Il sindaco di Calenzano vuole dire addio al deposito carburanti Eni
A Calenzano sta proseguendo la conta dei danni, e soprattutto dei morti, dopo l’incidente che ha coinvolto ieri il deposito carburanti di Eni. È stato appena ritrovato cadavere il corpo del terzo e ultimo disperso, facendo salire a 5 il computo delle vittime.
Altre tre sono le persone coinvolte nell’esplosione ancora ricoverate: una all’ospedale di Careggi a Firenze e due a Cisanello a Pisa, una delle quali trasferita nella serata di ieri dal policlinico fiorentino. Quattro dei ricoverati a Careggi sono già stati dimessi. I presidi ospedalieri di Prato, Torregalli, Santissima Annunziata di Ponte a Niccheri e Empoli, hanno prestato soccorso nella giornata di ieri ad almeno ventuno altri feriti, già tutti dimessi.
Per quanto riguarda invece i danni materiali, il Comune di Calenzano comunica che per chi li ha subiti sarà possibile richiederne il risarcimento: «Eni informa che per poter attivare la pratica di risarcimento danni è necessario ottenere una perizia tecnica, corredata di immagini fotografiche. Invitiamo quindi aziende e cittadini interessati ad attivarsi in tal senso, in attesa di ulteriori istruzioni, di cui daremo notizia quanto prima».
Ma è impossibile continuare glissare sulla sicurezza dell’impianto fossile, a disastro avvenuto. Prima di recarsi ad un sopralluogo sul luogo della tragedia con la prefetta Francesca Ferrandino, il sindaco di Calenzano – Giuseppe Carovani, appena rieletto a giugno dopo i mandati del decennio 1999-2009 – vuole dire addio al deposito carburanti.
«All’epoca il rischio di incidente, che pure fu valutato come eventualità, fu risolto con un piano di emergenza. Fatto 20 anni fa, poi via via aggiornato con la Prefettura. Oggi però anche alla luce di quanto accaduto non posso non rilevare come l’infrastruttura sia oggettivamente critica per il contesto. Quella riflessione sullo spostamento ora va riaperta e risviluppata», spiega Carovani ai microfoni de la Repubblica.
«Non sono in sostanza mai state fatte valutazioni urbanistiche che ritenessero l’impianto Eni ostativo rispetto alle costruzioni intorno, al netto delle distanze imposte dai piani di rischio – rincara la dose il primo cittadino – Lì intorno c’è di tutto. Ma io ora più che recriminare sul passato penso sia importante ragionare sull’oggi e su come si risolva questa storia. Dobbiamo riflettere su uno spostamento dell’impianto. Un trasferimento lo dobbiamo valutare. Capisco che è tutto complicato ma così secondo me è impossibile andare avanti».
Ma spostarlo dove, con quale territorio favorevole a ospitare l’impianto Eni? Più che rinviare il problema occorre prendere finalmente coscienza di quanto impone la transizione ecologica, ovvero la rapida conversione non solo del deposito carburanti di Calenzano, ma di tutte le infrastrutture fossili – che anche in assenza d’incidenti alimentano crisi climatica e inquinamento, con le relative morti premature – per passare alle fonti rinnovabili.
Un’occasione che anche la Regione Toscana ha adesso l’opportunità di percorrere, grazie alla legge per l’individuazione delle aree idonee agli impianti rinnovabili attesa per gennaio: un’occasione che non possiamo permetterci di perdere, come sottolineato lo scorso venerdì da Legambiente Toscana in occasione del Forum regionale sull’economia circolare.