, 67 delle quali endemiche delle Filippine e 42 di queste endemiche di Palawan. La Provincia ha la più alta copertura di mangrovie del Paese e ha anche il maggior numero di aree protette nelle Filippine: 6 e tra queste 2 sono il Puerto-Princesa Subterranean River National Park  (PPSRNP) e il Tubbataha Reefs Natural Park (TRNP), dichiarati Patrimonio dell'umanità.

La transizione globale verso un futuro low-carbon e la conseguente domanda internazionale di minerali come nichel, rame e litio per la produzione di veicoli elettrici e tecnologie di stoccaggio per le energie rinnovabili ha portato il governo delle Filippine a concedere a 11 compagnie diritti minerari per un totale di 29.430 ettari a Palawan. Ad oggi, le attività minerarie sull'isola hanno provocato deforestazioneerosione del suoloinquinamento delle acqueframmentazione dell'habitat e distruzione di siti sacri e luoghi di culto tribali, compromettendo le stesse risorse naturali da cui le comunità indigene, gli agricoltori e i pescatori dipendono per il loro sostentamento.

Per questo Salviamo la Foresta – Rettet den Regenwald e.V. e  Coalition Against Land Grabbing (CALG) hanno pubblicato una petizione  online indirizzata al presidente delle Filippine Ferdinand R. Marcos, Jr., alla segretaria del Dipartimento dell'ambiente e delle risorse naturali aria Antonia Yulo-Loyzaga, al governatore della Provincia di Palawan Victorino Dennis M. Socrates, alla presidente della National Commission of Indigenous Peoples (NCIP) Jennifer Pia "Limpayen" Sibug-Las e alla direttrice generale dell'UNESCO Audrey Azoulay per chiedere «La fine immediata del saccheggio ambientale della Riserva dell'Uomo e della Biosfera UNESCO di Palawan da parte delle compagnie minerarie» ed esortarli a «Non prendere in considerazione nuove richieste di estrazione mineraria nella Provincia;  fermare qualsiasi ulteriore espansione delle operazioni minerarie esistenti; revocare tutti i permessi minerari esistenti nelle foreste naturali; condurre uno studio approfondito sugli impatti ambientali e sociali negativi dell'attività mineraria a Palawan; proteggere rigorosamente tutti i tipi di foreste naturali e gli habitat in pericolo attraverso l'implementazione di zone di rete di aree critiche per l'ambiente (ECAN), come richiesto dal Piano Ambientale Strategico (SEP, RA 7611); accelerare la delimitazione e il riconoscimento dei domini ancestrali e delle terre ancestrali ai sensi della legge sui diritti dei popoli indigeni (RA 8371)».

Proprio per tutelare il carattere biogeografico distintivo dell'isola, della ricchezza di endemismi e della biodiversità, nel 1992 è stata promulgata e attuato lo “Strategic Environmental Plan (SEP) for Palawan Act”, una legge speciale che gode di un significativo finanziamento da parte dell'Unione Europea e che prevede il divieto assoluto di deforestazione per fini commerciali, designa tutte le foreste naturali come zone centrali o aree di massima protezione e riconosce i domini ancestrali tribali che si estendono a terra e a mare come parte dell’Environmentally Critical Areas Network (ECAN). Diverse altre leggi ambientali puntano a conservare e proteggere la provincia di Palawan: l’Expanded National Integrated Protected Areas System (ENIPAS)  stabilisce che tutte le foreste vetuste o primarie delle Filippine ne fanno parte come componenti iniziali. Inoltre, nel 1997 è stato approvato l’Indigenous Peoples' Rights Act (IPRA) che riconosce e promuove i diritti delle comunità culturali indigene nelle Filippine e che ha spinto diverse comunità indigene a richiedere i Certificati dei Titoli di Dominio Ancestrale (CADT).

Salviamo la Foresta  denuncia che «Purtroppo, i limiti di tutte queste leggi risiedono nel processo di attuazione, dove le norme e i regolamenti sono condizionati dall'incapacità delle agenzie governative interessate e dei loro funzionari di rispettare i propri mandati».

Un esempio di questo è quel che ha fatto il 23 dicembre 2021, il segretario del Department of Environment and Natural Resources (DENR),  Roy Cimatu. che ha revocato il divieto di estrazione mineraria a cielo aperto imposto nel 2017 dalla sua predecessora Gina Lopez, un’ambientalista, filantropa e promotrice del Save Palawan Movement. L’ordinanza di Cimatu faceva seguito alla decisione dell'ex presidente neofascista delle Filippine, Rodrigo Duterte, che nell'aprile 2021 aveva revocato una moratoria del 2012 sui nuovi contratti minerari. Ora il governo delle Filippine vuole ora trasformare uno dei suoi ultimi tesori ecologici in un hotspot minerario e i confini delle foreste sono stati rivisti per consentire l'estrazione.

