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La vicepresidente M5S alla Camera è intervenuta alla Festa nazionale dell’Unità

Trasporti, un’estate da dimenticare mentre Salvini pensa al ponte sullo Stretto di Messina

L’Abbate: «Ciò che serve davvero è investire in una rete innovativa di trasporto pubblico, non spendere 14,6 miliardi di euro per un ponte che non serve a nulla»
 |  Interviste

Patty L’Abbate, vicepresidente a Cinque stelle della commissione Ambiente della Camera nonché docente di economia ecologica a management all’Università LUM Jean Monnet (Bari), ha partecipato alla Festa nazionale dell’Unità – una kermesse a marchio Pd – di Reggio Emilia. L’abbiamo intervistata.

Intervista

A Reggio Emilia è intervenuta al dibattito Trasporti, un’estate da dimenticare. Perché da dimenticare?

«Abbiamo letto tutti tutoli come "Regione che vai, disagi che trovi" e quest’estate è stata effettivamente così: treni in ritardo o cancellati, o sostituiti da bus che hanno incrementato il traffico sulle strade italiane; aerei in ritardo e aeroporti in sovraccarico, voli aerei con costi aumentati del 72% per quelle mete di fatto impossibili da raggiungere in treno, un vero salasso per cittadini e turisti. La top five dei disservizi per l'Osservatorio nazionale dei consumatori vede in testa Calabria, Toscana, Campania, Lazio e Veneto. Queste le regioni più colpite da disagi, disservizi e criticità specialmente per le tratte ferroviarie».

Quali sono le principali criticità per la mobilità su ferro?

«Per quanto riguarda i treni, l'Italia è agli ultimi posti in Europa per l'anzianità della flotta e di fatto si presenta divisa in due: nel Mezzogiorno ci sono meno treni, sono più vecchi e di età media di 18,5 anni, a Nord hanno meno anni – comunque in media 14 anni, rispetto ai 9 anni del dato europeo – inoltre le linee sono spesso a binario unico e non elettrificate. In Sicilia giornalmente si muove appena un quarto dei treni che attraversa la Lombardia, quando la popolazione lombarda è solo il doppio di quella siciliana».

La transizione ecologica come influisce sull’ammodernamento dei trasporti italiani?

«La strategia europea sul  Green deal prevede una mobilità a basse emissioni di carbonio, arrivando al 2050 con un livello di emissioni di gas a effetto serra nei trasporti inferiore al 60% rispetto all'anno di riferimento. È necessario accelerare la diffusione di fonti d’energia rinnovabile, procedere con l'elettrificazione e l’idrogeno.

Al contempo è necessario controllare le emissioni del trasporto aereo e marittimo internazionale con una “Strategia per una mobilità sostenibile e intelligente" e mettere i trasporti europei sulla buona strada per il futuro: una strategia nella quale appunto si richiama l’obiettivo strategico di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra prodotte dai trasporti e nel contempo di raggiungere l’obiettivo “inquinamento zero”, con alternative sostenibili ampiamente disponibili in un sistema di trasporto multimodale e giusti incentivi per guidare la transizione».

Com’è possibile attuare concretamente questa strategia europea?

«Devono essere sfruttate tutte le leve politiche per aumentare il numero di passeggeri che viaggiano su rotaia e i pendolari che utilizzano i mezzi pubblici, trasferendo una notevole quantità di merci sulle rotaie, sulle vie navigabili interne e sul trasporto marittimo a corto raggio. Infine internalizzare i costi di inquinamento e emissione gas effetto serra col sistema Ets».

Ad oggi a che punto è il mercato delle emissioni Eu-Ets per quanto riguarda il comparto dei trasporti?

«Il sistema per lo scambio di quote di emissione nell'Unione europea (Eu Ets) rappresenta uno dei principali strumenti della politica europea per il contrasto ai cambiamenti climatici; nell’ambito del pacchetto «Fit for 55» da poco ha incluso le emissioni prodotte dal trasporto marittimo e dal settore dell'aviazione. I proventi delle aste saranno utilizzati per la decarbonizzazione dei medesimi settori, col miglioramento dell'efficienza energetica delle navi e dei porti, lo sviluppo di tecnologie e infrastrutture innovative che consentano di ridurre i costi dell'energia elettrica dei porti italiani, l'intermodalità marittimo-ferroviaria di passeggeri e merci a sostegno delle autostrade del mare, anche al fine di prevenire ricadute negative sui costi per i consumatori finali».

Tutti temi che sembrano molto distanti dalle priorità del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che continua invece a puntare su un’infrastruttura duramente contestata dagli ambientalisti quale il ponte sullo Stretto di Messina.

«Ciò che serve davvero al Paese è investire in una rete innovativa di trasporto pubblico su tutto il territorio italiano, per evitare i disagi e creare così anche lavoro, e non spendere 14,6 miliardi di euro per un ponte che non serve a nulla».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.