
Con Estracom la transizione ecologica e digitale in Toscana viaggia sulla fibra ottica

Grazie all’avvio della collaborazione tra Estracom e FibreConnect, esattamente due anni fa, la Toscana è diventata oggi la Regione italiana col maggior numero di aree industriali cablate in fibra ottica ( FTTH) per la connessione in banda ultra larga ( fino a 10gb) . Un successo per la transizione digitale – e anche ecologica – del tessuto imprenditoriale locale. Ne abbiamo parlato con Fabio Niccolai (nella foto), direttore generale di Estracom.
Intervista
Direttore, qual è l’obiettivo finale di questa strategia di sviluppo e a che punto siamo adesso?
«L’obiettivo è cablare 55 aree industriali dei distretti toscani, che abbiamo visto essere carenti per quanto riguarda le connessioni in fibra ottica. Ad oggi ne abbiamo cablate 32, dunque siamo circaa poco più della metà del percorso: le risorse per le altre 23 aree industriali ci sono già, e prevediamo di concludere le attività entro la metà del 2026. Complessivamente, si tratta di mettere a terra investimenti da 5 milioni di euro».
Cosa significa per una Pmi artigianale e manifatturiera, fiore all’occhiello del Made in Tuscany, poter contare su una connessione 'Fiber to the home' (Ftth) con banda garantita e simmetrica fino a 10 Gbps?
«Nel caso della fibra ottica parliamo di connessioni fisiche, quindi non via radio o rame ,con capacità di accessi fino a 10gb/s, oltre a bassi tempi di latenza nelle connessioni internet, questo per favorire la stabilità e la velocità di connessione.
È uno degli strumenti necessari per poter digitalizzare l’azienda; basti pensare allo sviluppo dei sistemi cloud e dunque alla possibilità di custodire i dati aziendali all’interno di data center esterni, con sistemi di controllo e gestione molto più performanti di quelli cui può dotarsi una Pmi».
Per promuovere la transizione verso tecnologie più moderne e sostenibili, la stessa Ue punta allo switch-off del rame entro il 2030, lanciando la corsa della fibra. A che punto è la Toscana?
«In Toscana, grazie anche al nostro progetto incentrato sulle aree industriali, siamo in un’ottima posizione rispetto alle altre regioni. Più in generale, per i clienti business nelle zone di Prato, Firenze e Pistoia siamo già a livelli di copertura dell’area non dico al 100% ma al 99%, con la possibilità di scegliere più operatori infrastrutturali. Noi siamo uno degli attori in campo, che rende possibile portare l’infrastruttura anche in quelle aree dove non sono oggi attive altre realtà nazionali come FibreCop e Open Fiber».
Crede che la progressiva avanzata dell’intelligenza artificiale porterà con sé più benefici – portando avanti una “transizione gemella”, come suggerisce il Politecnico di Milano – o più rischi per la transizione ecologica, visti i suoi alti consumi energetici, già oggi al 3% della domanda elettrica nazionale?
«Credo che quello dell’intelligenza artificiale sia un modello che è già all’interno di molte aziende, forse più di quanto si pensi. Oggi siamo però abituati a lavorare con data center dislocati vicino a quelli che sono i principali nodi di accesso a Internet, come a Roma con Namex e a Milano con Mix; probabilmente, nel prossimo futuro si andranno a realizzare data center più vicini ai vari nuclei industriali, nel caso Toscano magari tra Prato e Firenze, per avvicinare i luoghi dove vengono materialmente gestiti i dati alla proprietà delle aziende che quei dati forniscono. Si tratta di un tema di particolare rilevanza quando parliamo di data center internazionali, perché per contrastare il cybercrimine è importante poter fare riferimento a una giurisprudenza nazionale, per controllare e vigilare al meglio sull’utilizzo dei propri dati: è un livello di protezione diverso, che sfuma quando il data center in questione è all’estero.
Al contempo, la diffusione dei data center sui territori porterà a frammentare anche la domanda di elettricità: i data center sono notoriamente energivori e gli impatti sull’approvvigionamento saranno certamente importanti, ma poterli calibrare su più aree anziché concentrarli in pochi poli di riferimento permette anche una gestione più sostenibile, valorizzando l’eventuale presenza di impianti rinnovabili in loco».
Escludendo l’opzione nucleare, la fonte rinnovabile che più di ogni altra caratterizza la Toscana – ovvero la geotermia – offre una produzione di elettricità e calore continua e decarbonizzata. Può essere una leva per favorire l’insediamento di data center sostenibili e accelerare così sia la transizione ecologica sia quella digitale della regione?
«Sicuramente sì, ma è utile ricordare che non basta la presenza di un data center per dare vita a un nuovo ecosistema per la transizione digitale di un territorio: occorre realizzare anche le infrastrutture in fibra che colleghino l’area geotermica che potrebbe accogliere un data center alle zone d’utilizzo».
Il radicamento sul territorio, che Estracom esprime per natura dato che Estra fa parte del gruppo Alia Multiutility, permette di valorizzare anche il controllo pubblico oltre alla sostenibilità?
«Estracom si muove all’interno dell’Associazione italiana internet provider (AIIP) , che raccoglie 200 operatori delle telecomunicazioni con fatturati dai 10 a 50 milioni di euro. Non ci sono gli over-the-top, ma piccoli operatori che hanno il proprio radicamento sui territori e favoriscono lo sviluppo locale della tecnologia, che porta valore aggiunto alle imprese anche sotto forma di ricavi: gli operatori più piccoli sanno essere anche più veloci, sfruttando questo vantaggio nella commercializzazione dei prodotti.
Nel caso particolare di Estracom, il far parte della Multiutility toscana rafforza molto l’elemento del radicamento: mettiamo l’innovazione tecnologica a disposizione per lo sviluppo dei servizi pubblici locali – dalla gestione dell’idrico all’energia elettrica –, permettendo di completare una visione strategica territoriale. Al contempo, è utile ricordare che Estracom è controllata da Estra col 79% delle quote, garantendo così il controllo pubblico, ma è partecipata anche da un’operatore player a livello nazionale e internazionalecome Retelit. È un assetto societario che ci completa, perché alla vicinanza ai territori abbina la possibilità di offrire il meglio della frontiera tecnologica di settore».