Gli ambientalisti avvertono che «Le operazioni minerarie sono già in corso in aree centrali come la catena di Bulanjao e nel territorio protetto del Monte, uno dei soli 10 siti nelle Filippine dell'Alliance for zero extinction (AZE) una delle 11  aree chiave per gli uccelli di Palawan e un candidato provvisorio per la lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO. L'approvazione del governo per l'estrazione mineraria a Palawan viola anche le disposizioni chiave di convenzioni ben note come la Convention on biological diversity (CBD) e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni, di cui il governo filippino è un firmatario debitamente riconosciuto».

Nel 2006 le Filippine hanno adottato la Politica Nazionale sulla Diversità Biologica che ha identificato gli habitat critici all'interno delle 128 Key Biodiversity Area (KBA) designate, 17 delle quali si trovano a Palawan. Nel Comune di Narra (Palawan meridionale), più di 61.000 ettari di terreno che fanno parte della Victoria-Anepahan Mountain Range (VAMR) sono stati identificati come KBA, ma i governi nazionali e provinciali hanno permesso che le operazioni minerarie procedessero, con i bacini di decantazione degli sterili situati proprio sopra le dighe di irrigazione che forniscono acqua a decine di ettari di risaie produttive.

Salviamo la Foresta e CALG denunciano ancora: «Questo è ciò che è accaduto alla Riserva dell'Uomo e della Biosfera UNESCO di Palawan. L'intera isola è costellata di accordi minerari attivi, permessi di esplorazione e altre richieste in sospeso. I contratti minerari includono il privilegio di tagliare alberi, utilizzare l'acqua e costruire strade. Una società mineraria ha ricevuto un permesso speciale per tagliare 27.909 alberi e ha richiesto un altro permesso per tagliare 8.000 alberi della foresta. Un'altra società mineraria ha recentemente ricevuto un permesso per tagliare 52.000 alberi. Ad oggi, le attività minerarie a Palawan hanno causato la deforestazione, l'erosione del suolo, l'inquinamento delle acque, la frammentazione degli habitat e la distruzione dei siti sacri e dei luoghi di culto tribaliminacciando le stesse risorse naturali da cui le comunità indigene, gli agricoltori e i pescatori dipendono per il loro sostentamento. Nel gennaio 2023, dopo pochi mesi di attività mineraria, un'alluvione improvvisa ha colpito la comunità di Brooke's Point, lasciando dietro di sé la devastazione».

Per la CALG, «Gli studi dimostrano che la conservazione delle risorse naturali di Palawan è più vantaggiosa dal punto di vista economico rispetto alla concessione di attività minerarie. Ad esempio, una valutazione del Valore Economico Totale (TEV) del Monte Bulanjao mostra che permettere alla Rio Tuba Nickel Mining Corporation di operare nell'area comporta per l'economia filippina una perdita di 203.446.764.636,14 PhP (circa 3,2 miliardi di euro) in termini di entrate potenziali per 18 anni. Ciò sottolinea il significativo valore ambientale, sociale e finanziario delle risorse naturali di Palawan, soprattutto alla luce del fiorente settore ecoturistico della provincia. La conservazione di queste risorse è quindi essenziale per lo sviluppo sostenibile e la prosperità a lungo termine».

Un attivista del Save Palawan Movement, una rete di Ong, popoli tribali e difensori dei diritti umani, conclude: «Se il governo fosse seriamente intenzionato a garantire il benessere e la protezione ambientale di Palawan, dovrebbe costruire la capacità di agricoltori e pescatori di produrre cibo a sufficienza, invece di promuovere la distruzione ambientale che saccheggia le stesse risorse su cui si basa il sostentamento sostenibile locale. Quel di cui Palawan ha bisogno sono invece modelli di sviluppo a basso rischio che diano alle popolazioni locali una parte maggiore dei benefici senza compromettere l'ecologia e il futuro delle prossime generazioni»

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Umberto Mazzantini

Scrive per greenreport.it, dove si occupa soprattutto di biodiversità e politica internazionale, e collabora con La Nuova Ecologia ed ElbaReport. Considerato uno dei maggiori esperti dell’ambiente dell’Arcipelago Toscano, è un punto di riferimento per i media per quanto riguarda la natura e le vicende delle isole toscane. E’ responsabile nazionale Isole Minori di Legambiente e responsabile Mare di Legambiente Toscana. Ex sommozzatore professionista ed ex boscaiolo, ha più volte ricoperto la carica di consigliere e componente della giunta esecutiva del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.