Dalle petroliere russe affondate nel mar Nero sono fuoriuscite 3mila tonnellate di combustibile
È in corso un disastro ambientale nello Stretto di Kerch, che collega il Mar Nero al Mar d'Azov, dove all’inizio di questa settimana sono affondate due petroliere russe col loro carico di olio combustibile pesante (mazut).
Secondo le stime riportate oggi da Greenpeace, le due petroliere trasportavano tra le 8.000 e le 9.000 tonnellate di prodotti petroliferi, di cui più di 3.000 tonnellate potrebbero essere fuoriuscite in mare.
Attualmente, l’estensione della contaminazione copre almeno 60 chilometri, dal ponte di Crimea fino ad Anapa, nella regione di Krasnodar. Diverse città hanno dichiarato lo stato di emergenza ed è stata già confermata la morte di uccelli contaminati dal mazut, e i residenti stanno già pubblicando decine di video che mostrano macchie di mazut e uccelli intrappolati nel petrolio lungo il litorale nei pressi di Anapa.
«Gli incidenti che hanno coinvolto le due petroliere nello Stretto di Kerch, che secondo diversi rapporti hanno entrambe oltre 50 anni di servizio, costituiscono una grave minaccia ambientale – dichiara Natalia Gozak, direttrice dell’ufficio di Greenpeace Ucraina – Il combustibile fuoriuscito sta già compromettendo l’ecosistema locale. Questo episodio evidenzia un problema ben più ampio: le attività della flotta ombra russa. La Russia impiega petroliere obsolete per esportare petrolio greggio e finanziare la guerra in Ucraina. È indispensabile che queste navi vengano aggiunte alla lista delle sanzioni dell’Unione europea».
Greenpeace Germania aveva già pubblicato un rapporto che identifica le 192 petroliere più pericolose della cosiddetta flotta ombra. Questi tanker sono obsoleti, scarsamente assicurati e, in alcuni casi, già segnalati in passato per difetti tecnici e trasferimenti rischiosi di petrolio greggio da nave a nave.