Rischio disastro ambientale nel Mar Nero, affondata petroliera russa e un’altra è alla deriva
Le storie del mare e dei marinai che su di esso vivono, a volte, si ripetono inesorabilmente quasi a ricordarci la stoltezza umana. Apprendiamo che ieri a causa di una tempesta nel Mar Nero e, più precisamente, a circa cinque miglia dallo Stretto di Kirch – che separa il Mar Nero dal Mar D’Azov, oltre a costituire una linea mediana tra la Russia e l’Ucraina – la petroliera russa denominata “Volgoneft 212”, lunga 136 metri e con un equipaggio di 15 persone, si è spezzata a metà a seguito di una tempesta di eccezionale intensità.
A bordo, fonti aperte russe affermano che si trovavano oltre 4.000 tonnellate di olio combustibile denso (very heavy fuel oil). Una seconda nave, sempre battente bandiera russa, la “Volgoneft 239” di 132 metri, sembrerebbe alla deriva dopo aver subito danni. Anche quest’ultima unità risulterebbe avere un equipaggio di 14 persone.
Per farla breve, un volume di inquinante tra i più pericolosi trasportati via mare minaccia di causare un serio disastro in un mare già gravemente provato da tre anni di guerra e che ha provocato, tra le altre cose, un numero mai del tutto chiarito di affondamenti e danneggiamenti di unità militari.
Dopo i terribili naufragi della petroliera Erika (costa bretone) e Prestige (costa galeca), rispettivamente nel 1999 e 2002 non si erano più verificati sinistri marittimi con coinvolgimento di petroliere che trasportassero prodotti di questo genere; questo, va ricordato, è stato possibile anche grazie all’obbligo dell’introduzione del doppio scafo già vigente a partire dal 2008; tuttavia, sembrerebbe che quest’obbligo sia stato ignorato dalle Autorità marittime della Russia. Naturalmente, aspettiamo di avere conferme esplicite da parte delle Autorità russe prima di poter fare affermazioni certe.
I danni sulle coste francesi e spagnole causati da quei due naufragi sono da considerare a tutt’oggi tra i più rilevanti mai accaduti nella storia della navigazione marittima, e prova ne è anche l’elevatissimo esborso richiesto ed ottenuto dalle assicurazioni marittime (Protection & Indennity Clubs).
A seguito dei fatti verificatisi ieri viene da chiedersi perché le autorità russe consentono ancora il trasporto di olio combustibile denso in petroliere monoscafo, di cui almeno una delle due di età superiore a 50 anni!
Aspettiamo di capire come il sistema “marine pollution” esistente nel Mar Nero sarà in grado di reagire per tentare di contenere quanto più possibile gli effetti deleteri sul mare e sulle coste, poi si trarranno le conseguenze sulla catastrofe ambientale in un mare piccolo e chiuso e che tra le sue sponde annovera Paesi della Ue (Romania e Bulgaria) e Nato (Turchia).
Questa volta, a differenza della freddezza con la quale Bruxelles ha seguito gli inquinamenti marini da navi provocati da fatti bellici nel Mar Rosso, si tratta di un mare che per molti versi ci riguarda molto ma molto da vicino.