113 milioni di «fondi pubblici in pasto ai maiali»: la denuncia nel nuovo report di Greenpeace
Nel 2023, 113 milioni di euro erogati dall’Unione europea in Lombardia per sostenere la zootecnia hanno foraggiato allevamenti situati in Comuni che superano i limiti consentiti di azoto. Ciò significa che il 40% di tutti i fondi della Politica agricola comune (Pac) destinati alla regione continua ad alimentare un modello produttivo insostenibile, che mette a rischio la salute degli ambienti naturali e delle persone. Lo rivela la nuova edizione dell’indagine “Fondi pubblici in pasto ai maiali”, pubblicata oggi da Greenpeace Italia.
Dal 2018 l’Unione Europea ha acceso i riflettori sul nostro Paese, contestando all’Italia un’infrazione alla Direttiva Nitrati. La situazione va avanti da tempo, senza registrare alcun miglioramento rispetto allo scenario fotografato da Greenpeace nel 2020 con la prima edizione di questa indagine. Per stessa certificazione della Regione Lombardia, il 40% dei Comuni lombardi che si trova in zone vulnerabili ai nitrati continua a superare i livelli di azoto di origine zootecnica consentiti. Le zone più colpite sono le aree agricole di pianura delle province di Brescia (36%), Cremona (26%), Bergamo (17%) e Mantova (12%).
I dati analizzati da Greenpeace dimostrano come la situazione sia critica, dato che in alcuni Comuni il livello di azoto è risultato essere anche il triplo o il quadruplo rispetto a quello consentito. La ragione principale degli sforamenti va ricercata nelle dimensioni e nella diffusione degli allevamenti intensivi: solo in Lombardia, infatti, vengono allevati il 48% dei suini, il 26% dei bovini e il 17% degli avicoli presenti sul territorio nazionale. Attraverso lo spandimento sui campi delle deiezioni prodotte da questi animali, grandi quantità di azoto e composti azotati finiscono sui terreni agricoli, da cui possono trasferirsi ai corpi idrici e alle falde acquifere, mettendo a rischio la qualità delle acque, incluse quelle per uso potabile, e l’equilibrio degli ecosistemi.
Dopo una prima lettera di mora inviata dalla Commissione europea all’Italia nel 2018 e una successiva nel 2020, nel 2023 è stata la volta di un parere motivato. Ora, se l’Italia e la Lombardia non prenderanno subito provvedimenti, il nostro Paese dovrà risponderne di fronte alla Corte di Giustizia Europea e pagare ingenti sanzioni “per non aver protetto adeguatamente le acque e la popolazione dall’inquinamento da nitrati provenienti da fonti agricole”, si legge nel parere.
«L’inquinamento legato agli eccessivi carichi di azoto si contrasta in modo efficace solo riducendo il numero e la concentrazione di animali allevati in un dato territorio», afferma Simona Savini, campagna Agricoltura di Greenpeace Italia. «La nostra proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi” va esattamente in questa direzione, coinvolgendo anche i territori e le comunità impattate grazie a una mozione a disposizione dei Consigli comunali che consentirà di affrontare questo tema anche a livello locale».
La proposta di legge, assegnata alla Commissione Agricoltura nel luglio scorso con il numero 1760, a oggi è stata sottoscritta da 23 parlamentari di cinque diversi schieramenti politici e attende di iniziare il suo iter parlamentare. Nel frattempo, le cinque associazioni promotrici del testo (Greenpeace Italia, Isde, Lipu, Terra! e Wwf Italia) hanno messo a disposizione degli enti locali una mozione che consente anche agli enti di prossimità di partecipare nel dibattito su un tema così importante per la salute dei territori.