
In crisi climatica anche il comportamento dei cittadini deve essere adeguato alla tipologia di rischio

Il cambiamento climatico detta la nostra agenda: ondate di calore, eventi estremi, siccità, incendi, scarsità d’acqua, innalzamento dei livelli del mare, inondazioni, scioglimento dei ghiacciai, tempeste e riduzione della biodiversità rappresentano lo scenario presente e futuro. L’emergenza climatica è parte delle nostre vite e dobbiamo imparare a gestire eventi eccezionali.
Abbiamo rivolto alcune domande a Bernardo Gozzini, Consorzio LaMMA per comprendere le relazioni tra cambiamento climatico e aumento delle temperature e per conoscere quali siano le previsioni stagionali.
Intervista
Che segnali possiamo ricavare dai dati meteo registrati nel corso dell’anno 2024? Qual è stato l’andamento dei fenomeni quali le piogge brevi ma intense, cd “bombe d’acqua” e delle ondate di calore?
I dati del 2024 ci confermano un riscaldamento globale che continua la sua corsa anzi l’accelera negli ultimi anni. Infatti, oltre ad essere stato l’anno più caldo a livello mondiale, con un’anomalia superiore a 1,5 ˚C, il 2024 è il più caldo anche a livello italiano e toscano con anomalia di + 1,35 ˚C, al secondo posto troviamo il 2022 ed al terzo il 2023. Questi tre anni hanno anomalie superiori a 1 grado con un distacco rispetto al 4° posto, 2018 con + 0,75 ˚C, molto consistente evidenziando un cambio di passo del riscaldamento con un’accelerazione preoccupante da seguire attentamente.
Nel grafico presente nella figura è evidente come dal 2007 in poi le temperature medie annuali sono sempre state superiori al clima calcolato sul periodo 1991-2020 rappresentato dalla linea rossa orizzontale nel grafico.
In questo quadro, l’estate 2024 è stata la terza più calda degli ultimi 70 anni ed è stata caratterizzata da due ondate di calore di lunga durata e quattro di breve durata con il secondo agosto più caldo dal 1955 ad oggi e con temperature che hanno superato i 40 °C a Firenze per tre giorni.
Il mare non sta meglio, il Mediterraneo ha avuto temperature superiori di 4-5 gradi rispetto alla media contribuendo in modo sostanziale a due eventi molto intensi e localizzati come quello avvenuto il 23 settembre 2024 con 223 mm a San Vincenzo e 220 mm a Castagneto Carducci in sole sei ore e quello del 17-18 ottobre con 131,4 mm a Campiglia Marittima e 145,8 mm a Venturina in sole due ore. Eventi eccezionali che hanno determinato la perdita di due vite umane e danni ingenti.
L’emergenza climatica impone delle sfide ed in particolare sulla necessità di imparare a gestire fenomeni intensi e localizzati come questi da una parte per salvare le vite umane ed in questo senso anche il comportamento dei cittadini deve essere adeguato alla tipologia di rischio, dall’altra difendere le infrastrutture e realizzare strutture che permettano di trattenere questi quantitativi di acqua, per esempio in invasi, così da diminuirne la forza durante l’evento e nello stesso tempo immagazzinarla e poterla gestire nei momenti di carenza che diventano più frequenti e persistenti.
Possiamo fare qualche previsione per l’anno in corso?
L’andamento del riscaldamento è ormai un elemento presente e consolidato. Infatti, il dibattito mediatico ormai verte sui record che ogni anno registriamo su temperature, ondate di calore, eventi estremi, siccità, incendi quello che è e sarà lo scenario presente e futuro. Anche il 2025 è partito in questa direzione facendo registrare il gennaio più caldo sia a livello mondiale che a livello toscano. In particolare, in Toscana si è chiuso con un’anomalia positiva di + 2,87 ˚C la massima anomalia mai registrata fino ad ora in gennaio, mentre febbraio si è chiuso “solo” al 6° posto con un + 2,34 ˚C quindi un inverno che sarà sicuramente fra i primi posti degli inverni più caldi. E le previsioni stagionali non danno nessun segnale di cedimento o di un cambiamento anzi prevedono temperature superiori alla media sia ad aprile che a maggio.
La giornata mondiale dell’acqua, che si celebra il 22 marzo, è stata dedicata quest’anno alla conservazione dei ghiacciai. Che funzione rivestono?
Questa giornata è importante per ricordarci che l’acqua, risorsa essenziale per la vita, non è più illimitata e sicura. Dobbiamo studiare per comprendere in modo chiaro i segnali, a volte subdoli e di difficile interpretazione, relativi a cambiamenti nella sua disponibilità e distribuzione nel tempo derivanti dall’emergenza climatica. Oltre ad avere piogge più forti in tempi ridotti, dove gran parte dell’acqua fluisce verso i fiumi e poi verso il mare, occorre valutare bene le perdite derivanti da una maggiore evapotraspirazione derivante da temperature sempre più alte. Proprio queste ultime determinano inverni dove la quota della neve si sta sempre più alzando. Per esempio, quest’anno nevicate sotto i 1.000 metri sul nostro appennino sono state molto rare se non assenti del tutto. Il CIMA (https://www.cimafoundation.org/) conferma che anche quest’anno la copertura nevosa sulle Alpi e sugli Appennini a metà febbraio presenta una riduzione superiore al 50%.
La neve è importante nella protezione dei ghiacciai che rappresentano una fondamentale riserva di acqua dolce importantissima per la ricarica naturale delle falde oltre ad essere un elemento caratteristico del paesaggio di montagna. Pensate solo ad una Marmolada senza il suo ghiacciaio che abbiamo studiato sui libri di geografia, abbiamo avuto anni dove si poteva notare ad occhio nudo la sua evidente riduzione. Inoltre, la fusione dei ghiacciai alpini ed appenninici (insieme alla Groenlandia ed all’Antartide) rappresenta uno degli elementi principali che danno il loro apporto all’innalzamento del mare.
Le Nazioni Unite hanno designato il 2025 come Anno Internazionale per la conservazione dei ghiacciai ed il 21 marzo si celebra la giornata internazionale dei ghiacciai, c’è, quindi, molta attenzione su quanto sta accadendo ma come la riduzione o scomparsa dei ghiacciai può aggravare il cambiamento climatico sia a livello nazionale che a livello globale?
Il cambiamento climatico è caratterizzato anche da feedback positivi che innescano ed accelerano alcuni dei fenomeni derivanti. Per esempio, la fusione dei ghiacciai determinata da temperature sempre più elevate provoca una riduzione dell’albedo aumentando la superficie più scura che assorbe ancora più calore accelerando il processo di fusione del ghiacciaio e riscaldando ancora di più l’aria, inoltre riduce la riserva di acqua dolce che rappresenta la ricarica naturale dei laghi e delle falde sotterranee costringendoci ad una gestione della risorsa sempre più razionale ed oculata.
La fusione dei grandi ghiacciai di acqua dolce mondiali quali Groenlandia, Antartide, Himalaya e le Alpi sta provocando l’innalzamento del livello del mare ancora dell’ordine di pochi centimetri ma che potrebbe arrivare qualora si fondessero tutti insieme anche a sette metri.
