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Vietato in Europa, si potrà usare in Italia il nematocida 1,3-dicloropropene

Nonostante gli esperti evidenzino metodi innovativi per il contenimento dei nematodi nel terreno, la mancanza di un’alternativa ritenuta valida dal mondo agricolo ha prevalso sul principio di precauzione
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Il Ministero della Salute ha autorizzato anche per quest’anno l’uso in deroga del fumigante 1,3-dicloropropene, molecola ad azione nematocida vietata in Europa, in quanto mai approvata secondo l’iter previso dal Regolamento CE/1107/2009.

Meno di un anno fa, il 13 maggio 2022 la Commissione Europea aveva adottato un regolamento (Reg.(UE)2022/740) in cui sanciva  la definitiva non approvazione dell’ 1,3-dicloropropene come prodotto fitosanitario. Fra le motivazioni si può leggere testualmente “l’Autorità, sulla base delle informazioni disponibili presentate nel fascicolo, non ha potuto ultimare la valutazione del rischio per i consumatori, gli operatori, i lavoratori, gli astanti e i residenti, e ha individuato per tutti gli impieghi rappresentativi potenziali motivi di preoccupazione per le acque sotterranee, gli artropodi non bersaglio (api comprese), gli uccelli e i mammiferi come pure gli organismi del suolo.”

In un precedente articolo avevamo ipotizzato che lo Stato italiano avesse qualche remora ad autorizzare in deroga ancora una volta l’1,3-dicloropropene, soprattutto in seguito alla recente sentenza della Corte di Giustizia Europea, che si era espressa in via pregiudiziale sull’uso in deroga di due pesticidi neonicotinoidi vietati.

A quanto pare, anche se remora vi è stata, questa è stata superata.Nonostante che gli esperti evidenzino metodi innovativi per il contenimento dei nematodi nel terreno, la mancanza di un’alternativa ritenuta valida dal mondo agricolo, ha prevalso sul principio di precauzione.

La possibilità di usare in deroga il fumigante in questione è valida fino al 30 giugno 2023, riguarda solo alcune regioni italiane, alcune specifiche colture e un numero massimo di ettari trattabili.

Le regioni in questione sono Veneto (5731 ettari), Lazio (4240 ettari), Emilia-Romagna (950 ettari), Umbria (500 ettari), Sardegna (450 ettari), Liguria (290 ettari), Campania (124 ettari). Fra le colture trattabili troviamo fragola, anguria, melone, radicchio, lattuga, tabacco e floreali.

Dal momento che le dosi d’impiego per questo fumigante sono comprese fra 140 e 180 Kg/ha, se ne deduce che si utilizzeranno intorno alle 2000 tonnellate di questo prodotto nei prossimi due mesi. Una quantità che rappresenta il 4% del quantitativo totale di prodotti fitosanitari usati in un anno in Italia (dato ISTAT 2020), il 7% se si considerano soltanto i prodotti organici di sintesi.

Quanti saranno i consumi totali di questo prodotto veri e propri non lo sapremo mai. I registri di trattamento, che contengono i dati di impiego, sono conservati in ogni singola azienda agricola “a disposizione dell’autorità”, come previsto dalla legge. E da lì non escono, se non su espressa richiesta dell’ente di controllo. I dati di vendita dei prodotti fitosanitari raccolti annualmente da ISTAT, che rappresentano ad oggi l’unico modo anche se indiretto di risalire ai quantitativi utilizzati in un certo territorio, sono coperti dal segreto statistico e vengono diffusi solo in forma aggregata (fungicidi, insetticidi, fumiganti ecc.).

Viste le caratteristiche ambientali dell’1,3-dicloropropene, il pericolo di inquinamento delle acque sotterranee non va sottovalutato. Un metabolita rilevante dell’ 1,3-dicloropropene è l’acido3-cloroacrilico. Questo prodotto di degradazione è stabile in ambiente acquoso e possiede caratteristiche ambientali e tossicologiche analoghe alla molecola madre.

Dalla consultazione delle banche dati messe a disposizione da ISPRA, negli ultimi anni (periodo 2019-21) il monitoraggio dell’ 1,3 dicloropropene nelle acque sotterranee è effettuato dalle Agenzie ambientali in Sicilia, nel Friuli ed in Umbria.Non viene ricercato in alcuna  regione il metabolita rilevante acido 3-cloroacrilico.

In Sicilia, nel corso della campagna di monitoraggio del 2019, sono stati rilevati residui del prodotto in concentrazioni superiori allo standard di qualità (0,1 ug/l).

Stando a questi dati, il monitoraggio non sarebbe eseguito, ad eccezione dell’ Umbria, nelle regioni nelle quali quest’anno ne è previsto l’utilizzo.

Non è purtroppo una novitàche alcune Agenzie ambientali regionali dovrebbero migliorare le loro prestazioni. Secondo le nostre elaborazioni basate sui dati vendita regionali, sui risultati dei monitoraggi pregressi, sulle caratteristiche ambientali dei prodotti usati, l’efficacia media del monitoraggio in Italia è intorno al 40%. In altre parole ogni 10 sostanze attive che sarebbe utile ricercare nelle acque ne vengono ricercate soltanto 4.

Alessandro Franchi|Michele Lorenzin

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