Il disastro ecologico della Prestige 22 anni dopo
Il 13 novembre del 2002, 22 anni fa, iniziò il più grande disastro ecologico della storia della Galizia: durante una terribile notte di tempesta, la petroliera monoscafo Prestige subì una perdita mentre navigava a 28 miglia al largo di Capo Fisterra e le autorità spagnole misero in atto una bizzarra operazione di salvataggio trainando la nave fino a quando si spezzò in due il 19 novembre, provocando una marea nera di diverse decine di migliaia di tonnellate di olio combustibile (chapapote) che raggiunse la costa galiziana, per poi diffondersi su tutta la costa cantabrica e nel sud della Francia, provocando uno dei più grandi inquinamenti da petrolio della storia.
L’associazione ambientalista spagnola Ecologistas en Acción ricorda che «Le ondate di carburante e di morte si abbattono contro le scogliere della Costa da Morte, contro le Islas Cíes e Ons, contro le spiagge enormi e solitarie da A Lanzada fino a Nemiña. Di fronte all'incompetenza e alla mancanza di risorse della Xunta e del governo centrale, centinaia di pescatori si lanciarono a difendere gli estuari, pescando il chapapote con le loro reti e con le proprie mani. La società civile auto-organizzata, le corporazioni dei pescatori, i raccoglitori di molluschi, le associazioni, sono state quelle che hanno risposto alla catastrofe di fronte alla mancata presenza delle autorità».
In tuta la Spagna si rispose alla marea nera con un’ondata di solidarietà e i volontari arrivarono anche da molti Paesi, compresi quelli italiani di Legambiente. «Una marea bianca contro quella nera, per ripulire le coste galiziane dalla sporcizia, lavorando per diversi mesi - ricordano ancora a . Ecologistas en Acción - Furono giorni di lacrime e dolore, di bugie e di rabbia che risvegliarono un'ondata di indignazione nel popolo galiziano che inondò 6 volte la Plaza del Obradoiro nella storica manifestazione del 1° dicembre 2002. 200.000 ombrelli riecheggiavano la magica frase " Nunca Máis". Orgoglio e dignità, vestiti di nero e azzurro, di un popolo che gridò basta alla nera beffa dei disastri ecologici che periodicamente colpiscono le coste galiziane. Policomandante, Urquiola, Andros Patria, Casón, Mar Egeo, l'elenco dell'infamia, nomi rimasti impressi nella nostra memoria collettiva come chapapote sulle rocce. 8 dei 13 maggiori incidenti petroliferi degli ultimi sessant'anni si sono verificati sulle coste della Galizia».
Poi la mobilitazione della società galiziana, articolata nell'ampia piattaforma Nunca Máis, con un'enorme marcia verso Madrid per chiedere giustizia, rispetto e riparazione, raggiunse to Puerta del Sol.
Per nascondere la loro pessima gestione del disastro, il governo nazionale spagnolo e la Xunta galiziana cercarono di minimizzare la portata della tragedia, ma la realtà dei fatti sbattè loro in faccia l'assoluta mancanza di risorse e mezzi, la loro totale incapacità di intraprendere la protezione e bonifica delle aree contaminate. E l’ondata di mobilitazione si estese ben oltre il movimento ambientalista, inondando i centri educativi, i luoghi di lavoro, ogni porto e ogni balcone, producendo un autentico terremoto che risvegliò la nostra coscienza di popolo e gli restituì dignità.
Ecologistas en Acción ora denuncia che «22 anni dopo, gli effetti dello sversamento della Prestige sono ancora presenti sulla Costa da Morte e possono ancora essere visti ad occhio nudo. C'è ancora chapapote sotto la sabbia. Siamo di fronte ad un’ulteriore prova di come, quando si verifica un grave disastro ecologico, i suoi effetti durano anni o addirittura decenni. Pertanto è necessario che le autorità adottino tutte le misure necessarie per evitare che questo tipo di incidenti si ripetano. Vale la pena ricordare che davanti alla Galizia passa il 70% del trasporto marittimo europeo, circa 40.000 navi all'anno, e circa una su tre (38 al giorno) trasporta merci pericolose, oltre al relativo carburante. Ricordiamo l'incidente della chimichiera Blue Star nella Ría de Ares l'anno scorso».
Per questo Ecologistas en Acción ha diffuso il documentario “Alegría!” che pubblichiamo, per ricordare che «E’ necessario migliorare il coordinamento dei mezzi operativi permanenti e delle unità di sorveglianza marittima, nonché aumentare la quantità e la qualità delle ispezioni delle navi che attraccano sulle coste della Galizia. Che ci sono piccole Prestige quotidiane, sotto forma di sentine. Che dobbiamo anche rompere con questo modello dipendente dal petrolio, di cui conosciamo le conseguenze nefaste per il pianeta. Ma soprattutto, ricordare l’ondata di solidarietà, la marea bianca che, sopperendo alla mancanza di mezzi con la forza dell’illusione, è stata quella che ha fronteggiato una grande merea nera mentre il Governo, assente, continuava a negarne l’esistenza. Per questo il film si intitola Alegría!, il grido di guerra contro il chapapote che i volontari lanciavano quando la stanchezza li metteva a dura prova. Un'esclamazione popolare che restituì dignità al popolo galiziano. Queste immagini vanno tenute sempre presenti, ricordando questa tragedia, ma anche questa lotta, affinché un disastro come questo non si ripeta mai più, nunca máis».